Ucraina. La disperata fuga a Odessa per salvare le foto che inchiodano i russi
Scene dalla manifestazione di protesta contro l'occupazione, il 21 marzo a Kherson - Olexandr Korniakov
Uno dei civili feriti dalle raffiche esplose dalle forze di occupazione - Olexandr Korniakov
I primi soccorsi dopo i colpi esplosi dai militari contro la folla - Olexandr Korniakov
Un uomo viene soccorso e portato in ospedale - Olexandr Korniakov
La redazione dei giornalisti fuggiaschi guarda avanti. Qualcuno deve raccontare la Kherson di oggi. Lo stato d’assedio e le minacce. Gli insegnanti che se ne vanno per non applicare la didattica imposta da Mosca. «I non allineati che vengono deportati a Mariupol dove vengono obbligati a lavorare alla ricostruzione», raccontano dalla loro nuova redazione. Una stanza messa disposizione da conoscenti di Odessa. Tre scrivanie, tre computer portatili, la connessione internet sempre aperta e i telefoni che grazie ad applicazioni per le comunicazioni criptate ricevono aggiornamenti in tempo reale. All’inizio non c’è stato tempo per dedicarsi al design del sito. Scorrevano le informazioni in tempo reale con le testimonianze in presa diretta. Ora la testata si presenta già come tra le più seguite, soprattutto dalla diaspora del sud, che può continuare a tenersi informata. Presto si aggiungerà la postazione di Alexandr e finalmente le sue immagini potranno essere conosciute da tutti.
Una ragazza: "Kherson è Ucraina" - Olexandr Korniakov
Alcuni momenti dei cortei contro l'occupazione di Mosca - Olexandr Korniakov
Manifestanti armati solo di fiori da offrire ai soldati - Olexandr Korniakov
Manifestanti a Kherson invitano i soldati russi a tornare indietro - Olexandr Korniakov
Le notizie riportate su «vgoru.org» spesso ripescano in quella parte di archivio salvata dal reset di Mosca. E così vecchie inchieste giornalistiche su personaggi controversi della regione, oggi confermano quanto quel lavoro fosse stato utile. La lunga indagine sui collaborazionisti ucraini del regime russo mostra di frequente nomi e volti già conosciuti dalla redazione. Uomini d’affari, faccendieri, impresari dal passato discutibile e subito saltati sul carro degli invasori. Se per gli sfollati le notizie da Kherson sono il pane quotidiano di chi non vuole perdere il contatto con la propria città, per chi è rimasto all’interno si tratta spesso dell’unico modo per ottenere informazioni affidabili e indipendenti. Nel distretto, infatti, resiste una rete clandestina di informazione.Ilona e Liza, le due giornaliste fuggite a Odessa che continuano a raccogliere notizie sull'occupazione a Kherson - Nello Scavo
La linea del fuoco nelle regioni del sud segue il tracciato di una mezzaluna a Nord di Kherson, la città che Mosca sta trasformando in un bastione antiucraino a protezione della Crimea, sostituendo gli sfollati ucraini con famiglie dalla Russia o dal Donbass. Missili e artiglieria continuano a puntare sui centri abitati che vanno da Mykolaiv a Odessa.Natalya Gennadiivna, direttrice di un istituto musicale di Kherson. Aveva ricevuto l’ordine di “modernizzare” la didattica: insegnare solo la tradizione musicale russa. - Collaboratori
Sui telefoni delle giornaliste rifugiate a Odessa arrivano continuamente spezzoni di notizie che poi incrociano con altre fonti, «in questo modo riusciamo a ricostruire i fatti con più precisione – spiegano Ilona e Liza – e facciamo in modo che le notizie complete arrivino a Kherson con il passaparola». Giornalismo clandestino al tempo di internet. Ieri pomeriggio il telefono è squillato ancora. La rete di informatori aveva avuto una conferma: le forze speciali russe hanno rapito Natalya Gennadiivna, direttrice di un istituto musicale di Kherson. Aveva ricevuto l’ordine di “modernizzare” la didattica: insegnare solo la tradizione musicale russa.