Usa. Trump «doma» il Congresso: la riforma delle tasse è legge
Alla fine di uno sprint legislativo che ha visto i due partiti americani schierati su posizioni diametralmente opposte nella visione del futuro della società americana, l’Amministrazione repubblicana ha ottenuto ieri la sua prima vittoria politica. E il premio è enorme: la più grande riforma fiscale dal 1986, che riscrive le regole per la creazione della ricchezza e la ridistribuzione del reddito nel Paese. Il testo che arriverà, forse già questa settimana, sulla scrivania di Donald Trump per la firma promulgatrice è infatti un pacchetto di misure che influenzeranno (per decenni, salvo ribaltamenti repentini dell’equilibrio politico Usa) non solo l’economia ma anche il rapporto fra le classi americane e l’autonomia dei singoli Stati. La legge, approvata ieri in via definitiva dalla Camera dopo alcune piccole modifiche del Senato, prevede infatti tagli alle tasse per 1500 miliardi di dollari in dieci anni. In base alle analisi dell’ufficio di bilancio del Congresso e di altri centri indipendenti, i maggiori beneficiari saranno le aziende, che godranno di un taglio permanente dell’imposizione fiscale dal 35 al 21% e un regime speciale e vantaggioso per i redditi derivati dall’estero. Una svolta che preoccupa già la Commissione Ue, che ieri ha denunciato queste misure come «discriminatorie» per le imprese europee.
Avvantaggiati anche gli americani più ricchi (soprattutto quelli che compongono l’1% più abbiente della popolazione) che, oltre a una fetta delle imposte, si vedono tolta la tassa sulla successione. A guadagnare saranno anche le aziende immobiliari commerciali, comprese quelle del presidente Usa, che potrebbe ritrovarsi con 22 milioni di dollari in più in tasca grazie alla riforma. La portavoce della Casa Bianca, Sarah Sanders, ha negato ieri la cifra, sostenendo che i cambiamenti costeranno al presidente «un sacco di soldi». Poi ha ribadito che la dichiarazione dei redditi del 2016 del tycoon non sarà resa nota.
La classe media usufruirà di sgravi di varia misura per i primi anni, ma questi scompariranno nel 2025. Allo stesso tempo, però, tutti i contribuenti perderanno la possibilità di dedurre dall’imponibile federale le spese mediche o per i traslochi e, soprattutto, parte degli interessi sui mutui e le tasse municipali e statali. Queste modifiche, secon- do gli esperti, penalizzano soprattutto le famiglie di reddito medio e medio-alto.
Ma la legge non riserva sorprese positive neanche ai 70 milioni di americani i cui introiti cadono al di sotto o vicino alla soglia di povertà. Nessun aiuto è previsto infatti per questa categoria. Non solo. L’eliminazione della deduzione delle tasse locali costringerà le amministrazioni statali a ridurre l’imposizione fiscale e di conseguenza a eliminare molti servizi pubblici (dalla sanità all’istruzione, al trasporto collettivo) e programmi per i più vulnerabili. Il risultato, secondo molti economisti, sarà un aumento della già elevata disuguaglianza economica negli Stati Uniti. La Casa Bianca prevede però che la riforma genererà un tale aumento della ricchezza, grazie agli sgravi per le aziende, da migliorare le condizioni di vita di tutti. Il ministero del Tesoro calcola infatti un Pil medio per i prossimi anni del 2,9%, con picchi del 4%. L’ufficio bilancio del Congresso prevede però una media massima dell’1,9% l’anno. «Al cuore della riforma c’è un enorme aiuto per la middle class», ha detto il tycoon, congratulandosi con i repubblicani per la vittoria. Quindi si è detto certo che «i risultati del nostro lavoro parleranno da soli». È innegabile che, nel 2018, solo una piccola percentuale di contribuenti vedrà le tasse aumentare e questo potrebbe far crescere il gradimento popolare per i repubblicani nelle elezioni di rinnovo del Congresso del prossimo novembre. Ma, come facevano notare alcuni economisti, si tratta di favori acquistati a credito, che porteranno a un deficit federale dai mille ai 1500 miliardi di dollari.
La legge ottiene anche un risultato finora sfuggito all’Amministrazione conservatrice: svuota Obamacare, eliminando l’obbligo per tutti gli americani di acquistare una polizza sanitaria, che ha reso possibile abbassare i costi delle assicurazioni e aumentare di oltre 20 milioni il numero degli assicurati. «Con questo testo abbiamo soppresso essenzialmente l’Obamacare ma troveremo qualcosa di molto meglio», ha promesso ieri Trump.