La Turchia riforma la giustizia a tempo di record. Tra le polemiche e le accuse dell'opposizione che parla di una legge fatta apposta per salvare gli uomini del premier dalle inchieste per corruzione in corso. Quella che viene anche chiamata la tengentopoli del Bosforo.
Il premier turco Recep Tayyip
Erdogan ha fatto approvare a passo di carica sabato dal
parlamento di Ankara una contestata riforma della giustizia che
per l'opposizione mette il sistema giudiziario sotto controllo
del governo e mira a insabbiare le inchieste anti-corruzione che
coinvolgono decine di personalità vicine al potere islamico.
Il progetto di riforma, presentato dopo l'esplosione il 17
dicembre della tangentopoli del Bosforo, poi congelato 20 giorni
fa su pressione di Ue e Usa, è stato riproposto improvvisamente
ieri in parlamento nonostante le dure proteste dell'opposizione.
È passato con i voti dei deputati del partito islamico Akp di
Erdogan, che ha la maggioranza assoluta, dopo una sessione
ininterrotta nella notte e una rissa in aula. Un deputato
socialdemocratico è finito in ospedale con il naso rotto da un
pugno.
Il leader del principale partito di opposizione, il Chp,
Kemal Kilicdaroglu, ha annunciato un immediato ricorso alla
corte costituzionale. L'opposizione denuncia che la nuova
normativa pone di fatto sotto il controllo del ministro della
giustizia il Consiglio Supremo dei Giudici e dei Procuratori
(Hsyk, il Csm turco) e l'Accademia della Magistratura, e cosi il
sistema giudiziario in violazione del principio della
separazione dei poteri in uno stato di diritto.
Dopo
l'esplosione della tangentopoli del Bosforo che fa scricchiolare
il sistema di potere istituito da Erdogan in 11 anni di governo,
il premier ha lanciato purghe di massa in polizia e magistratura
(7mila dirigenti e funzionari di pubblica sicurezza e più di
200 magistrati rimossi, fra cui i titolari delle inchieste anti-
corruzione), denunciando un "tentativo di colpo di stato"
pilotato dai suoi ex-alleati della confraternita islamica dell'
imam Fetullah Gulen. Le inchieste ora sembrano essersi fermate.
Su internet continuano però a uscire intercettazioni e
documenti raccolti durante le inchieste, che accusano uomini del
regime anche vicini al premier. La settimana scorsa il governo
ha fatto adottare in parlamento una legge che gli consente di
chiudere in 4 ore qualsiasi pagina web, ora sottoposta alla
firma del presidente Abdullah Gul. I nuovi pm intanto hanno
iniziato a liberare parte degli accusati arrestati.
Ieri è
uscito l'ex-ad della banca pubblica Halkbank. A casa sua la
polizia aveva trovato 4,5 milioni di dollari nascosti in scatole
di scarpe, ora diventate il simbolo della protesta anti-Erdogan.
Si è saputo che i magistrati hanno interrogato anche Bilal
Erdogan, il figlio del premier che secondo l'opposizione sarebbe
stato coinvolto nel secondo filone della tangentopoli bloccato a
fine dicembre dal rifiuto della polizia di Istanbul di eseguire
gli ordini dei pm. Kilicdaroglu afferma che la corruzione legata
al partito islamico ha raggiunto in Turchia livelli "mai
visti" e accusa il premier di essere "pronto a tutto" per
insabbiare le inchieste e mantenersi al potere.
Fra poco più di
un mese ci saranno le cruciali elezioni amministrative e la
battaglia per il controllo di Istanbul, da cui potrebbe
dipendere il futuro politico del "sultano" di Ankara. Sarà il
primo test per verificare la capacità di tenuta di Erdogan, da
11 anni padrone incontestato del paese, dopo la rivolta di Gezi
Park della primavera scorsa e ora il terremoto corruzione.