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Usa. Accuse a Trump, chiesta l'archiviazione anche per l'assalto a Capitol Hill

Elena Molinari, New York martedì 26 novembre 2024

Donald Trump e il procuratore speciale Smith

Le accuse di sedizione e sovversione delle elezioni contro Donald Trump stanno per volatilizzarsi. Il procuratore speciale Jack Smith — lo stesso che il presidente designato ha promesso di licenziare non appena entrerà in carica — ha abbandonato la causa, chiedendone l'archiviazione.

«La costituzione impone che questo caso venga archiviato prima che l’imputato si insedi», ha scritto ieri Smith in un fascicolo di sei pagine. L'azione penale intrapresa dal dipartimento alla Giustizia nei confronti di Trump per l’assalto violento al Campidoglio del 6 gennaio 2021 aveva rappresentato un capitolo unico nella storia americana: mai un ex inquilino della Casa Bianca aveva dovuto affrontare accuse criminali federali. Ma la strategia del tycoon di far rinviare il processo il più possibile ha pagato: le udienze non sono iniziate prima delle elezioni e ora la vittoria alle urne rendono il procedimento di fatto nullo. Dopo la rielezione di Trump, infatti, l’ufficio del consigliere speciale si è trovato intrappolato tra «due interessi nazionali fondamentali », come ha scritto Smith: «Da un lato, il requisito della costituzione di non gravare indebitamente sul presidente nell'adempimento delle sue pesanti responsabilità e dall'altro lo stato di diritto secondo cui nessuno è al di sopra della legge». Il primo principio ha trionfato, e Smith e la sua squadra escono di scena: si dimetteranno prima del 20 gennaio prossimo, giorno d’inaugurazione della nuova Amministrazione. I reati di cui Trump è stato incriminato nell’agosto 2023 erano pesanti: complotto per frodare gli Stati Uniti, complotto per ostacolare un procedimento ufficiale (l’ufficializzazione della vittoria di Joe Biden), ostruzione e complotto contro i diritti del pubblico.

Ma il pubblico americano lo ha assolto. Cinquant’anni dopo che Richard Nixon fu costretto dai legislatori di entrambi i partiti a dimettersi dalla presidenza a causa di sospetto comportamento criminale, metà degli elettori americani hanno voluto Trump alla presidenza nonostante le accuse di reati contro la costituzione. Trump ha definito la decisione «una grande vittoria» e il suo portavoce, Steven Cheung, ha sottolineato che «il popolo americano e il presidente Trump vogliono che si ponga fine immediatamente all’uso politico del nostro sistema giudiziario». Già a luglio la Corte Suprema aveva concesso a Trump una prima vittoria nel caso, dichiarando che godeva di parziale immunità. Ma poco dopo un nuovo gran giurì federale aveva incriminato nuovamente il candidato repubblicano con le stesse quattro accuse, sostenendo che le affermazioni fasulle di Trump sulle «frodi di massa» commesse alle urne durante le elezioni del 2020 «non erano supportate, sono oggettivamente irragionevoli » e Trump «sapeva che erano menzognere».

Pubblicamente, Trump non ha mai ammesso che le sue affermazioni fossero false e si è dichiarato non colpevole del caso. Se l’incapacità di perseguire rapidamente Trump ha consentito la sua elezione, la sua elezione sembra ora garantire che non dovrà mai affrontare la responsabilità per gli atti commessi, compresi quelli per i quali è già stato dichiarato colpevole di 34 reati, compresi frode, aggressione sessuale e falso di bilancio. Mentre i due processi federali sono diretti verso una prematura conclusione, infatti, un altro caso di sovversione elettorale nella contea di Fulton, in Georgia, è già di fatto congelato a motivo delle cause mosse nei confronti della gestione delle indagini da parte del pubblico ministero. Trump, inoltre, è stato giudicato colpevole nello stato di New York in relazione al silenzio pagato alla pornostar Stormy Daniels, ma la scorsa settimana la pena è stata rinviata a tempo indeterminato.