Nuova legge. Le donne tunisine potranno sposare uomini non islamici
Una donna tunisina
Le donne tunisine potranno finalmente sposare chi vorranno, indipendentemente dalla religione dello sposo. Libertà fino ad ora impedita da una legge del 1973 che vietava loro di sposare uomini non musulmani. Il ministro tunisino della Giustizia, Ghazi Jeribi, ha infatti firmato una nuova norma, annullando così definitivamente il divieto.
Una decisione presa, ha spiegato, perché vietare a una donna di sposare chi vuole non solo va contro alla Costituzione tunisina, ma anche agli accordi internazionali sottoscritti dalla Tunisia. La nuova circolare è una conseguenza diretta del discorso del presidente della Repubblica Beji Caid Essebsi pronunciato il 13 agosto scorso, in occasione della Festa della Donna, nel quale aveva annunciato di voler arrivare all'eguaglianza assoluta dei due sessi come dettato dalla Costituzione con due proposte che hanno fin da subito scatenato una viva polemica nel mondo musulmano, in particolare la bocciatura dell'autorità religiosa di Al-Azhar al Cairo.
La prima è stata la creazione di una commissione delle libertà individuali e dell'uguaglianza incaricata di stilare un rapporto sulle riforme necessarie per arrivare alla parità nel rispetto della Costituzione del 2014 e delle norme internazionali dei diritti umani. L'obiettivo era quello di risolvere in particolare la questione dell'ineguaglianza della donna sul piano ereditario. La seconda proposta era appunto la revisione della circolare del 5 novembre 1973 che impediva alle tunisine di scegliere chi sposare.
L'annuncio giunge all'indomani dell'approvazione da parte del Parlamento della controversa legge denominata di riconciliazione economica, duramente contestata dalla società civile perché ritenuta un ritorno al passato e un tradimento dei valori della rivoluzione del 2011, con la quale si pose fine a circa 23 anni di regime di Zine El Abidine Ben Ali.
La legge prevede un'amnistia per alcuni casi di corruzione risalenti al periodo di Ben Ali: secondo la versione del governo, è un modo per migliorare il clima per gli investimenti nel Paese; secondo opposizione e gran parte della società civile, appunto, un ritorno al passato che allontana la Tunisia dal percorso di transizione democratica.