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Ucraina. Natale sotto i missili russi. Colpita Kharkiv dov'erano Krajewski e il nunzio

Giacomo Gambassi, inviato a Kharkiv mercoledì 25 dicembre 2024

Una casa bombardata nella città di Kryvyj Rih

Il Natale dell’Ucraina è sotto un attacco massiccio di missili russi che ha riguardato tutto il territorio nazionale. Alle 6 del mattino (le 5 in Italia) il Paese è stato svegliato dalle esplosioni. Secondo le autorità di Kiev, si tratta di una serie di raid concatenati voluti da Mosca per mettere in ginocchio le infrastrutture energetiche: sia elettriche, sia del gas e dei sistemi di riscaldamento. Non a caso, si parla di «obiettivi civili» nel mirino del Cremlino: reti e stazioni elettriche e del metano, ma anche palazzi e zone residenziali. Il gestore della rete elettrica ucraina, Ukrenergo, ha già annunciato black-out e tagli alla corrente in giornata. Kiev è in gran parte senza elettricità. Si annuncia quindi un Natale al buio e al gelo per l’Ucraina. «Putin ha deliberatamente scelto di attaccare il Natale. Cosa potrebbe esserci di più disumano», commenta il presidente Zelensky sui social. Kiev riferisce che stato più di 70 i missili lanciati contro l’Ucraina insieme a un centinaio di droni kamikaze: 54 i missili abbattuti dai sistemi di difesa e 55 i droni neutralizzati. «Il male russo non rovinerà il Natale», aggiunge Zelensky.

La città più colpita è Kharkiv, nell’est dell’Ucraina. Almeno dieci le esplosioni sentite a Kharkiv. Altri ordigni sono piombati nelle zone intorno alla metropoli di un milione e mezzo di abitanti e sono stati lanciati dalla confinante regione russa di Belgorod, a cinquanta chilometri di distanza. Secondo il sindaco di Kharkiv, sono dodici i razzi arrivati sulla città. E sono mezzo milione le persone già rimaste senza riscaldamento. Il capoluogo è stato attaccato anche con i droni che hanno danneggiato una zona residenziale.

La Messa della notte di Natale a Kharkiv con il nunzio, l’arcivescovo Visvaldas Kulbokas, e il cardinale Konrad Krajewski - Gambassi

A Kharkiv sotto le bombe è presente il nunzio apostolico, l’arcivescovo Visvaldas Kulbokas, che ha scelto di passare la solennità proprio in città dove questa mattina celebra la Messa della Natività nella Cattedrale greco-cattolica. Fino a poche ore fa era a Kharkiv anche l’elemosiniere pontificio, il cardinale Konrad Krajewski, prefetto del Dicastero per la carità, che ha lasciato la città nella notte. Il nunzio e il porporato hanno celebrato la Messa della notte nella Cattedrale latina. «Porto la vicinanza del Papa che ha nel cuore l’Ucraina e mi ha chiesto di aprire anche qui la porta della speranza come accade nella Basilica di San Pietro con l’inizio del Giubileo», ha detto Krajewski nel suo saluto, prima di distribuire ai fedeli un cartoncino con gli auguri del Pontefice. E il nunzio ha invitato nell’omelia ad abbracciare la «grande luce di Cristo» mentre «siamo profondamente consapevoli di vivere nelle tenebre che in Ucraina significano lutti e bombardamenti». Bombardamenti che si sono verificati a distanza di poche ore. Nell’ex capitale i razzi hanno bersagliato anche il quartiere “martire” di Saltivka, area residenziale devastata dai raid russi fin dall’inizio del conflitto per la sua “colpa” di guardare verso la frontiera russa. Un missile è giunto vicino allo stadio cittadino nel cuore della città. A detto del sindaco e dell’amministrazione militare regionale, sono almeno sei i feriti, di cui due in gravi condizioni.

Dodici le esplosioni a Dnipro che hanno interessato anche l'omonima regione di Dnipropetrovsk. Altri missili sono stati diretti da Mosca verso le regioni di Poltava, confinante con quella di Kharkiv, e poi verso le regioni centro-occidentali dell’Ucraina: Vinnytsia, Cherkasy, Kirovohrad, Ivano-Frankivsk. Un missile russo diretto a Cherkasy è entrato anche nello spazio aereo della Moldavia e poi della Romania, riferisce l’Aeronautica militare di Kiev. Ma la Romania ha smentito la versione ucraina. In queste oblast gli ordigni sarebbero partiti dal mar Nero. A Kiev, dove sono scattati gli allarmi, la mattina di Natale è nelle stazioni della metropolitana dove la gente si è rifugiata e che vengono utilizzate come luoghi di protezione. Alcune abitazioni intorno alla città sono state danneggiate. La capitale è in gran parte paralizzata per la mancanza di energia elettrica.