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Minori. Turchia, niente scuola: nei campi a lavorare

Marta Ottaviani giovedì 5 ottobre 2017
La raccolta delle mele a Iskenderun: l'inchiesta ha portato alla scoperta di utilizzo di bambini in età scolare nel lavoro dei campi

La raccolta delle mele a Iskenderun: l'inchiesta ha portato alla scoperta di utilizzo di bambini in età scolare nel lavoro dei campi

La loro scuola è quella dei campi e della strada. Non si parla di rifugiati siriani – che hanno visto la loro vita cambiare tragicamente scappando dalla guerra civile che sta dilaniando il Paese – ma di bambini turchi, costretti ad andare a raccogliere il cotone anziché a scuola per aiutare la famiglia in difficoltà economiche.

Succede a Sanliurfa, non lontano dal confine con la Siria, una delle province più colpite dalla crisi e più religiose del Paese. Nel distretto di Siverek, tantissimi, oltre 10mila secondo il quotidiano Birgun, non si sono presentati sui banchi di scuola per andare con i genitori nelle piantagioni e aiutarli nella raccolta del cotone. A studiare torneranno fra un mese e mezzo, quando la raccolta sarà finita. Se torneranno. Sono molti infatti i minori che, perdendo troppe lezioni, alla fine rinunciano a completare il ciclo di studio. Una scelta alla quale sono costretti dalle loro famiglie per motivi economici. Nel distretto di Siverek come in altre tante parti della provincia, il settore agricolo è l’unico a dare lavoro, anche se molto spesso solo stagionale.

Secondo la stampa turca ci sono nuclei famigliari composti da più di quattro persone che vivono con meno di 1.000 dollari al mese. Yusuf Sagir, 15 anni, è uno di quelli che deve rinunciare ad iniziare l’anno scolastico per aiutare i genitori. «Qui – spiega – abbiamo tutti lavori stagionali legati all’agricoltura perché è l’unica fonte di occupazione. Molti miei compagni di scuola fanno lo stesso. Lavorano per alcune settimane e poi tornano in classe quando l’anno scolastico è già iniziato».

La piaga del lavoro minorile è uno dei problemi più grossi della società turca. Non solo in Anatolia, ma anche nelle grandi città, dove migliaia di giovani lasciano i corsi di studi prematuramente. Secondo un report stilato nel 2015 dalla Disk, la Cgil turca, il fenomeno, soprattutto per quanto riguarda i lavori stagionali, sarebbe aumentato in modo consistente durante gli anni di governo dell’Akp, il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo guidato dal presidente Recep Tayyip Erdogan e alla guida del Paese dal 2002. Secondo i sindacati, bambini impiegati in nero nel settore agricolo sarebbero almeno 400mila.