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Ucraina. Il dramma dei bambini deportati: «Il mondo libero non spenga i riflettori»

Giacomo Gambassi, inviato a Kiev sabato 18 novembre 2023

Parenti e amici dei prigionieri di guerra ucraina in piazza a Kiev per chiederne la liberazione

«Ogni rilascio è frutto di un enorme lavoro in cui però speranze e delusioni vanno a braccetto». Nelle parole di Ganna Yudkivska si intrecciano prigionieri di guerra e bambini deportati in Russia. Questioni che la toccano nel profondo: perché è ucraina; poi perché la sua storia professionale è tutta legata alla difesa della persona e dei più fragili. Dal 2010 al 2022 come giudice della Corte europea dei diritti dell’uomo. Oggi come vicepresidente del Gruppo di lavoro Onu sulla detenzione arbitraria. La giurista è anche fra le firmatarie del “Manifesto costituzionalista” promosso dall’Università cattolica ucraina in cui si chiede una nuova Carta per il Paese al termine della guerra.

La giudice ucraina Ganna Yudkivska - Avvenire

Partiamo dai ragazzini strappati dai militari di Mosca alle famiglie ucraine. Un dramma caro a papa Francesco e al centro della missione di pace del cardinale Zuppi.

Sono 2,8 milioni gli ucraini deportati, tra cui quasi 20mila bambini. Tali azioni violano leggi e norme umanitarie internazionali. Il fatto che finora solo 386 bambini siano stati rimpatriati è la prova degli ostacoli significativi che frenano molti sforzi. Le organizzazioni umanitarie, i canali diplomatici e le istituzioni transnazionali possono dare un apporto notevole. E il sostegno della comunità internazionale è essenziale per consentire che i diritti e i bisogni dei bambini siano garantiti.

Poi c’è la questione dei prigionieri di guerra, altro terreno su cui stanno lavorando il Papa e il cardinale Zuppi.

Il governo ucraino sta facendo del suo meglio. Molti parenti dei detenuti non sanno neppure quale sia la sorte o lo stato di salute dei loro cari. Non è un segreto che ci siano state torture. L’ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite ha documentato esecuzioni extragiudiziali di almeno 15 prigionieri di guerra, l’uso dei prigionieri come scudi umani, la loro morte per la mancata fornitura di cure mediche. Ogni aiuto, soprattutto da parte di figure così di rilievo come il Papa, è prezioso.

In quale modo il diritto umanitario continua a essere calpestato nella guerra in Ucraina?

Numerose sono le violazioni come, ad esempio il deliberato attacco alla popolazione civile o l’uso di armi vietate. La Commissione d’inchiesta indipendente Onu sull’Ucraina ha stabilito che le forze armate russe hanno aperto il fuoco sui civili che tentavano di fuggire, hanno dispiegato il loro equipaggiamento militare in modo tale da esporre i civili al pericolo, hanno attaccato un numero importante di ospedali.

C’è chi sta facendo suonare il campanello d’allarme per una serie di restrizioni in Ucraina...

È inevitabile che ci siano durante la guerra. L’Ucraina ha derogato a due trattati fondamentali sui diritti umani: la Convenzione europea dei diritti dell’uomo e il Patto internazionale sui diritti civili e politici. Anche la libertà di movimento, i diritti di proprietà, i diritti religiosi e culturali possono essere ridotti. Ma ci sono due punti preoccupanti da citare: la deroga al diritto a un equo processo e quella al divieto di discriminazione. Così è accaduto che diversi tribunali occidentali abbiano respinto le richieste ucraine di estradizione di sospettati in procedimenti penali poiché il Paese non assicura un processo giusto. Poi le limitazioni non dovrebbero diventare un pretesto per gli abusi di potere e l’illegalità: oggi ci sono molte denunce in questo senso che andranno attentamente esaminate.

Perché l’Ucraina ha bisogno di una nuova Costituzione?

Un Paese su quattro uscito da un conflitto adotta una nuova Costituzione. Serve che il testo non sia percepito come imposto dall’esterno, ma come nato dalla società. La guerra e il dopoguerra esasperano o alimentano spesso ostilità e malcontento: è una trappola in cui è caduta la maggior parte degli Stati nel periodo postbellico e va evitata. Il nuovo contratto sociale deve essere una forza unificante, capace di creare meccanismi per una governance inclusiva e di promuovere un senso di responsabilità condivisa sul futuro del Paese, garantendo i diritti delle minoranze, proteggendo il patrimonio e assicurando un’equa partecipazione al processo decisionale.

Nel Manifesto però si dice che l'Ucraina è segnata dalle divisioni?

Sì, perché dalla sua indipendenza nel 1991 è composta da parti di tre imperi. Parliamo lingue diverse, abbiamo origini etniche diverse, professiamo religioni diverse. Ma questi seicento giorni di guerra ci dicono che combattiamo fianco a fianco per un futuro di pace.

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