I colloqui a quattro - tenuti nella notte a Berlino - sulla crisi ucraina continueranno, ma manca un interlocutore importante: gli Usa. E le richieste di Kiev per aiuti militari da Ovest potrebbero far saltare il tavolo. Lo ha detto il ministro degli Esteri russo
Sergey Lavrov, dopo i colloqui a Berlino con i colleghi ucraino, tedesco e francese.Mosca è nervosa per una precedente intervista del capo della diplomazia ucraina,
Pavlo Klimkin, alla radio tedesca
Deutschlandfunk: Klimkin ha detto all'Ue e alla Nato, chiaro e tondo, che "abbiamo bisogno di aiuti militari". Ma oggi Lavrov - in una conferenza stampa costellata da numerosi "purtroppo" - ha chiarito che anche la sola ipotesi è "male, in contrasto con tutti gli accordi, tutte le intese che sono state raggiunte sulla necessità di un cessate il fuoco e l'inizio dei negoziati, come ho già detto".I colloqui a quattro andranno avanti, secondo Lavrov, "nei prossimi giorni", per "raggiungere una formulazione generalmente accettabile" e "poi vedremo come proseguire gli sforzi per porre fine alla tragedia che sta snaturando l'Ucraina", ha aggiunto.Tuttavia, secondo il capo della diplomazia russa, al tavolo mancava un player di primo piano. "Purtroppo, gli Stati Uniti non erano presenti alla riunione di Berlino" ha detto Lavrov, evidentemente stanco per la notte insonne e sfoderando il suo stile più polemico. "Stiamo inviando un messaggio ai nostri partner di Washington per esortarli a influenzare le autorità di Kiev per raggiungere finalmente la cessazione di questa guerra fratricida e l'inizio del processo negoziale", ha affermato Lavrov dopo aver incontrato i ministri degli esteri di Germania, Ucraina e Francia in una riunione che è andata avanti sino a notte fonda, senza grandi risultati, se non un progresso per l'ingresso dei cargo con aiuti umanitari."Purtroppo, un cessate il fuoco non è stato raggiunto finora. È vero, il cessate il fuoco è un processo bidirezionale. I nostri colleghi di Kiev si lamentano con noi (russi), non eravamo in contatto con la milizia. Ma è difficile rimanere in contatto con chi è costantemente bombardato, come sta accadendo a Lugansk" con i filorussi, ha concluso il ministro degli esteri russo.