Usa. Russiagate: «Trump voleva licenziare il superprocuratore Mueller»
Donald Trump davanti ai fotografi poco dopo l'arrivo al Forum di Davos in Svizzera (Anhsa)
Alla vigilia della sua partenza per Davos (Svizzera), dove da oggi sarà protagonista del World Economic Forum, Donald Trump si è detto pronto a un interrogatorio sotto giuramento con il procuratore speciale incaricato di guidare le indagini sul Russiagate. Sempre che i suoi legali gli diano il via libera visto che sono loro a trattare i termini della testimonianza.
"Sono impaziente. Mi piacerebbe averlo e vorrei farlo il prima possibile", ha dichiarato il 45esimo presidente americano in riferimento al colloquio con Robert Mueller, l'uomo che sta indagando sulla presunta interferenza della Russia nelle elezioni presidenziali Usa del 2016 e sulla potenziale collusione tra la campagna di Trump e Mosca. Mueller sta anche cercando di capire se Trump abbia ostacolato il corso della giustizia silurando nel maggio 2017 il direttore del Fbi, James Comey, che a sua volta stava indagando sul Russiagate. Sui tempi relativi all'interrogatorio Trump è stato generico: "Direi che si sta parlando di due-tre settimane. Non vedo l'ora, lo farei sotto giuramento, assolutamente".
Sullo stesso tema però, appare potenzialmente esplosiva l'ultima rivelazione del New York Times: citando quattro fonti informate, il giornale afferma che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ordinò lo scorso giugno il licenziamento del procuratore speciale Robert Mueller, salvo poi fare marcia indietro quando il legale della Casa Bianca minacciò di dimettersi piuttosto che dare seguito alla direttiva. Rivelazioni che il presidente, stamani, ha subito bollato come "fake news"
L'episodio raccontato dal Nyt, così come emerge dalla ricostruzione del Nyt, segnerebbe la prima circostanza nota in cui Trump effettivamente tentò di far sollevare Mueller dall'incarico assunto a maggio. Il procuratore speciale - scrive ancora il New York Times - ne è al corrente, avendone appreso negli ultimi mesi, con il proseguire dell'inchiesta in cui sono stati sentiti ex ed attuali funzionari della Casa Bianca. Il giornale riferisce inoltre che, con l'emergere delle prime indiscrezioni di stampa sul fatto che Mueller stesse esaminando l'eventualità che potesse emergere un caso di intralcio alla giustizia nell'ambito del Russiagate, Trump avanzò l'ipotesi di conflitto di interessi per Mueller che lo squalificava dalla guida dell'inchiesta, e con riferimento a tre particolari circostanze: una disputa risalente ad anni fa circa la quota di iscrizione Trump National Golf Club di Sterling, in Virginia, che indusse Mueller allora direttore dell'Fbi a revocare il suo abbonamento.
Trump riteneva inoltre che Mueller non potesse essere imparziale in quanto aveva lavorato per lo studio legale che che aveva in passato rappresentato Jared Kushner, oltre a mettere poi in evidenza che era stato consultato per tornare a dirigere l'Fbi il giorno prima della sua nomina a procuratore speciale a maggio. Dopo aver ricevuto l'ordine del presidente Trump di licenziare Mueller, il legale della Casa Bianca, Donald F. McGahn, si rifiutò di chiedere al dipartimento di Giustizia di sollevare il procuratore speciale dall'incarico, affermando che piuttosto avrebbe rassegnato lui le dimissioni. McGahn disse ad alti funzionari della Casa Bianca che il licenziamento di Mueller avrebbe avuto conseguenze devastanti sulla presidenza di Donald Trump, quindi comunicò che non avrebbe dato seguito alla direttiva salvo le sue stesse dimissioni e allora il presidente fece dietrofront. Interpellato dal New York Times, l'avvocato del presidente, Ty Cobb, ha declinato di commentare.
Intanto, sulla questione immigrazione, il tycoon ha detto che si aspetta che vengano messi a disposizione dal Congresso 25 miliardi di dollari per la costruzione del muro al confine con il Messico e altri 5 miliardi per misure di sicurezza aggiuntive alle frontiere. Contemporaneamente non ha escluso di poter concedere la cittadinanza americana ai dreamers, i giovani immigrati portati negli Usa da bambini da genitori irregolari. Secondo la portavoce Sarah Sanders, la proposta di Trump rappresenta "un compromesso" tale da poter accontentare parlamentari repubblicani e democratici. I giovani sono circa 700mila, anche se i8l provvedimento potrebbe essere esteso a quasi un milione e 800mila immigrati illegali.
Le tutele per i dreamers garantite dall'ex presidente Barack Obama scadranno il prossimo 5 marzo a meno che il Congresso non approvi una nuova legge. Trump ha detto che potrebbe estendere il termine, se non sarà trovato un accordo sull'immigrazione entro quella data, per arrivare ad un'intesa che lui giudica "possibile". L'idea, è quella di un "incentivo" per la cittadinanza, che ai dreamers verrebbe garantita, a detta di Trump, tra 10-12 anni mentre resta il nodo dello status dei loro genitori irregolari. "Non sono mai stato così ottimista sulla possibilità di trovare una soluzione sull'immigrazione grazie a queste forti parole del presidente", ha commentato il senatore repubblicano Lindsey Graham, tra i parlamentari del gruppo bipartisan al lavoro sulla riforma. "Il sostegno di Trump per una strada verso la cittadinanza ci aiuterà ad avere misure più forti per la sicurezza alle frontiere - ha aggiunto Graham - mentre lavoriamo per modernizzare il nostro pessimo sistema per l'immigrazione".