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Turchia. Chiedeva processo equo, l'attivista Timtik muore in prigione

Redazione Internet venerdì 28 agosto 2020

Dolore per la morte di Ebru Timtik

Un'avvocata turca detenuta che era in sciopero della fame da 238 giorni per chiedere un processo equo, è morta ieri sera in un ospedale di Istanbul. "Ebru Timtik, membro del nostro studio, è caduta martire", ha scritto su Twitter, Halkin Hukuk Burosu. Arrestata nel settembre 2018 e condannata nel 2019 a 13 anni e 6 mesi di carcere per "appartenenza a un'organizzazione terroristica", Ebru Timtik, che aveva 42 anni, aveva iniziato uno sciopero della fame lo scorso febbraio per chiedere un processo equo. Era rinchiusa nel carcere di Silivri, nei pressi di Istanbul.

Insieme ad Aytac Unsal, suo collega anche lui in sciopero della fame in carcere, Ebru Timtik era membro dell'Associazione degli avvocati contemporanei, specializzata nella difesa di casi politicamente sensibili. Le autorità turche accusano l'associazione di essere legata all'organizzazione marxista-leninista radicale Dhkp-C, il Fronte rivoluzionario della liberazione popolare, un gruppo che ha commesso diversi attacchi ed è considerato "terrorista" da Ankara e dai suoi alleati occidentali.

Ebru Timtik aveva difeso in particolare la famiglia di Berkin Elvan, un adolescente morto nel 2014 per le ferite riportate durante le proteste antigovernative a Gezi nel 2013. Il mese scorso, un tribunale di Istanbul aveva rifiutato di rilasciare Ebru Timtik, nonostante un referto medico indicasse che il suo stato di salute non le permetteva più di restare in carcere.

Analoga richiesta era stata presentata in agosto alla Corte costituzionale, senza successo. Invece di essere rilasciati, Timtik e Unsal sono state trasferite in due diversi ospedali a luglio.

Ebru Timtik, che consumava solo acqua zuccherata, infusi e vitamine durante il suo sciopero della fame, pesava 30 chili al momento della sua morte, secondo i suoi parenti.

Le proteste a Istanbul dopo la morte di Ebru Timtik - Ansa

La morte di Ebru Timtik non ha lasciato indifferente l'Unione Europea: il portavoce della Commissione Peters Stano ha espresso "profonda tristezza". "Lo sciopero della fame di Timtik per un processo equo e il suo tragico epilogo mostrano dolorosamente la necessità urgente che le autorità turche affrontino in modo credibile la situazione dei diritti umani nel Paese e le gravi carenze rilevate nella magistratura turca", ha affermato.

La morte di Ebru Timtik ha sollevato una ondata di proteste e indignazione nel Paese; numerosi i commenti di politici, attivisti, giornalisti e semplici cittadini affidati ai social network. La polizia turca ha tentato di impedire ai sostenitori dell'avvocata Ebru Timtik, di partecipare a un memoriale in sua memoria davanti all'Associazione avvocati di Istanbul. Gli agenti in assetto antisommossa hanno sparato gas lacrimogeni e proiettili di gomma contro la marcia di protesta contro il trattamento dell'avvocata per i diritti umani e altri colleghi, incarcerati e condannati secondo quelli che le organizzazioni per i diritti umani ritengono processi non giusti nè imparziali. Almeno un avvocato è stato fermato, ha aggiunto il quotidiano. "Ebru Timtik è immortale" e Aytac Unsal, attualmente in condizioni critiche per uno sciopero della fame in carcere, "il nostro onore", scandivano i dimostranti.

I funerali dell'avvocata Ebru Timtik - Ansa

Gürsel Tekin, parlamentare del movimento di opposizione Partito popolare repubblicano (Chp) ricorda che il giudice «aveva respinto la richiesta di libertà provvisoria, perché non avrebbe riscontrato pericoli per la sua vita». Senza la legge, aggiunge, “vi è la persecuzione” e l’Akp (il partito di governo del presidente Recep Tayyip Erdogan) pagherà di fronte al Paese e alla storia per i crimini che ha commesso». Il giornalista Ahmet Sik aggiunge che «prima o poi il male finirà» e «quando arriverà quel giorno, non riusciremo a guardarci in faccia per il silenzio di oggi».

Il 7 maggio scorso era morto in cella, dopo 323 giorni di sciopero della fame, anche Ibrahim Gökçek: ultimo componente della band dopo la morte in cella, nel giro di un mese, di Helin Boelek e Mustafa Koçak. Erano tutti componenti di Grup Yorum, formazione musicale e collettivo politico della sinistra rivoluzionaria turca, popolarissimi e da anni nel mirino del governo di Erdogan, che dopo averli perseguitati, incarcerati, torturati, gli aveva anche impedito di tenere concerti.