Usa. Da Minneapolis la protesta dilaga. A Detroit spari da un Suv: ucciso manifestante
Le violenze a Minneapolis dopo l'uccisione di George Floyd
C'è una vittima nelle manifestazioni per la morte di George Floyd. A Detroit un uomo è rimasto ucciso dai colpi d'arma da fuoco sparati da qualcuno all'interno di un Suv in direzione dei dimostranti. Lo ha reso noto la portavoce del dipartimento di polizia della città del Michigan, secondo cui il fatto è avvenuto venerdì sera alle 23.30 ora locale nei pressi del distretto di Greektown, dove si sono registrati scontri tra manifestanti e agenti. La vittima è un 19enne che è stato dichiarato morto al suo arrivo in ospedale.
"Cittadini del Minnesota, vi prego tornate a casa", è l'appello via Twitter del governatore Tim Walz. "È il momento di riportare la pace nelle nostre strade e nei nostri quartieri. La situazione è diventata pericolosa per i cittadini e per le forze di primo intervento".
Intanto l'autopsia esclude che la morte di Floyd sia avvenuta per soffocamento, come conseguenza diretta della violenza dell'agente di polizia che gli premette sul collo con il ginocchio per 9 minuti mentre l'uomo a terra diceva: "Non riesco a respirare". A causare la morte sarebbe stato un insieme di cause, poiché Floyd soffriva di ipertensione. Ma la famiglia chiede un'altra autopsia indipendente.
La giornata di venerdì
Non si placa la rabbia negli Usa, dopo l’uccisione a Minneapolis di George Floyd da parte di un gruppo di agenti che l'aveva fermato per un controllo. L'agente che lo ha immobilizzato, soffocandolo, è stato arrestato. La protesta per l'uccisione dell'afroamericano di 46 anni nel Minnesota, è arrivata anche a New York, dove sono state fermate 72 persone. A Denver, in Colorado, è scattato il lockdown dello State Capitol, l'assemblea statale, dopo che alcuni colpi di arma da fuoco sono stati sparati mentre era in corso una manifestazione di protesta. Sette feriti anche nel Kentucky.
Resta incandescente la situazione a Minneapolis. Un gruppo di persone ha dato alle fiamme una stazione di polizia e gli agenti sono stati costretti ad abbandonarla. Un portavoce della polizia ha confermato che il personale ha evacuato la stazione, al centro delle proteste, «nell'interesse della sicurezza del nostro personale». In un video si vedono i manifestanti che entrano nell'edificio, mentre gli allarmi antincendio suonano. Il governatore del Minnesota Tim Walz ha attivato la Guardia Nazionale su richiesta del sindaco di Minneapolis, ma non è stato immediatamente chiaro quando e dove sarà schierata la Guardia: è però scattata l'attivazione di oltre 500 uomini nell'area metropolitana. A sua volta il sindaco della città Jacob Frey, ha proclamato lo stato di emergenza di 72 ore. «È inaccettabile quello che abbiamo visto nelle ultime ore e nelle ultime due notti in termini di saccheggi. «Le nostre comunità non possono tollerarlo e non lo tollereranno», ha concluso.
La protesta continua ad avere pesanti ripercussioni politiche. Il presidente Donald Trump ha denunciato la «totale mancanza di leadership» a Minneapolis, accusando i manifestanti di essere dei «criminali». «Ho appena parlato con il governatore Tim Walz e gli ho detto che i militari sono con lui fino in fondo», ha scritto su Twitter.
La polizia ha fermato la troupe della Cnn che stava coprendo i disordini a Minneapolis. Il giornalista Omar Jimenez è stato preso in custodia dagli agenti, mentre stava facendo una diretta sul luogo delle manifestazioni, nonostante si fosse identificato come reporter. Tutta la troupe, compresi il producer e il cameraman, sono stati ammanettati. La Cnn ha reagito definendo l'accaduto una violazione del primo emendamento.
Un altro passo falso della polizia di Minneapolis. Infatti sono arrivate immediate le scuse pubbliche del goveranatore del Minnesota, Tim Walz. Pochi minuti dopo che sono venuto a sapere quanto era successo - ha detto Walz - ho chiamato il presidente della Cnn Jeffrey Adam Zucker. Non c'è alcuna ragione per cui questo sia successo, è inaccettabile", ha aggiunto, affermando che le sue parole vogliono essere delle "pubbliche scuse" per l'accaduto. In seguito tutta la troupe televisiva e il giornalista sono stati rilasciati.
Continua poi lo scontro tra Trump e il social network. Twitter ha censurato un tweet del presidente, accusandolo di violazione dei propri standard sull’«esaltazione della violenza». Il presidente aveva scritto: «Non posso star qui a guardare quel che succede in una grande città americana, Minneapolis. Una totale mancanza di leadership. O il debolissimo sindaco di estrema sinistra Jacob Frey si dà una mossa, o manderò la Guardia nazionale per fare il lavoro che serve». Il tweet resta però visibile.
Le proteste sono scoppiate martedì, un giorno dopo la morte di Floyd, 46 anni, che in un video si vede supplicare mentre l'agente Derek Chauvin preme il ginocchio contro di lui. Col passare dei minuti, Floyd smette lentamente di parlare e muoversi.
Guai politici all'orizzonte anche sul fronte democratico, per la senatrice del Minnesota Amy Klobuchar, ex candidata alle primarie democratiche di Usa 2020 e indicata ora nella top list delle aspiranti vice di Joe Biden nel ticket per la corsa alla Casa Bianca. Secondo quanto riportato dai media, quando era procuratrice nella contea di Hennepin, Klobuchar ha rifiutato di perseguire Derek Chauvin, il poliziotto che ha puntato il ginocchio sul collo di George Floyd, soffocandolo. Nel 2006, Chauvin era uno dei sei agenti che hanno ucciso il 42enne Wayne Reyes dopo che l'uomo aveva brandito un fucile contro la polizia, secondo quanto riferito da un rapporto del gruppo di Minneapolis Communities United Against Police Brutality. Secondo Star Tribune, inoltre, Klobuchar non ha accusato penalmente altri poliziotti coinvolti in oltre venti incidenti simili che hanno coinvolto agenti durante il periodo in cui è stata procuratrice, dal 1999 al 2007. Diversi osservatori sono convinti che questi sviluppi potrebbero costare alla senatrice il posto nel ticket di Biden, che ora potrebbe scegliere una compagna di corsa più in linea con le idee del "pubblico chiave".
Joe Biden si è detto "furioso" per il tweet di Donald Trump accusato di istigare la violenza a Minneapolis. "Ne ho abbastanza. Il presidente fa un appello alla violenza contro cittadini americani in un momento di grande dolore per molti", ha twittato il candidato democratico alla Casa Bianca: "Sono furioso, e dovreste esserlo anche voi". Biden condanna anche l'arresto di un giornalista
afroamericano della Cnn con la sua troupe: "È stato arrestato mentre faceva il suo lavoro, mentre il poliziotto che ha ucciso George Floyd resta ancora libero".