Medio Oriente. Trump e Musk aprono a Beirut e Teheran la politica estera «parallela»
Donald Trump ed Elon Musk ripresi insieme prima di un comizio elettorale in Pennsylvania
Possibili riposizionamenti e grandi attese in Medio Oriente in vista dell’insediamento del nuovo presidente alla Casa Bianca il 20 gennaio. E Donald Trump e il suo “super consigliere” Elon Musk non perdono tempo.
Secondo il Wall Street Journal, Trump ha «approvato» la proposta di cessate il fuoco per il Libano, illustrata dal ministro israeliano per gli Affari strategici Ron Dermer durante la visita a Mar-a-Lago. Trump avrebbe espresso la speranza che ciò venga fatto prima del suo ingresso nello Studio Ovale. Il piano prevederebbe il ritiro delle truppe e delle armi di Hezbollah dal confine con Israele a nord del fiume Litani, con l'esercito libanese e le forze di peacekeeping Onu come garanti. Intanto Ali Larijiani, consigliere della guida suprema Khamenei – ieri era in visita a Beirut – ha assicurato il sostegno dell’Iran a qualsiasi decisione presa dal governo libanese e dalla «resistenza» del Libano nei colloqui per un cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah. Secondo media locali Hezbollah esaminerà a breve la bozza di cessate il fuoco e riferirà al presidente del parlamento libanese Nabih Berri che ha detto di «valutare seriamente» la proposta.
Grande attenzione all’Iran, per definire nuovi equilibri regionali, anche da parte di Elon Musk che – riferisce il New York Times – lunedì a New York ha incontrato l'ambasciatore iraniano all'Onu Amir Saeid Iravani. Un incontro, avvenuto in un luogo segreto, durato più di un’ora e definito da Teheran «positivo». Segnali di un possibile riavvicinamento fra l’Iran e la nuova amministrazione Trump – dopo che all’inizio della sua prima presidenza il tycoon decise di uscire dall’accordo sul nucleare raggiunto da Obama – vengono rilanciati pure dal Wall Street Journal: il mese scorso l'Iran avrebbe fornito all'amministrazione Biden una garanzia scritta che non avrebbe cercato di assassinare l'allora candidato repubblicano Donald Trump. Un “giro di boa” diplomatico che potrebbe avere ripercussioni anche sull’altro conflitto in corso: «Hamas è pronto a raggiungere un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza se viene presentata una proposta, a condizione che (Israele, ndr) la rispetti» ha dichiarato Bassem Naim, membro di spicco del suo ufficio politico. Naim ha pure invitato «l’amministrazione statunitense e Trump a fare pressione sul governo israeliano per fermare l’aggressione” a Gaza.
Frattanto, sul fronte giudiziario interno a Israele, Tzachi Braverman, capo di gabinetto del premier Netanyahu, dopo essere stato interrogato dalla polizia è indagato con l'accusa di aver alterato documenti relativi al massacro compiuto da Hamas il 7 ottobre. Sono stati concessi gli arresti domiciliari a Eli Feldstein, portavoce per la sicurezza di Netanyahu, principale sospettato della fuga di notizie classificate passate a due media europei nei mesi scorsi.
Proseguono intanto i raid aerei sul Libano. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha chiesto chiarimenti su un raid israeliano che giovedì ha colpito la palestra della base italiana a Shama. Ieri due ondate di attacchi dell’esercito israeliano, dopo aver dato ai civili l’ordine di evacuare, hanno colpito siti di Hezbollah nella periferia meridionale di Beirut. Colpiti pure siti di Hezbollah a Nabatieh, nel Sud del Libano. Un nuovo raid israeliano su Damasco ha provocato sette vittime. Cinque razzi, ha riferito sempre la Difesa israeliana, sono stati lanciati dal Libano verso la zona di Haifa: uno ha colpito un cantiere, ferendo leggermente un uomo. Infine a Gaza cinque civili sono morti per gli attacchi israeliani mentre Hamas ha affermato di aver ucciso tre soldati israeliani a Beit Lahiya, nel Nord della Striscia.