Il caso. In Bielorussia due preti arrestati. Così il governo silenzia la Chiesa
I due sacerdoti arrestati in Bielorussia: padre Henryk Akalatovich e padre Vyacheslav Pyalinok
La nota dell’arcidiocesi di Minsk-Mohilev è asettica: «Padre Henryk Akalatovich, parroco della chiesa di San Giuseppe a Valozyn, a causa della detenzione, non può svolgere al momento i propri compiti pastorali». Poche parole, firmate da padre Yuriy Sanko, responsabile diocesano della comunicazione, confermano l’arresto del sacerdote cattolico che era stato anticipato dal portale “Christian Vision for Bielorussia”, organizzazione che monitora la libertà religiosa e di culto nel Paese alleato di Putin.
Il comunicato arriva a distanza di poche ore dalla cattura di un altro prete cattolico: padre Vyacheslav Pyalinok, ex segretario personale dell’allora nunzio apostolico in Bielorussia, l’arcivescovo Claudio Gugerotti, oggi alla guida del Dicastero vaticano per le Chiese orientali e neo-cardinale dallo scorso settembre. Due sacerdoti fermati in meno di una settimana che raccontano il giro di vite anti-ecclesiale in Bielorussia. Nel mirino non solo la Chiesa cattolica, ma anche numerose denominazioni cristiane. Una tenaglia che si stringe sempre di più intorno a voci ritenute critiche verso il regime filo-russo di Alexander Lukashenko e “silenziate” con arresti e incarcerazioni compiute dai servizi di sicurezza o ratificate dai tribunali facendo leva su accuse dai contorni estremamente ambigui.
Padre Henryk Akalatovich, il sacerdote accusato di tradimento dalle autorità bielorusse - Credo.pro
Come dimostrano i casi dei due sacerdoti appena finiti in cella. Quando padre Akalatovich è stato fermato il 16 novembre nella canonica insieme con la sua perpetua, non gli è stata mossa alcuna specifica contestazione. Tanto che, non avendo lo status di “attestato”, non ha potuto né vedere il suo legale di fiducia (ma solo quello d’ufficio), né ricevere vestiti per l’inverno o cibo. Poi è arrivato il capo d’imputazione: tradimento dello Stato. Un reato per il quale rischia dai 7 ai 15 anni di carcere. «Le circostanze della vicenda sono ancora oggetto di verifiche», si limita a dire l’arcidiocesi di Minsk-Mohilev. Nato in una famiglia d'origine polacca, 63 anni, è stato uno di quei preti ordinati clandestinamente durante gli anni dell’Unione Sovietica. Era il 1984. E poco dopo l’ordinazione era stato bloccato dal Kgb per aver celebrato una Messa segreta nel luogo del massacro di Katyn «per tutti colori che erano stati uccisi nella foresta». In cella padre Akalatovich può contare su pochi farmaci. Secondo “Christian Vision”, le sue condizioni di salute sono precarie: di recente ha avuto un infarto ed è stato operato per un tumore allo stomaco.
Padre Vyacheslav Pyalinok, agli arresti in Bielorussia, è stato segretario dell'allora nunzio apostolico Claudio Gugerotti - Facebook
Non è ancora ufficiale il motivo dell’arresto di padre Pyalinok avvenuto il 22 novembre. Secondo informazioni filtrate dalla forze dell’ordine, dovrà rispondere di estremismo. Un'accusa generica dentro cui è possibile far ricadere dichiarazioni pubbliche, anche attraverso i social, sgradite al potere. Il sacerdote ha 48 anni e fa parte della diocesi di Vicebsk, ma stava prestando servizio nella parrocchia della Santa Croce a Brest, città al confine con la Polonia. La polizia lo ha bloccato alla fine della Messa del mattino. E, nella perquisizione dell’appartamento, gli ha sequestrato il cellulare e il computer portatile.
Un incontro fra il presidente bielorusso Alexander Lukashenko e il leader russo Vladimir Putin - Ansa
Dopo il doppio arresto il nunzio apostolico, l’arcivescovo Ante Jozic, ha incontrato il ministro degli Esteri bielorusso, Sergei Aleinik. La notizia è stata rilanciata dai siti cattolici dell’Ucraina. «Le tensioni tra la Chiesa e le autorità bielorusse sono aumentate dopo le elezioni presidenziali del 2020 quando Lukashenko è stato rieletto con oltre l’80% dei voti», spiega il portale ucraino Credo. E si sono intensificate le repressioni che Vatican News non esita a definire «massicce». Ufficialmente il governo ribadisce di voler combattere l’estremismo. Più volte le autorità di Minsk sono intervenute contro la Chiesa cattolica alla quale appartiene il 10% della popolazione.
Già quest’anno un altro sacerdote cattolico, padre Vladislav Lazar, era stato arrestato per tradimento allo Stato ed era rimasto per sei mesi in un centro di detenzione preventiva fino al rilascio. Nell’agosto 2020, all’arcivescovo di Minsk-Mohilev, Tadeusz Kondrusiewicz, era stato negato l’ingresso in Bielorussia dopo un viaggio in Polonia: era potuto rientrare solo a distanza di qualche mese grazie a un intervento vaticano. Episodi tutti censurati dai media ufficiali del Paese che invece preferiscono sottolineare i “buoni uffici” tra la Bielorussia e la Santa Sede.