Turchia-Siria. Migliaia in fuga dal fronte. Erdogan minaccia l'Europa con i profughi
Le truppe di terra della Turchia stanno continuando ad avanzare nel nord della Siria nell'ambito dell'“Operazione fonte di pace” contro le milizie curde Ypg, lanciata ieri. Sono già 7 i villaggi curdi di cui le forze armate turche hanno preso il controllo insieme alle milizie locali filo-Ankara. I villaggi si trovano nei pressi di Tal Abyad e Ras al Ayn, i primi due centri transfrontalieri attaccati. Secondo il ministero della Difesa turco, "vengono presi di mira solo rifugi, ripari, postazioni, armi, mezzi ed equipaggiamenti che appartengono a terroristi del Pkk/Pyd-Ypg e di Daesh", respingendo così le denunce delle Forze democratiche siriane a guida curda di aver colpito "civili", uccidendone almeno otto.
DOMANDE & RISPOSTE Come si può spiegare l'invasione turca in Siria di Marta Ottaviani
Proseguono anche i raid aerei, con cadenza ormai quotidiana, sul vicino nord Iraq. La Difesa di Ankara ha reso noto che nuovi bombardamenti hanno preso di mira obiettivi del Pkk curdo nelle montagne delle regioni di Zap e Gara, "neutralizzando" (cioè uccidendo, ferendo o catturando) almeno 3 "terroristi". Gli attacchi in nord Iraq mirano peraltro a contrastare eventuali soccorsi di militanti curdi verso la zona di conflitto in Siria.
Intanto però decine di migliaia di civili sono in fuga dal Nord della Siria, secondo le informazioni dell'Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati (Unhcr), che chiede alle parti di "aderire al diritto internazionale umanitario, incluso permettere l'accesso alle agenzie di aiuto". "Centinaia di migliaia di civili nel nord della Siria sono ora in pericolo. I civili e le infrastrutture civili non devono essere un obiettivo", ha affermato in una nota l'Alto commissario, Filippo Grandi. L'Unhcr sottolinea l'urgenza di avere un accesso umanitario senza ostacoli per poter raggiungere i nuovi sfollati e aiutarli ovunque ciò sia necessario. Le organizzazioni umanitarie devono essere in grado di continuare a svolgere il loro lavoro critico in Siria.
Gli oltre 12 mila combattenti del Daesh, detenuti in campi del Rojava, tra cui 4 mila foreign fighter, "sono a rischio rilascio" a causa dell'offensiva turca. "Sono persone pericolose, non solo per i curdi ma per tutta l'umanità e noi non li rilasceremo mai ma non so fino a quando potremo controllarli", ha dichiarato in una conferenza stampa a Montecitorio, Dalbr Jomma Issa, comandante delle Forze democratiche curdo-siriane, Fds.
Anche i civili turchi ne fanno le spese: la città di Nusaybin, al confine con la provincia siriana di Qamishli, è stata colpita da una ventina di colpi di mortaio che hanno centrato delle abitazione. Al momento risulta che un civile ha perso la vita e altri 9 sono rimasti feriti e trasportati d'urgenza in ospedale. Almeno due civili, fra cui un neonato, sarebbero stati uccisi e 46 persone sono rimaste ferite anche nelle città turche di Akçakale e Ceylanpinar, alla frontiera con la Siria, per i colpi lanciati da una milizia curdo-siriana. Lo riferiscono le autorità locali, precisando che le vittime sono appunto un bimbo di otto mesi e un dipendente pubblico.Nella provincia siriana di Qamishli è stata colpita la chiesa di San Giorgio: secondo quanto comunicato dal vescovo Jacques Behnan Hindo, arcivescovo siro-cattolico emerito di Hassaké-Nisibi nella zona curda di Siria, ad Aiuto alla Chiesa che Soffre, due cristiani sarebbero stati uccisi ed altri feriti nell'attacco sferrato dalla Turchia.
A meno di 24 ore dall'inizio dell'operazione, è scattata in Turchia anche la repressione interna contro i commenti ostili all'offensiva. La procura della capitale Ankara ha aperto stamani un'inchiesta per "propaganda terroristica" nei confronti dei co-leader del filo-curdo Hdp, terza forza nel Parlamento turco, i deputati Sezai Temelli e Pervin Buldan. Almeno altre 78 persone sono indagate per i loro post sui social media.
Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha minacciato di lasciar passare milioni di rifugiati verso l'Europa se continueranno le critiche contro l'offensiva. "Ehi Ue, sveglia. Ve lo ridico: se tentate di presentare la nostra operazione lì come un'invasione, apriremo le porte e vi invieremo 3,6 milioni di migranti", ha minacciato durante un intervento nel Parlamento ad Ankara.
Intanto si è appreso che i militari americani hanno preso in custodia Alexanda Kotey ed El Shafee Elsheikh, sul campo “Jihadi Ringo” e “Jihadi George”. I due britannici membri del Daesh erano nelle carceri controllate dai curdi nel nord-est della Siria, il territorio teatro dell'offensiva della Turchia. Secondo una fonte americana, c'è il piano di portare i due negli Stati Uniti per processarli ma nell'immediato potrebbero essere trasferiti in Iraq. È stato lo stesso presidente americano, Donald Trump, a rendere noto che gli Usa si sono presi in custodia "alcuni dei più pericolosi combattenti del Daesh". Si tratta di una quarantina di uomini, considerati tra i più efferati jihadisti che erano dispersi in varie carceri sotto il controllo dei curdi. Ma curdi hanno ritirato il personale da questi centri di detenzione per concentrarli sul fronte di guerra.
Alexanda Kotey e El Shafee Elsheikh erano due dei cosiddetti "Beatles", chiamati così per il loro accento: erano parte di una cellula del Daesh che ha brutalmente torturato e ucciso una ventina di ostaggi occidentali. Tra le loro vittime il giornalista americano James Foley, decapitato in un video propaganda nell'agosto del 2014, un altro giornalista statunitense, Steven Sotloff, il cooperante americano, Peter Kassig. Della cellula faceva parte anche Mohammed Emwazi, più noto come Jihadi John, che avrebbe decapitato Foley e che sarebbe stato ucciso in un attacco con i droni. Kotey è accusato dal dipartimento di Stato americano di aver realizzato esecuzioni del gruppo e "torture eccezionalmente crudeli" di giornalisti occidentali e operatori umanitari. Elsheikh si era invece guadagnato una reputazione per il waterboarding e le crocifissioni.
Le reazioni internazionali
unilaterale".
«L'azione militare comprometterà effettivamente la sicurezza dei partner locali della Coalizione e rischierà di protrarre l'instabilità nella Siria nord-orientale, fornendo terreno fertile per la rinascita del Daesh che rimane una minaccia significativa per la sicurezza regionale, internazionale ed europea», prosegue Mogherini.
Mogherini ribadisce che «l'Ue non fornirà assistenza per la stabilizzazione o lo sviluppo in settori in cui i diritti delle popolazioni locali sono ignorati». «Condividiamo l'obiettivo di porre fine alla violenza, sconfiggere il terrorismo e promuovere la stabilità in Siria e nella regione in generale. La Turchia è un partner chiave dell'Unione europea e un attore di fondamentale importanza nella crisi siriana e nella regione, e l'Unione europea elogia la Turchia per il suo importante ruolo di paese ospitante di rifugiati siriani. Le preoccupazioni di sicurezza della Turchia dovrebbero essere affrontate con mezzi politici e diplomatici, non con azioni militari, conformemente al diritto internazionale umanitario. L'Ue continua a esortare tutte le parti a garantire la protezione dei civili e un accesso umanitario senza ostacoli, sicuro e sostenibile in tutta la Siria», continua Mogherini.
«L'Unione Europea rimane impegnata per l'unità, la sovranità e l'integrità territoriale dello stato siriano - conclude Mogherini - Ciò può essere garantito solo attraverso un'autentica transizione politica in linea con la risoluzione 2254 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e il comunicato di Ginevra del 2012, negoziato dai partiti siriani nell'ambito del processo di Ginevra guidato dalle Nazioni Unite».
Conte fa riferimento alla minaccia di Ankara all'Unione Europea. La Turchia "manderà 3,6 milioni di rifugiati" in Europa se Bruxelles definirà come "una invasione" l'operazione militare lanciata ieri nella Siria nordorientale. Lo ha dichiarato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan intervenendo ad Ankara e minacciando di "aprire le porte" ai rifugiati siriani attualmente in Turchia.
aiutare Daesh (acronimo dell'Isis in lingua araba, ndr) a ricostruire il califfato" e la "responsabilità" di ciò cadrebbe su Ankara. Lo ha dichiarato il presidente francese, Emmanuel Macron, nel corso di una conferenza stampa a Lione. "Condanno con la massima fermezza l'offensiva militare unilaterale in Siria", ha aggiunto Macron. Parigi ha convocato questo pomeriggio l'ambasciatore turco in Francia.
ebraica di Yom Kippur.