Usa. Trump licenzia la ministra dell'Interno. «Una stretta sui migranti»
Kirstjen Nielsen con il presidente Trump (Ansa)
Il presidente americano Donald Trump ha annunciato via Twitter l'addio della ministra dell'Interno, Kirstjen Nielsen, mostrando ancora una volta il desiderio di rafforzare la sua politica in materia di immigrazione in un momento in cui il numero di fermi di migranti è in forte aumento al confine con il Messico. «Il segretario dell'Homeland Security, Kirstjen Nielsen sta per dimettersi e vorrei ringraziarla per il suo lavoro», ha scritto il presidente aggiungendo che il suo incarico verrà assunto da Kevin McAleenan, al momento commissario per la difesa delle dogane e del confine. «Ho fiducia che Kevin farà un gran lavoro», ha twittato ancora Trump.
Venerdì scorso il presidente si era recato al confine tra Stati Uniti e Messico, dove ha intenzione di erigere un muro per impedire il passaggio di migranti. Da tempo Trump si lamenta della debolezza delle leggi americane sull'immigrazione scontrandosi con il Congresso per riuscire a finanziare il muro, che rappresenta una delle promesse chiave della sua campagna elettorale del 2016.
La polizia di frontiera stima in oltre 100mila il numero di persone fermate a marzo che hanno tentato di attraversare la frontiera dal Messico; la maggior parte proviene da tre paesi centroamericani: Honduras, Salvador, Guatemala. Si tratta comunque del numero di fermi mensile più alto da circa 10 anni.
La posizione di Nielsen, 46 anni, è apparsa sempre più debole negli ultimi mesi. Era entrato a far parte dell'amministrazione Trump nel gennaio 2017 come collaboratrice del primo segretario all'Homeland Security, John Kelly, per poi succedergli quando era stato nominato capo di gabinetto della Casa Bianca nel luglio 2017. A giugno 2018 la ministra aveva dovuto difendere pubblicamente la politica della separazione delle famiglie di migranti che ha scandalizzato mezzo mondo e a cui lei, inizialmente, non si era mostrata favorevole. Trump aveva poi messo fine alla pratica di separare i bambini dai loro genitori, il cui unico scopo era quello di scoraggiare le famiglie di migranti dall'entrare negli Stati Uniti.
L'opposizione democratica ha immediatamente interpretato l'addio della ministra come un'ulteriore escalation della politica anti-immigrazione dell'amministrazione Trump. «Anche quando le voci più radicali dell'amministrazione non sono più abbastanza radicali per il presidente Trump, è chiaro che ha completamente perso il contatto con il popolo americano», ha dichiarato Chuck Schumer, capogruppo Dem al Senato.
Tutte le "dimissioni" dell'era Trump
Le dimissioni di Nielsen allungano la lista delle tante uscite, in gran parte siluramenti, dall'amministrazione di Trump in poco più di due anni di vita. Ecco un elenco cronologico delle dimissioni più importanti.
Febbraio 2017: dopo appena 23 giorni di mandato si dimette il Consigliere per la Sicurezza nazionale, Michael Flynn, travolto dalle accuse di contatti con i russi per le quali poi nel dicembre dello scorso anno si è dichiarato colpevole.
Luglio 2017: silurato il capo dello staff della Casa Bianca Reince Priebus dopo mesi di gestione caotica della Casa Bianca, al suo posto viene chiamato John Kelly che lascia l'incarico di segretario alla Sicurezza Interna Nielsen.
Agosto 2017: licenziato anche il capo stratega della Casa Bianca, Steven Bannon, che per mesi aveva condotto un guerra intestina con Priebus.
Settembre 2017: lascia il ministro per la Sanità, Tom Price travolto da uno scandalo per utilizzo di aerei privati.
Dicembre 2018: lascia, a sorpresa, l'ambasciatrice all'Onu, Nikki Haley. Trump nomina al suo posto l'ex giornalista di Fox News Heather Nauert, ma poi, di fronte alle polemiche, ritira l'incarico, e non ha ancora fatto una nuova nomina.
Dicembre 2018: in polemica con la decisione di ritirarsi dalla Siria, si dimette il capo del Pentagono, Jim Mattis. Al suo posto il ministro ad interim Patrick M. Shanahan.
Gennaio 2019: lascia il capo dello staff, John Kelly, dopo che anche l'ex generale si è trovato al centro di tensioni e guerre interne alla Casa Bianca. Anche in questo caso Trump dà un incarico ad interim a Mick Mulvaney, capo dell'ufficio Bilancio della Casa Bianca.
Gennaio 2019: coinvolto in un ennesimo scandalo di natura etica, lascia il ministro dell'Interno, che negli Stati Uniti si occupa di ambiente, Ryan Zinke.