Le presidenziali in Ucraina si sono
rivelate un vero e proprio trionfo per il "re del cioccolato" Petro Poroshenko. Il trasformista oligarca filo-occidentale che
ha sostenuto la rivolta di Maidan è già virtualmente il quinto
presidente ucraino avendo raccolto - stando a due exit poll -
più del 55% dei voti già al primo turno elettorale.
Immenso il divario con l'ex eroina della Rivoluzione
arancione Iulia Timoshenko, data al 13% circa. Per averne
conferma ed essere sicuri che il 15 giugno non ci sarà alcun
ballottaggio bisognerà ovviamente aspettare i risultati
ufficiali, ma la missione sembra compiuta per Poroshenko, il
quale in serata ha subito precisato che le sue priorità saranno
"l'integrazione con l'Europa" e la "fine della guerra" nell'est
separatista, dove ha intenzione di fare il suo "primo viaggio"
da capo dello Stato. E proprio a est, nelle tormentate regioni
di Donetsk e Lugansk, votare ieri è stato pressoché impossibile,
perché i miliziani filorussi dell'autoproclamata "Novorossiya"
(Nuova Russia) hanno impedito l'apertura della maggior parte dei
seggi elettorali.
Non ha potuto votare neanche l'uomo più ricco d'Ucraina, il
patron dello Shakhtar Donetsk, Rinat Akhmetov, che i separatisti
hanno preso di mira da quando si è schierato apertamente contro
di loro: alcune migliaia di ribelli pro-Mosca hanno marciato
verso la residenza dell'oligarca e i leader filorussi
continuano a tuonare che le proprietà del "nemico dello Stato"
verranno "nazionalizzate".
Nonostante le mille difficoltà, l'Ucraina è comunque riuscita
ad avere le sue elezioni presidenziali, e il presidente Usa
Barack Obama si è complimentato con i cittadini ucraini per il
loro "coraggio", salutando il voto come un passo avanti verso
l'unità del Paese. Un'unità rafforzata dall'affluenza alle urne
(oltre il 60%) e dal plebiscito per Poroshenko, nonché dalla
sconfitta del fronte nazionalista, i cui leader complessivamente
non vanno oltre il 10%: tutti elementi che giocano a sfavore di
Mosca.
La vittoria di Poroshenko può portare comunque ad una
de-escalation delle tensioni tra Kiev e Mosca, che il governo
ucraino accusa di appoggiare e armare i separatisti. Il patron
della tv "Canale 5" è infatti un uomo d'affari pragmatico,
prestato sì alla politica ma decisamente più portato al
compromesso rispetto a Iulia Timoshenko. Ed è per questo
sicuramente capace di raggiungere una tregua con Putin più di
altri candidati del fronte di Maidan. Non per niente Poroshenko
è contrario all'adesione di Kiev alla Nato e le sue prime parole
da presidente in pectore sono state abbastanza concilianti con
Putin. Il re del cioccolato - che ha ribadito la
promessa di vendere i suoi asset una volta divenuto presidente
in modo da evitare conflitti di interesse - si è detto disposto
al dialogo da subito e ha sottolineato che la Russia è "un
vicino senza il quale non è possibile garantire la sicurezza
dell'Ucraina". Scendere a compromessi non significa però cedere
su tutta la linea, anzi, Poroshenko ha subito messo le cose in
chiaro con il Cremlino, precisando che non riconoscerà né il
referendum separatista nell'est del Paese né tantomeno
l'annessione della Crimea alla Russia. Certo, sembra alquanto
difficile che la penisola sul Mar Nero possa tornare sotto la
bandiera ucraina, ma il governo filo-occidentale di Kiev non ha
comunque gradito minimamente la visita del premier russo Dmitri
Medvedev in Crimea proprio nel giorno delle elezioni, e l'ha
subito bollata come una "provocazione deliberata" per
"destabilizzare la situazione in Ucraina".
L'est intanto continua a essere sconvolto da aspri
combattimenti tra le truppe fedeli a Kiev - sia regolari che
paramilitari - e gli insorti separatisti. Sono più di 150 le
persone che hanno perso la vita finora, e la crisi
ucraina si è macchiata anche di sangue italiano con la morte di
Andy Rocchelli, un fotoreporter di 30 anni originario di Pavia, e l'interprete russo che lo accompagnava.