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Germania. Sulle armi pesanti all'Ucraina, Scholz frena

Vincenzo Savignano, Berlino sabato 23 aprile 2022

«Farò di tutto per impedire una terza guerra mondiale. Non deve esserci una guerra nucleare». Il cancelliere Olaf Scholz, in una lunga intervista allo Spiegel, irrompe nella discussione politica tedesca ed europea sulla consegna delle cosiddette armi pesanti all’Ucraina. «Non ritengo giustificato che la Germania e la Nato partecipino attivamente al conflitto». Parole sono giunte a poche ore dalla dura presa di posizione dell’Unione Cdu/Csu. I cristiano-democratici, all’opposizione, la settimana prossima potrebbero presentare una mozione parlamentare da sottoporre al voto del Bundestag sulla consegna di armi pesanti all’Ucraina.

Una mossa che potrebbe mettere spalle al muro il cancelliere socialdemocratico: nella maggioranza di governo, a parte una frangia di socialdemocratici, la maggior parte dei deputati Verdi e praticamente tutti i liberali della Fdp sono favorevoli alla consegna di armi pesanti a Kiev. «La Germania ha bisogno di una soluzione pragmatica e probabilmente condivisa anche con altri Paesi dell’Ue», osserva la Frankfrurter Allgemeine.

Scholz nella sua lunga intervista allo Spiegel ha avvalorato proprio la soluzione pragmatica, con un sistema definito «scambio circolare». La strategia, che comprende ulteriori finanziamenti all’esercito ucraino, è stata confermata ieri dalla ministra socialdemocratica della Difesa, Christine Lambrecht: «I Paesi Nato dell’Europa orientale manderanno armamenti di produzione sovietica in Ucraina e, successivamente, la Germania invierà nuovi armamenti di ricambio agli alleati». In particolare dalla Slovenia saranno consegnati a Kiev numerosi vecchi carri armati del tipo T72, ha sottolineato ieri la Dpa, e il Paese Nato riceverà panzer Marder e blindati Fuchs. La motivazione tecnica è che per gli armamenti sovietici l’esercito ucraino non ha bisogno di alcuna nuova formazione. Nei giorni precedenti molti media tedeschi, in particolare il tabloid Bild, aveva sottolineato, riportando foto e documenti, che a Kappeln, cittadina al confine con la Danimarca, in un deposito della Bundeswehr ci sono 65 carri armati di ultima generazione che però non saranno inviati in Ucraina perché richiedono un particolare addestramento per armarli e utilizzarli. «E la Germania - ha aggiunto Scholz - non ha intenzione di mandare soldati della Bundeswehr per addestrare militari ucraini. Non si tratta di paura, bensì di responsabilità politica. Abbiamo fornito all’Ucraina armi anticarro, equipaggiamento antiaereo, munizioni, veicoli e molto materiale dagli stock della Bundeswehr. Le possibilità di fornire altre armi è pressoché esaurita». Ma le polemiche interne non si placano, la settimana prossima potrebbe risultare determinante. Ma il cancelliere, come sottolineato nei giorni precedenti da media ed analisti tedeschi, sulle armi pesanti punta ad una strategia unica europea e attende segnali da Parigi e Roma.

Netto, Scholz, è anche sulla sanzione più pesante a Mosca, l’embargo del gas. «Non vedo come potrebbe far finire la guerra», dice il cancelliere. E qui la motivazione pare prettamente economica. Secondo la Bundesbank, lo stop al gas russo costerebbe alla Germania 180 miliardi e potrebbe condurre ad una contrazione del Pil del 2%.