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Messico. Ucciso padre Perez, l'appello della Chiesa al governo: fermi la violenza

Redazione Esteri lunedì 21 ottobre 2024

Padre Marcelo Perez, gesuita messicano ucciso domenica in un agguato

Padre Marcelo Pérez domenica aveva appena celebrato una Messa nella sua parrocchia di Cuxtitali, quartiere di San Cristóbal de Las Casas, nello Stato messicano del Chiapas: salito in macchina stava raggiungendo per un'altra celebrazione eucaristica la chiesa di Guadalupe, quando è stato raggiunto da due uomini in moto. Lo troveranno più tardi crivellato di colpi d’arma da fuoco riverso sul volante del suo furgone bianco. Recentemente, aveva avvertito che sulla sua testa pendeva una taglia, messa dal crimine organizzato.

Il sacerdote, un parroco poco più che quarantenne, era considerato una voce profetica di pace e riconciliazione e un tenace difensore di diritti umani. Nato nel gruppo indigeno dei Tzotzil del quale si era sempre occupato tutelandolo da soprusi ed angherie. Fortissima l’impressione, accompagnata da indignazione, nella Chiesa locale, in quella messicana e, più in generale, latinoamericana. Ordinato nel 2002, il lavoro pastorale del sacerdote è stato profondamente segnato dall’impegno verso le comunità più vulnerabili, soprattutto nelle aree colpite da violenza, criminalità e sfruttamento. Nel corso del suo ministero, padre Marcelo ha svolto un ruolo chiave come mediatore in complessi conflitti sociali, in particolare a Pantelhó e a Simojovel, un’altra zona afflitta dalla violenza derivante dal traffico di droga e dallo sfruttamento illegale dell’ambra. Padre Marcelo era stato uno dei fondatori della Rete ecclesiale ecologica mesoamericana nel 2019.

Anche l’Onu, definendo inaccettabile l’accaduto ha chiesto indagini immediate ed esaustive. Dolore è stato espresso dalla Conferenza episcopale messicana: «Quest’atto di violenza — hanno scritto i vescovi — non solo priva la comunità di un pastore delicato ma mette a tacere una voce che ha lottato instancabilmente per la pace e la giustizia nella regione». Altri due padri gesuiti, solo due anni fa, avevano perso la vita assassinati sul sagrato della loro chiesa nello Stato di Chihuahua da uomini armati mentre rimane ancora un mistero l’omicidio di padre Isaías Ramírez González il cui corpo è stato ritrovato il 15 agosto scorso sotto un ponte di Guadalajara, capitale dello Stato di Jalisco. Il cardinale Felipe Arizmendi, vescovo emerito di San Cristóbal de Las Casas, ricorda così il sacerdote ucciso:

«Si è sempre impegnato per la giustizia e la pace tra i popoli originari. Non si è mai immischiato nella politica di partito, ma ha sempre lottato per far vivere i valori del Regno di Dio nelle comunità. Sono i valori della verità e della vita, della santità e della grazia, della giustizia, dell’amore e della pace». Era un sacerdote «molto concentrato sulla sua vocazione, molto orante, molto vicino al tabernacolo e molto impegnato con il suo popolo».

​L'appello della sua diocesi per porre fine alla violenza

La Chiesa cattolica ha chiesto alle autorità messicane di porre fine alla violenza e alla corruzione nel Chiapas, dopo l'assassinio, domenica, del sacerdote indigeno nella città di San Cristobal de las Casas.

«Chiediamo ai tre livelli di governo la fine totale della violenza che affligge il nostro Stato, frutto di impunità, complicità e corruzione», ha scritto in un comunicato stampa la diocesi di San Cristobal de las Casas, al quale apparteneva il sacerdote. Nel suo comunicato rivolto al governo e alla società civile, la diocesi ha anche chiesto che il delitto venga indagato «fino a quando non saranno individuati esecutori e mandanti».

​La condanna della Celam: padre Marcelo ricercatore di pace

In un messaggio indirizzato a monsignor Rodrigo Aguilar, vescovo di San Cristóbal de las Casas, la presidenza del Consiglio episcopale latinoamericano (Celam) evidenzia: «Sappiamo che padre Marcelo è stato un instancabile ricercatore di pace e giustizia tra la sua gente, frutto del suo fedele impegno per il Vangelo e della sua totale dedizione a Cristo presente tra coloro che soffrono di più». La Compagnia di Gesù del Messico, ben conoscendo padre Marcelo e la sua testimonianza di vita, in un ulteriore comunicato, sottolinea «l'impegno per la giustizia e la solidarietà che caratterizzava padre Pérez». E condanna «qualsiasi tentativo di minimizzare questi eventi come casi isolati”. Inoltre, assicura che la criminalità organizzata semina paura e dolore in varie regioni del Paese e che la violenza in Chiapas riflette un problema strutturale che richiede una risposta integrale e urgente da parte dello Stato: «Rivolgiamo un appello urgente alle autorità affinché rispondano con fermezza e ripristinino l'ordine e lo stato di diritto».



Nota di aggiornamento: in una versione precedente di questo articolo era stato erroneamente riportato che padre Marcelo Pérez era un gesuita​.