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La provocazione. Perché Musk ha postato su X se stesso e un lavabo nello Studio Ovale

Anna Maria Brogi mercoledì 6 novembre 2024

L'immagine postata da Musk di lui che porta il famoso lavabo nello Studio Ovale della Casa Bianca

«E digeritevi anche questa». Potrebbe essere tradotto così il post di Elon Musk sulla sua piattaforma X la notte scorsa, mentre la vittoria di Donald Trump si faceva sempre più concreta. Citando se stesso, come si addice alla sua personalità istrionica dall'ego smisurato, il geniale inventore di Tesla e Space X, l'uomo più ricco del mondo, ha ri-postato l'immagine che lo ritraeva mentre entrava per la prima volta nella sede del social Twitter tenendo tra le mani un pesante lavabo e ridendo.

Era il 26 ottobre di due anni fa e si era appena comprato Twitter (da lui rinominato X) per la modica cifra di 44 milioni di dollari. Il messaggio era rivolto ai quei dipendenti (erano molti) che storcevano il naso dichiarandosi preoccupati per il futuro della libertà di espressione sul social. Pubblicando un video sulla piattaforma di cui stava per prendere possesso, Musk l'aveva accompagnato alla frase: «Let that sink in» - "fatevene una ragione", "digeritevela", appunto - che è un'espressione idiomatica inglese incentrata sulla parola "sink", che significa "affondare, andar giù" ma anche "lavabo, lavandino". Da qui il gioco con l'immagine di lui, in t-shirt nera e col sorriso smagliante, che irrompe nella paludata sede di Twitter con il suddetto sanitario tra le mani.

Stamani, all'alba italiana, Musk ha fatto il bis. Osannando la vittoria di Trump come la propria - è stato attivissimo nella campagna elettorale del repubblicano, alla quale ha contribuito tra l'altro con una donazione monstre da 75 milioni di dollari -, ha postato su X un fotomontaggio che soprappone quell'immagine di due anni fa di se stesso e il lavandino con una veduta dello Studio Ovale, simbolo del potere decisionale del Commander in Chief. Anche la didascalia è, ovviamente, autocitazione: «Let that sink in». Questa volta il messaggio è riferito all'elezione di Trump a 47° presidente degli Stati Uniti. Ma non è detto che non sia, ancora una volta, autocelebrazione. Come dire: dopo il quartier generale di Twitter, mi appresto a entrare nello Studio Ovale, fatevene una ragione.

Del resto, le prime parole di Trump presidente neo eletto sono state per il più potente alleato. Più che un elogio, un panegirico. Davanti ai suoi sostenitori, il tycoon ha ricordato che il servizio satellitare Starlink ha contribuito a salvare «molte vite» durante l'uragano Helene che ha devastato il sud-est degli Stati Uniti in ottobre: «Ho detto: Elon, ne hanno davvero, davvero bisogno in North Carolina. Puoi farlo? E lui l'ha fatto, così velocemente. È stato incredibile». Trump ha proseguito definendo Musk «un personaggio»: «È un ragazzo speciale, è un supergenio». «Dobbiamo proteggere i nostri geni, non ne abbiamo così tanti», ha insistito.

A dire il vero, finora è stato Musk a proteggere Trump, con il suo social e i suoi soldi. Vedremo come Trump saprà ricambiare. E se nello Studio Ovale ci sarà una poltrona per due.