Ucraina. Catturata dai russi perché insegnava la musica ucraina. E' riuscita a fuggire
Natalya Kholmatova dopo essere fuggita dalla prigionia
Natalya Kholmatova, la seconda da sinistra, con le sue colleghe di istituto a Kherson - Social Network
La professoressa Kholmatova è concentrata sulla riapertura delle lezioni. «La mia posizione era molto chiara. Tutti lo sapevano: amici, colleghi e, naturalmente, tutti i traditori - racconta -. Ho sempre espresso apertamente il mio punto di vista, citando per nome quei traditori che lavoravano nell'amministrazione della cultura a Kherson sotto gli occupanti». Provarono a intimidirla, ma senza esito. Così il il 17 agosto 2022 è stata pedinata da un gruppo di agenti più folto del solito. Bussano forte alla porta. «Sono venuti a prendermi», dice al marito. Due militari hanno bloccato l’ingresso e altri sei hanno bloccato i marito che urlava e reagiva. «Mi hanno concesso 5 minuti per prendere le mie cose», ha raccontato ai media locali la , le fu permesso di portare con sé le medicine, quindi trascinata in macchina con una borsa in testa, pressata da tutti i lati e partì in una direzione sconosciuta. «L'interrogatorio è iniziato già in macchina. Mi è stato detto che sarei stata processata ai sensi della legge sull'estremismo, il che significa da 3 a 8 anni di prigione», ricorda di quelle prime ore da prigioniera. Poi un interrogatorio interminabile, durato 9 ore. La professoressa non era stata imprudente. «Sapevo perfettamente che un giorno sarebbe arrivato il momento in cui i rappresentanti delle autoproclamate autorità sarebbero venuti da me, con un'offerta di collaborazione o meno in modo amichevole. Non uscivo mai da sola, mio marito e mio figlio erano sempre con me. Poi si è scoperto che ogni nostro passo veniva osservato attentamente».Il resto della storia è stato raccontato in ogni dettaglio agli investigatori ucraini che raccolgono elementi di indagine sui crimini di guerra. Si sa che quando tutti la davano per dispersa, probabilmente per morta, Kholmatova è riuscita a fuggire dalla prigionia approfittando della controffensiva ucraina. Il suo nome era ancora nella lista dei ricercati ma con qualche escamotage e buoni contatti sul terreno è riuscita a raggiungere il distretto di Zaporizhia nell’area sotto il controllo di Kiev. Ora è tornata a Kherson dove è tornata a coordinare il lavoro nella scuola di musica, e con se tiene non solo gli amati spartiti, ma i nomi di chi per paura o per calcolo l’ha tradita.Natalya Kholmatova al pianoforte nella scuola di musica di Kherson - Social Network
Non è facile raccogliere le storie da dietro le trincee delle forze di occupazione. La rete di informazione clandestina incontra molti ostacoli e di tanto in tanto qualcuno sparisce e le notizie si perdono. Negli ultimi giorni sono arrivate diverse conferme dagli “insegnanti partigiani”. Nelle aree più vicine alle città liberate o a quelle mai conquistate dai russi, la connessione Internet libera e protetta dalla schermatura ucraina riesce a raggiungere alcuni villaggi occupati. È così che, adoperando reti protette da “vpn”, questi insegnanti riescono a stare in contatto con gli scolari ucraini sotto il controllo russo, per contrastare la didattica imposta dagli invasori. L’intelligence russa ha appreso di queste operazioni considerate di “disinformazione” e per scoraggiarle arresta gli studenti, li maltratta e poi li lascia tornare a casa di modo che possano raccontare a tutti cosa succede se si resta in contatto con i docenti ucraini. Anastasia è una di questi docenti. Ha raccontato che un suo studente di 13 anni nel villaggio di Vasylivka, sud di Zaporizhzhia lungo la strada per Melitopol, è stato arrestato dalla polizia segreta russa, interrogato, maltrattato, infine rilasciato con il consiglio di far sapere in giro cosa può succedere ai «collaborazionisti del regime ucraino». I bambini deportati tornati in patria, confermano che la militarizzazione dell’educazione è uno delle armi dell’occupazione. Alisa, 8 anni, insieme al fratello maggiore hanno dovuto apprendere poesie russe che inneggiano all’esercito del Cremlino e dileggiano i soldati e la cultura ucraina. Anche in Russia ci sono manifestazioni di disagio. Alcuni insegnanti hanno espresso contrarietà ai nuovi libri di testo che falsificano la storia e pregiudicano l’apprendimento e la formazione degli scolari.«Nel piano di studi russo – racconta ancora la professoressa Anastasia – la militarizzazione domina la vita nei territori occupati e la scuola non è diversa. Hanno creato un movimento paramilitare chiamato “Giovane Sud”, in cui costringono i bambini a indossare uniformi militari e marciare per le strade. Costringono i ragazzi a scrivere lettere ai soldati russi in servizio in Ucraina, insegnando loro che l’Ucraina è uno stato banderista nazista a cui non appartengono. Mentono su tutto». Oksana Minikova, ex preside proprio a Vasilivka, ora vive nella parte ucraina di Zaporizhzhia. Dice che diversi suoi studenti rimasti bloccati nelle zone occupate, prima della guerra non amavano la scuola, ma ora “studiare a distanza” è diventata una forma di sopravvivenza e resistenza. Oksana dice che per le lezioni clandestine usa gli stessi metodi di insegnamento adoperati ai tempo del Covid. Non aggiunge molto altro, solo che lungo i villaggi dall’altra parte del fiume, «132 hanno accettato di continuare gli studi del programma ucraino». L’importante è nascondere bene gli appunti, perché l’arma dei libri a Mosca non è meno temuta della polvere da sparo.