L'escalation. «Ucraina, 175 mila russi al confine. Pronti a invasione a inizio anno»
Soldati dell'esercito ucraino in trincea a Svetlodarsk, nella zona di Donetsk
«Lo scenario da incubo di un confronto militare sta per riaffacciarsi in Europa»: usa toni bellicosi il ministro degli Esteri russo, Sergeij Lavrov. I fatti sembrano confermare le sue parole. Fonti d’intelligence statunitense, citate dalla Cnn e dal Washington Post, accusano Mosca di aver concentrato 75mila uomini lungo i 2.220 chilometri di frontiera con l’Ucraina. Le truppe sarebbero acquartierate a 250 chilometri dal confine. Poco a ritroso della prima linea, manovre militari coinvolgono questi giorni altri 100mila uomini, pronti a unirsi al blitz, portando così a 175mila unità la potenziale forza di invasione.
Fatto angosciante, le immagini satellitari mostrano le linee di approvvigionamento logistico per il fronte già in movimento. I russi stanno spedendo al fronte carburanti, pezzi di ricambio, viveri e, soprattutto, ospedali da campagna. Ad aprile, quando le due armate del distretto meridionale e centrale, e le due divisioni di truppe aerotrasportate si erano portate sul confine ucraino non avevano nulla di tutto questo. E, infatti, il comandante supremo delle forze alleate in Europa, generale Tod Wolters, aveva stimato le probabilità di un attacco «basse o marginali». Stavolta lo spartito è diverso «c’è un livello di preparazione e di equipaggiamento che permetterebbe di supportare la guerra per una settimana o dieci giorni. E, nelle retrovie, sono pronti rinforzi per un mese di operazioni». Il quotidiano Bild, innescato da un’alta fonte dei servizi d’intelligence della Nato, parla di «un probabile attacco su più assi concentrici, muovendo da sud, con i rinforzi in Crimea, da est, con il grosso delle forze di manovra, e da nord».
i soldati che l’Ucraina ha spedito
Anche i bielorussi sarebbero della partita, l’ha detto chiaro e tondo il presidente Lukashenko. Forse, però, i russi puntano soltanto ad un blitz punitivo, secondo i canoni della diplomazia coercitiva, con due obiettivi prioritari: primo) dissuadere la Nato da ulteriori progetti di espansione a oriente e, secondo, neutralizzare il Donbass ucraino, per assicurarsi maggiore profondità strategica, esorcizzando il pericolo di avere basi occidentali a ridosso della frontiera occidentale. Per la Bild, invece, c’è anche «uno scenario estremo. Passerebbero sotto il giogo russo due terzi dell’Ucraina, compresa la capitale Kiev». L’ipotesi, ventilata dall’intelligence alleata, è inverosimile: gestire territori non etnicamente russi sarebbe insostenibile economicamente e militarmente per il Cremlino. Se invasione ci sarà, Mosca si limiterà a creare un cordone sanitario profondo massimo 150 chilometri.
Non ha mezzi per spingersi oltre. Ordirebbe un’operazione ibrida per defenestrare l’attuale governo ucraino, rimpiazzandolo con un esecutivo filo-russo. Se i piani sono pronti, il Washington Post parla ormai di offensiva imminente, «agli inizi del 2022». Molto dipenderà dall’esito della videoconferenza di martedì fra il presidente Joe Biden e l’omologo russo, Vladimir Putin. Le premesse non sono buone. Sabato Biden ha risposto picche alle guarentigie pretese da Putin per svelenire il clima, ribadendo che: «La decisione sul futuro di Kiev nella Nato è di competenza esclusiva dell’alleanza e degli occidentali».
sono gli aerei militari russi,
È molto probabile che, in caso di mancato compromesso, il Cremlino agirà, scommettendo sul fatto che gli occidentali non si opporranno militarmente al blitz. Era già successo con il colpo di mano in Crimea, nel 2014. Tutt’al più, gli alleati di Kiev alimenteranno la resistenza ucraina con missili anticarro, munizioni e difese antiaeree. Arriverebbero anche i razzi di breve gittata, invocati finora invano dallo stato maggiore, a Kiev. Un passo mai compiuto da Biden, perché troppo provocatorio. E insieme ai missili, scatterebbero nuove sanzioni economiche, «a forte impatto, mai adottate prima».
L’hanno ribadito la portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki, e il segretario di Stato, Antony Blinken, a inizio settimana. La Russia sarebbe bandita dalla rete Swift, che gestisce le operazioni bancarie internazionali. Sarebbe un colpo durissimo per il Cremlino, assestato senza rischiare un confronto militare diretto. L’Ue aveva già ventilato la misura ad aprile, nel 2015 e nel 2014. La contro-rappresaglia russa «sarebbe senza limiti». In pieno inverno europeo, rischieremmo una guerra e un blocco del gas senza precedenti.