L'appello. L'arcivescovo di Kiev: «Fratelli ortodossi russi, dialoghiamo»
Sullo sfondo della crisi ucraina si inaspriscono le tensioni tra cattolici locali e Patriarcato ortodosso di Mosca, il quale continua a denunciare la Chiesa greco-cattolica in Ucraina perché, a suo dire, "immischiata" nella politica occidentale contro la Russia. L'arcivescovo maggiore di Kiev, Sviatoslav Shevchuk, lancia attraverso AsiaNews un appello alla riconciliazione, affinché anche Mosca riconosca dignità al popolo ucraino e possa così aprire un dialogo sincero basato sulla verità."Non credete alla propaganda, non siamo vostri nemici, siamo fratelli, vogliamo essere buoni vicini, creare contatti amichevoli e una stretta cooperazione con voi", dichiara il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, rivolgendosi ai "fratelli russi". "Ci dispiace che la propaganda di Stato stia creando un'immagine dell'Ucraina come di un nemico - aggiunge, in una conversazione telefonica con AsiaNews - non vogliamo far niente che nuoccia o possa far disprezzare la dignità o la libertà della Chiesa ortodossa russa. Vogliamo solo un aperto e sincero dialogo, che finalmente possa portare un giorno alla riconciliazione".Di recente, le due più alte cariche del Patriarcato di Mosca, il primate ortodosso Kirill e il capo del dipartimento per le relazioni ecclesiastiche estere il metropolita Hilarion, avevano condannato l'impegno dei greco-cattolici in Ucraina a favore delle proteste del Maidan. "I greco cattolici hanno di fatto lanciato una crociata contro l'ortodossia", aveva dichiarato ad aprile il "ministro degli Esteri" del Patriarcato, ribadendo la vecchia convinzione che l''uniatismo (termine usato in modo dispregiativo per definire i greco-cattolici in comunione col Papa, ndr) è un progetto speciale della Chiesa cattolica, volto a convertire gli ortodossi al cattolicesimo"."Questo linguaggio ci offende - commenta Shevchuk - ci definiscono un 'progetto' umano e non il corpo di Cristo, questo significa negare alla Chiesa greco-cattolica ucraina la dignità di essere una Chiesa". "Ci dispiace che i nostri fratelli cristiani ci attacchino, usando la tattica della propaganda di Stato e non un messaggio propriamente ecclesiastico", lamenta il vescovo, e spiega che "la politica statale di Mosca ha il diritto di interpretare gli avvenimenti sociali in Ucraina a suo modo, ma noi cristiani dobbiamo sempre dire la verità".
A fine marzo, il Patriarca Kirill aveva attaccato duramente i greco-cattolici, condannandone "il diretto impegno in attività politiche, con dichiarazioni contro la Chiesa ortodossa russa". Questo, aveva poi avvertito, getta "un'ombra molto triste" sulle relazioni tra il Patriarcato e il Vaticano. In realtà, come racconta il vescovo maggiore di Kiev, "è dall'inizio dell'anno che si cerca di instaurare un dialogo diretto con i rappresentanti del Patriarcato di Mosca", ma senza successo. "Il cardinale Kurt Koch, presidente del pontificio Consiglio per la Promozione dell'unità dei cristiani. si è offerto di essere mediatore tra la nostra Chiesa e quella di Mosca - aggiunge il vescovo - in concreto tra me e il metropolita Hilarion, per avere un modo aperto, ecclesiastico, sincero di condividere le nostre posizioni e calmare un po' le tensioni, ma da parte di Mosca abbiamo ricevuto solo rifiuti, senza una chiara motivazione". Alla domanda sul perché di una tale chiusura, Shevchuk ipotizza: "Forse rifiutano il dialogo, perché questo costringe all'ascolto dell'interlocutore e quindi a riconoscerne la dignità". "Forse è questo, quello che ci manca", aggiunge il prelato, riferendo comunque che i contatti con la Chiesa ortodossa ucraina-Patriarcato di Mosca sono "ottimi".In Ucraina tutte le Chiese cristiane e anche gli ebrei e i musulmani hanno sempre concordato ogni presa di posizione sulla crisi in corso. "Di recente - ricorda il vescovo di Kiev - con il reggente Onufri siamo stati insieme alla cerimonia di giuramento del nuovo presidente, Petro Poroshenko, e abbiamo tutti appoggiato i suoi sforzi per la pace. Non c'è assolutamente tensione tra le varie confessioni in Ucraina"."I vertici della Chiesa ortodossa russa non riconoscono l'esistenza di un popolo ucraino, con una sua propria cultura, la propria storia; in questo momento stanno negando l'esistenza stessa del popolo, della nazione ucraina come tale. Finchè non riusciranno a riconoscere la realtà, ci saranno sempre tensioni - avverte Shevchuk - Ma io credo nella saggezza spirituale dei vescovi ortodossi, nel fatto che sapranno liberarsi dalla ideologia politica, perché se la Chiesa rimarrà politicizzata, sarà sempre strattonata tra vari modi di fare politica e tra diversi Paesi, mentre la Chiesa deve emanare unità e non divisioni".