Usa. Trump choc: «Insegnanti armati, come deterrente»
L'incontro alla Casa Bianca tra il presidente Trump e un gruppo di genitori e studenti della scuola della Florida teatro della strage (Ansa)
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump pensa di armare gli insegnanti delle scuole americane per metterli in condizione di difendere gli studenti nel caso di attacchi omicidi come quello di Parkland in Florida, dove un giovane ex studente della Marjory Stoneman Douglas High School ha ucciso diciassette persone tra studenti e professori. O meglio, come ha precisato lui stesso, Trump pensa di consentire di portare armi a scuola agli insegnanti capaci di usarle. Così si è espresso su Twitter, smentendo di aver detto di voler armare i professori.
«La storia mostra che una sparatoria a scuola dura, in media, 3 minuti. Ci vogliono alla polizia e ai primi soccorritori circa 5-8 minuti per raggiungere il luogo del crimine. Insegnanti/allenatori altamente addestrati, abituati alle armi, risolverebbero il problema all'instante, prima dell'arrivo della polizia. FANTASTICO DETERRENTE!». Ecco dunque la ricetta del presidente Trump, con le sue stesse parole.
Trump ha fatto la proposta durante un incontro con un gruppo di giovani della High School, teatro della tragedia, accompagnati dai loro genitori. Davanti ai ragazzi il presidente degli Stati Uniti ha precisato che i professori seguirebbero uno speciale addestramento preliminare. «Ovviamente, questo si applicherebbe solo agli insegnanti che sanno come maneggiare un'arma».
Trump ha iniziato il suo discorso criticando l'idea delle Gun free zone, le "aree disarmate", perché, ha spiegato, «una zona senza armi per un maniaco è un invito a entrare e attaccare. Ma se ci fossero degli insegnanti capaci di usare le armi da fuoco, questi potrebbero mettere fine all'attacco molto velocemente». Poi, l'idea di armare il venti per cento dei docenti e addestrarli a portare armi nascoste.
Durante l'incontro, Trump ha tenuto in mano un foglietto, una sorta di promemoria, con alcuni punti da ricordare, compreso «io vi ascolto» (già diventato virale sui social). La prima domanda appuntata è «Cosa vorreste raccontarmi di più della vostra esperienza?», la seconda «Cosa possiamo fare per aiutarvi a sentirvi al sicuro?». L'ultima frase è stata: «Vi ascolto».
E mentre alla Casa Bianca si svolgeva l'incontro con i giovani e i cittadini di Parkland, gli studenti americani hanno inscenato proteste di piazza in tutto il Paese per chiedere leggi più severe sulle armi.
L'incontro con studenti e genitori
All'incontro alla Casa Bianca c'erano gli studenti di Stoneman Douglas, i loro genitori e anche i padri e le madri delle vittime di Columbine (1999), Sandy Hook (2012) e altre tristemente celebri sparatorie nelle scuole Usa. Andrew Pollack, la cui figlia di 18 anni, Meadow, è tra le vittime di Stoneman Douglas, ha detto a Trump che è fin troppo facile per persone come Nikolas Cruz (l'assassino 19enne di Parkland) acquistare armi. «Sono qui perché mia figlia non ha voce, è stata uccisa la scorsa settimana, è stata portata via da noi, uccisa nove volte», ha detto il padre a Trump. «Noi, come Paese, abbiamo deluso i nostri figli, non doveva accadere. Proteggiamo gli aeroporti. Proteggiamo concerti, stadi, ambasciate - ha aggiunto Pollack, con la voce piena di rabbia -. Non posso salire su un aereo con una bottiglia d'acqua, ma lasciamo un animale armato entrare in una scuola».
Justin Gruber, quindicenne della Stoneman Douglas High School, ha dichiarato: «Ci deve essere un cambiamento significativo in questo Paese, perché cose come questa non devono mai più accadere. Le persone dovrebbero potersi sentire al sicuro quando vanno a scuola». E Samuel Zeif, che ha perso un caro amico nell'attacco, ha detto che è importante «essere forti per le vittime che non hanno più voce per parlare. Non permetteremo mai che succeda di nuovo. E non capisco perché si possa ancora andare in un negozio e comprare un'arma da guerra».
«Meno armi». Manifestazioni in tutti gli Usa
Da anni, e in particolare dopo la strage di Sandy Hook che, nel 2012 causò la morte di 20 bambini e sei maestri in una scuola elementare, si insiste sulla necessità di controllare la vendita di armi da guerra e di renderla meno facile. Ma la questione non ha mai superato la resistenza dell'industria delle armi e l'idea di autodifesa insita nel II emendamento della Costituzione Usa che permette a chiunque di comprare un'arma per difendersi. Questa volta, però, gli studenti di Parkland hanno giurato di trasformare la tragedia in un punto di svolta. E un po' in tutti gli Stati Uniti si organizzano manifestazioni nelle scuole e nelle città.
Centinaia di studenti sono scesi in piazza davanti al municipio di Minneapolis in Minnesota, e hanno marciato in altre città, tra cui Chicago, la metropoli del Midwest devastata dalla violenza armata. A Washington, altre centinaia si sono radunate fuori dalla Casa Bianca scandendo slogan contro la National Rifle Association (NRA), la potente lobby delle armi e chiedendo a Trump di agire.
Finora Trump - che ha ricevuto un forte sostegno dall'NRA durante la sua corsa alla Casa Bianca - ha mostrato solo piccoli segnali di voler fare qualcosa sul controllo delle armi e della loro vendita indiscriminata. Ad esempio vietare gli accessori che possono trasformare un'arma semiautomatica in automatica ed attuare forme di controllo psichiatrico su chi acquista armi. Ma la proposta di armare gli insegnanti sembra andare in direzione opposta.
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Clinton e Michelle Obama lodano gli studenti
«Ho la più completa ammirazione per gli studenti della Florida». Così su Twitter Michelle Obama loda il coraggio e la forza degli studenti del liceo di Parkland che hanno risposto all'attacco alla loro scuola lanciando un movimento nazionale per il controllo sulle armi. «Come ogni progresso nella nostra storia, la riforma delle armi avrà bisogno di coraggio e resistenza, ma Barack Obama ed io crediamo in voi, siamo orgogliosi di voi e vi saremo accanto fino alla fine», ha aggiunto l'ex first lady.
Anche Hillary Clinton ha lodato, sempre su Twitter, «gli studenti di Parkland che stanno mostrando così tanto coraggio nel battersi per la verità, per il diritto ad essere sicuri nelle proprie scuole». Ed ora «si battono contro questa disgustosa campagna di fango», ha aggiunto l'ex candidata democratica riferendosi alle infondate tesi complottiste che stanno circolando sui siti di destra, che mettono in dubbio che siano veramente studenti i ragazzi che hanno fondato il movimento #neveragain. «La buona notizia - conclude Clinton - è che questo vi renderà solo più forti e battaglieri».