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Ucraina. Le proteste fermano i sigilli al santuario accusato di ospitare i filorussi

Giacomo Gambassi martedì 4 luglio 2023

Le proteste contro la commissione governativa che intendeva porre i sigilli al Monastero delle grotte a Kiev

La croce brandita da un giovane, l’icona della Madonna portata da due uomini e un nutrito gruppo di fedeli in preghiera accolgono la commissione del ministero della Cultura inviata a sigillare il Monastero delle grotte di Kiev. Il santuario, cuore della spiritualità ortodossa slava che tutti conoscono con il nome di Pechersk-Lavra, torna nel mirino del governo ucraino intenzionato a cacciare la Chiesa ortodossa ucraina del patriarcato di Mosca che nella fortezza religiosa ha il suo “Vaticano” ma che è accusata di essere filo-russa.

Cinque gli edifici che dovevano essere serrati il 4 luglio per riconsegnarli allo Stato, proprietario della cittadella dell’anima classificata come monumento nazionale. Ma l’operazione viene fermata dalle proteste di preti e credenti che impediscono l’accesso ai luoghi. Così i membri della commissione sono costretti a far intervenire le forze dell’ordine e a denunciare lo stop nonostante «un accordo con i monaci».

«Non saranno impedite le attività religiose», assicura il dicastero per smorzare le tensioni. Ma aggiunge anche che il 31 marzo il contratto di concessione è stato revocato e i consacrati «devono lasciare i locali di Pechersk-Lavra». Tre mesi fa, come accaduto anche il 4 luglio, l’espulsione era stata congelata per le manifestazioni pro-monaci. Le azioni dell’esecutivo sono «illegali», attacca l’arciprete Nikita Chekman, avvocato del monastero. E ricorda che sono prendenti due ricorsi in tribunale. «Lo sgombero dei monaci, la chiusura e le restrizioni sembrano dire che abbiamo commessi reati», tuona. Le autorità di Kiev ribattono: «Il lavoro andrà avanti».