Ucraina. Bombe sulle case e militari nella distilleria: Avdiivka, la nuova Mariupol
Boati ininterrotti squarciano il silenzio che avvolte le palazzine e gli edifici devastati dai razzi. Una colonna di fumo si alza al di là della linea che divide l’Ucraina libera da quella occupata da Mosca, nel cuore del Donbass. È sotto il fuoco dell’esercito russo Avdiivka, la cittadina nella regione di Donetsk che prima della guerra contava 30mila abitanti. Oggi in 1.672 vivono nell’abitato che il Cremlino definisce «l’obiettivo numero uno». Ed è qui l’ultimo epicentro dei combattimenti fra le truppe di Kiev e quelle inviate da Putin.
I bombardamenti e la distruzione ad Avdiivka, la cittadina nella regione di Donetsk che è il nuovo epicentro degli scontri - Telegram/Autorità ucraine
Il capoluogo di regione si trova a una ventina di chilometri. Controllato dai militari russi che da Donetsk hanno fatto arrivare uomini e mezzi per conquistare Avdiivka. Ad ogni costo. Una località che rischia di diventare la nuova Mariupol. Perché con la città martire, sempre nella stessa regione, che nei primi mesi d’invasione è stata il simbolo della resistenza ucraina e che è rimasta sotto i bombardamenti per settimane, ha già molto in comune. Anzitutto, la devastazione che segna le strade e l’hinterland. Poi il tentativo d’assedio che i russi stanno provando a compiere. E soprattutto uno stabilimento industriale che i soldati ucraini hanno scelto come roccaforte per difendere l’agglomerato: ad Avdiivka è un’industria chimica per produrre il coke dove l’esercito ha stabilito il “punto di non ritorno”; a Mariupol era l’acciaieria Azovstal che si sarebbe trasformata nel terreno di una delle più atroci battaglie dall’inizio del conflitto. «I russi non cessano di provare a circondare la città - raccontano i resistenti che non se ne vogliono andare - ma i nostri li respingono». Non ci sono acqua corrente, elettricità e gas, spiega il capo dell’amministrazione militare, Vitaliy Barabash, perché «è impossibile ripristinare le infrastrutture distrutte». E tiene a far sapere che le autorità locali stanno chiedendo da tempo l’evacuazione immediata di tutta la popolazione. «Nonostante certe riluttanze, i trasferimenti proseguono verso zone più sicure della regione oppure verso l’ovest del Paese».
L'ingresso di Avdiivka, la cittadina nella regione di Donetsk presa d'assalto dalle truppe russe - Telegram/Zelensky
I raid nell’ultima giornata si sono intensificati. «La situazione è molto tesa. Stanno colpendo con tutto quello che hanno. Centinaia di bombardamenti sulle postazioni, decine nel centro e in periferia», chiarisce il capo dell’amministrazione militare. All’inizio della settimana una colonna di carri armati ha avanzato verso Avdiivka. Il tutto accompagnato da missili, colpi di mortaio e aviazione. «I russi speravano in un’azione lampo per mettere le mani sulla città ma hanno miseramente fallito - si riferisce via Telegram -. Erano stati lanciati verso di noi centinaia di soldati via terra. Ora vagano nella zona grigia. E il nemico ha avuto gravi perdite sia dal punto di vista degli uomini, sia delle attrezzature. Il lavoro coordinato delle forze di difesa ha funzionato: naturalmente non è stato senza vittime». È un bagno di sangue quello che si sta consumando.
I combattimenti nei dintorni di Avdiivka - Telegram/Zelensky
Gli scontri continuano nei villaggi intorno e nella foresta vicino alla ferrovia. Per tagliare i rifornimenti alle truppe di Kiev. Secondo il comando territoriale, l’offensiva è soltanto un espediente di Mosca per distrarre l’esercito ucraino da altri fronti. Nei dispacci russi Avdiivka viene chiamata «nido di militari ucraini» in cui «sono concentranti anche molti mercenari stranieri». E si evidenzia che «le forze ucraine hanno creato una linea difensiva molto potente con rifugi all’interno dell’impianto di coke: militari e armi si trovano in officine, scantinati e hangar». Una ricognizione che serve a mettere le mani avanti: «Finora l’assalto russo non è stato possibile». Avdiivka resta ucraina. Con il plauso del presidente Zelensky che in un messaggio di ieri elogia «coraggio» e «unità».