Stop a Uber, la app di trasporto privato accusata di concorrenza ai taxi pubblici, dall'India alla Thailandia e dal Brasile alla Spagna.Un giudice spagnolo ha vietato a
Uber di operare. I tassisti che aderiscono a
questo servizio, ha affermato il tribunale,
"non hanno le autorizzazioni necessarie per svolgere questi
lavoro e la loro attività costituisce una violazione delle
regole della giusta concorrenza".La decisione arriva
in un contesto di polemiche su Uber nate dopo che a New Delhi
era stata stuprata una donna da un tassista chiamato attraversi
il servizio on line. L'India ha vietato il servizio in tutto il
paese e anche il governo thailandese ha deciso in modo analogo.
Uber illegale anche a Rio de
Janeiro. Il Brasile si aggiunge così alla lista dei Paesi
che cercano di bandire la popolare app della start-up californiana che
mette in contatto tramite smartphone passeggeri e autisti.
L'ufficio trasporti di Rio ha annunciato di aver presentato
una denuncia alla polizia contro Uber e altre società simili,
sostenendo che operano illegalmente in città, non avendo una licenza
adeguata per il servizio di taxi.
Ma Uber ha fatto
sapere di non aver ricevuto alcuna notifica da parte delle autorità di
Rio e si è dichiarata impaziente di lavorare con le istituzioni per
avere una regolamentazione.Nato a San Francisco nel 2010, il servizio è cresciuto
rapidamente ed ora è disponibile in più di 250 città in 50 paesi di
tutto il mondo. La settimana scorsa la start-up, grazie ad un nuovo
round di finanziamenti da 1,2 miliardi di dollari, ha aumentato la sua
valutazione a 40 miliardi di dollari, dopo i 17 indicati soltanto nel
giugno scorso.
Una crescita che però non è avvenuta senza problemi. Nel mese di giugno, i tassisti di Londra, Parigi, Berlino,
Madrid e di altre città europee, sono scesi in piazza per
protestare contro l'applicazione della società californiana colpevole,
a loro avviso, di infrangere i regolamenti locali per la concessione
delle licenze. "Queste applicazioni non garantiscono la sicurezza dei
passeggeri. Il rischio per la popolazione è che i conducenti affiliati
non abbiano gli stessi requisiti di un tassista regolamentato, che
deve, ad esempio, presentare un casellario giudiziario, avere
un'assicurazione di responsabilità civile e far ispezionare il veicolo
ogni anno", ha aggiunto l'azienda di trasporti della città di Rio.
Un'accusa che Uber, sul suo sito web, rimanda al mittente assicurando
che il "servizio aderisce ai più severi standard di sicurezza
possibili".