È salito a 27 il numero dei corpi recuperati al largo di Sfax di immigrati clandestini morti in seguito all'affondamento di due 'carrette del mare'. È questo l'ultimo bilancio fornito dalla Guardia costiera tunisina, secondo quanto riporta l'agenzia di Stato tunisina Tap. I barconi sarebbero affondati uno la notte del 27 marzo e l'altro il 13. Tutte tunisine le vittime, di età compresa tra i 19 e i 43 anni, riferiscono dal reparto medicinal legale di Sfax. Il naufragio risale a lunedì scorso, ma solo oggi il Ministero dell'Interno tunisino ne ha dato notizia. Come al solito poche scarne informazioni affidate ad un comunicato, ma questa volta accompagnate da qualche considerazione, che sembra volere essere anche d'aiuto a chi cercasse di scappare per raggiungere l'Italia.Il naufragio ha, purtroppo, seguito un copione troppo noto. I ragazzi avevano contattato i 'passeur', che ormai hanno messo in piedi una industria dai profitti altissimi. Ma, negli ultimi giorni, le condizioni atmosferiche sono diventate difficili, soprattutto se si affidano le proprie speranze ad una barchetta di legno e soprattutto non si ha alcuna esperienza, senza essere accompagnati da qualche consiglio. Così, dopo essere partiti probabilmente dalla costa di Sfax, dopo qualche ora hanno capito che le barche non ce l'avrebbero fatta, ma era troppo tardi.Le ricerche sono scattate quando una motovedetta, uscita in mare dopo una segnalazione, ha visto i due clandestini superstiti e ad esse hanno partecipato anche mezzi della Marina militare e della Protezione civile.Le indagini, subito scattate, hanno portato all'arresto degli organizzatori di questo viaggio, che hanno ammesso le loro responsabilità. Anche quella, sottolinea il Ministero dell'Interno, di avere ingannato un pugno di giovani disposti a tutti pur di scappare dalla Tunisia. Ingannati, certo, ma anche andati allo sbaraglio, senza nemmeno pensare che se avessero chiesto aiuto - tutti i ragazzi in Tunisia hanno almeno un telefono cellulare - forse il bilancio delle vittime poteva essere più lieve, in questa che rimane una tragedia.