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Reportage. L'incubo dell'avanzata russa. L'Ucraina blinda i confini e il fronte

Giacomo Gambassi, inviato a Kramatorsk domenica 21 aprile 2024

Dalla fenditura che per trenta centimetri penetra nel cemento armato si vede l’intera vallata e poi la collina che sale fino a Bakhmut. La collina del terrore, come ormai viene chiamata: quella dietro cui si trovano le truppe russe; quella che ospita Chasiv Yar, la cittadina ormai ridotta in macerie che il Cremlino vorrebbe conquistare entro il 9 maggio, quando la Russia celebrerà la più sentita festa nazionale, la Giornata della vittoria contro la Germania nazista. E da Chasiv Yar inizierebbe la discesa nemica verso Kramatorsk, l’ultima grande città ancora ucraina nella regione di Donetsk.

Le trincee per fermare l'esercito russo che sono state realizzate lungo il confine con la Russia nella regione di Kharkiv - Ansa

Una colonna di fumo che racconta l’ennesimo scontro fra i due eserciti si alza all’orizzonte. La si nota fin troppo bene dal bunker destinato a essere al tempo stesso un punto di vedetta, un rifugio e una postazione di tiro. È una delle roccheforti sull’altura di fronte al capoluogo del distretto sotto attacco dove sono state scavate centinaia di metri di trincee, piantate palizzate, edificate “capsule” rafforzate. «È la terza linea di difesa», spiega il sindaco Juri Honciarov. A venticinque chilometri dai battaglioni di Putin. Sei i villaggi che rientrano sotto la sua giurisdizione sui cui territori si snoda il “serpentone” di protezione progettato con un obiettivo: fermare l’avanzata russa. «C’è paura, non possiamo negarlo - ammette Juri -. I missili continuano a colpirci per stremare la gente. Uno è ancora conficcato nel campo da calcio. Sono il primo a essere consapevole che, se i soldati russi arrivassero anche da noi, distruggerebbero tutto. Per questo ci siamo preparati con le barriere di resistenza». Costruite dall’amministrazione locale.

Il sindaco Juri Honciarov che amministra sei villaggi intorno a Kramatorsk nella regione di Donetsk - Gambassi

Sono, invece, le seconde linee ad essere realizzate dagli uomini in divisa. Quelle più a ridosso della prima linea, a una decina di chilometri dai campi di battaglia. Quelle che dovrebbero fare da argine iniziale ai militari di Mosca in caso di sfondamento o di offensiva ad ampio spettro. «Una rete per metterci al riparo dal peggio», sostiene il capo dell’amministrazione comunale, con un passato da direttore di miniera in Donbass sotto il regime sovietico. «Ma qui siamo ucraini. E ci teniamo a restare tali», aggiunge subito. Anche con le fortificazioni che il governo di Kiev ha dato ordine di alzare nelle regioni più a rischio: duemila chilometri “corazzati” fra il sud, l’est e il nord del Paese. «Però non immaginate un muro come nel film “Il trono di spade” - mette le mani avanti il portavoce del locale gruppo operativo strategico, Dmytro Lyhova -. Si tratta di un sistema ampio di protezione che tiene conto della geografia e delle peculiarità dall’ambiente».

I "denti di drago" sistemati nella regione di Kharkiv dalle autorità ucraine come fortificazione per fermare l'esercito russo - Ansa

A imprimere un’accelerazione allo scudo nazionale è stata la caduta di Avdiivka, la cittadina della regione di Donetsk persa a metà febbraio anche per la precarietà degli sbarramenti difensivi. L’operazione sancisce una svolta nella strategia bellica di Kiev: dalla fase della controffensiva l’Ucraina è passata a quella della difesa a oltranza. Conscia delle difficoltà lungo il fronte: dalla penuria di munizioni alla mancanza di forze fresche fra le fila dell’esercito che il giro di vite della mobilitazione massiccia non è riuscita a reperire dopo il crollo dell’entusiasmo per l’arruolamento che la stasi della guerra si è portato dietro.

I bunker costruiti lungo la linea del fronte nella regione di Kharkiv - Ansa

​Per capire quali siano i luoghi che i vertici militari ritengono in bilico, basta scorrere i tre provvedimenti firmati da gennaio a oggi dal presidente Volodymyr Zelensky che prevedono uno stanziamento record di 25 miliardi di grivnia, pari a 570 milioni di euro. L’ultimo decreto è della scorsa settimana. Una delle tranche più consistenti è andata alle regioni di Kharkiv e Sumy. La prima è quella che prende il nome dalla seconda città dell’Ucraina, tornata nel mirino da settimane anche per i raid contro le reti energetiche, dove il pressing sulla linea di combattimento a Kupiansk, nell’ultimo lembo dell’oblast, si unisce ai bombardamenti a tappeto che colpiscono sia la metropoli, sia l’intero territorio. Entrambe confinano con la Russia. Ed entrambe vengono considerate il potenziale obiettivo di un’incursione via terra dal Paese vicino. Ecco perché intorno alla frontiera continuano a essere realizzate nuove fortificazioni. Un impianto dove alle trincee si affiancano rifugi, fossati anticarro, campi minati, distese di “denti di drago”, ossia di piramidi in cemento che paralizzano i mezzi militari. «Le trincee sono profonde due metri e larghe uno - racconta il comandante del gruppo ingegneri Andriy Boyko -. Le armiamo con il legno, anche se sarebbe preferibile il calcestruzzo che però richiede tempi più lunghi per solidificarsi. Ogni camminamento avrà anche una copertura mimetica anti-droni». Nei cinquanta chilometri che separano Kharkiv dal confine è nata addirittura una cittadella militare sotterranea. Perché, ha spiegato Zelensky nella sua visita ai luoghi di difesa, «la regione è strategica. Dobbiamo mostrarci preparati e i russi devono capire che siamo pronti».

Il presidente Zelensky visita le fortificazioni anti-russe nella regione di Kharkiv - Ansa

Ad essere blindati sono anche i territori a nord di Kiev. Per scongiurare un nuovo assedio della capitale, come era accaduto nei primi cinquanta giorni del conflitto. Vale per il confine russo dove è stata fortificata persino la zona intorno a Chernobyl, compresa l’area “rossa” vicino alla centrale nucleare esplosa nel 1986. Vale per la frontiera con la Bielorussia che era stata attraversata dalle colonne di carri armati di Mosca diretti sulla metropoli all’inizio dell’invasione. «Abbiamo collocato 10mila “denti di drago” nella sola regione di Kiev», annuncia il capo dell’amministrazione militare Ruslan Kravchenko. E fa sapere di aver aperto il primo “ombrello” difensivo «a grande distanza dalla città per rendere impossibile l’impiego dell’artiglieria» che ha una gittata di almeno quaranta chilometri.

Le fortificazioni costruite nella regione di Kharkiv per fermare le truppe di Mosca - Ansa

Poi c’è l’intera direttrice del fronte che il governo ha già decretato di schermare. Dalla regione di Donetsk a Zaporizhzhia, dove è arrivato Zelensky per assicurare che «molte delle fortificazioni sono state completate nelle zone calde delle ostilità», fino a Mykolaiv e Kherson. Eppure proprio la “diga bellica” anti-russa sta seminando il panico fra la popolazione. A Sumy è toccato al vicegovernatore Volodymyr Bitsak annunciare che non c’è alcuna certezza di ulteriori invasioni e che comunque l’intento è di «salvaguardare la vita degli ucraini».