Stati Uniti. I democratici attaccano Trump: Session «bugiardo», si deve dimettere
Il segretario alla Giustizia Jeff Session è nel mirino dei democratici: avrebbe mentito sotto giuramento (Ansa/Ap)
Dopo Michael Flynn, anche Jeff Sessions finisce nella bufera per aver nascosto contatti con i russi. La rivelazione sul ministro della Giustizia del presidente americano Donald Trump arriva dal Washington Post, settimane dopo che Flynn si è dimesso da consigliere per la sicurezza nazionale innescando la prima grave crisi nell'amministrazione del repubblicano. Era il 13 febbraio quando Flynn annunciava le proprie dimissioni, chieste da Trump dopo che il WP rivelò che prima di diventare consigliere aveva parlato delle sanzioni verso Mosca con Sergeij Kisljak, l'ambasciatore russo negli Usa, mentendo poi in proposito al vice presidente Mike Pence.
Analoghe le accuse a Sessions: ebbe colloqui con Kisljak prima del voto dell'8 novembre e non lo comunicò durante l'audizione di conferma al Senato. I democratici, tra cui la leader democratica alla Camera Nancy Pelosi, hanno subito chiesto le dimissioni dell'attorney general. «Ha mentito sotto giuramento», ha affermato Pelosi, chiedendo anche la formazione di una "commissione indipendente, bipartisan ed esterna che indaghi sulle connessioni politiche, personali e finanziarie di Trump con i russi".
Secondo le rivelazioni del Washington Post, il ministro della Giustizia Sessions incontrò due volte l'ambasciatore russo a Washington durante la campagna per le elezioni presidenziali del suo Paese, a giugno e settembre dello scorso anno. Riunioni di cui non rivelò l'esistenza nella sua audizione di conferma al Senato, nonostante esse fossero avvenute proprio nel periodo di massima bufera politica per la presunta ingerenza del Cremlino a favore di Trump con attacchi informatici contro i server del partito democratico e la campagna della candidata Hillary Clinton. Il quotidiano ha citato una fonte del dipartimento di Giustizia, poi una portavoce dell'attorney general stesso ha dato conferma del fatto che i colloqui siano avvenuti.
L'audizione in Senato
Al momento dei contatti con Kisljak, Sessions era membro della commissione Servizi armati del Senato. Lui stesso ha reagito alle rivelazioni, affermando che i colloqui siano avvenuti perché egli considerava i contatti con l'ambasciatore una parte del suo lavoro di membro del Congresso e di membro della campagna elettorale di Trump. «Non ho mai incontrato funzionari russi per discutere questioni della campagna. Non so di che cosa si tratti. È falso», ha scritto in una nota. Durante l'audizione al Senato, i democratici chiesero a Sessions: «Se ci fossero prove che qualche membro della campagna ebbe contatti con il governo russo durante questa campagna, cosa farebbe?». Lui rispose: «Non sono a conoscenza di alcuna attività del genere», e aggiunse di "non aver avuto comunicazioni con i russi».
Dai democratici al Congresso sono subito arrivate le richieste di dimissioni. A Pelosi ha fatto coro Elizabeth Warren, diventata nota per le sue posizioni intransigenti verso Trump, che ha twittato: «Questo non è normale. Queste non sono “notizie false”. Questa è una minaccia molto reale e grave per la sicurezza nazionale Usa», «ciò che serve sono soltanto le dimissioni di Sessions». Warren ha inoltre chiesto che un “procuratore speciale” sia incaricato di indagare, proposta appoggiata anche dal senatore repubblicano Lindsey Graham, critico verso Trump.