Il vertice fra Trump e Conte. Una cabina di regia Usa-Italia sulla Libia
Un’amicizia nata al G7 canadese, dove «io e Giuseppe eravamo i più allineati». Donald Trump non ha dimenticato l’appoggio ricevuto in Quebec dall’allora neo-premier Giuseppe Conte alla sua proposta di riaprire il gruppo dei sette grandi alla Russia. E ieri ha ricambiato il supporto con un’accoglienza calorosa alla Casa Bianca, dove ha espresso il desiderio di più stretta collaborazione con il leader. «Siamo entrambi degli outsider della politica – hanno detto quasi con le stesse parole sia il tycoon sia l’"avvocato degli italiani" – e i nostri sono entrambi governi del cambiamento, scelti dai cittadini per modificare lo status quo e siamo impegnati a realizzare le nostre promesse. Stiamo dimostrando che il cambiamento è possibile».
L’intesa fra i due si è delineata da subito nel capitolo immigrazione, sul quale il presidente Usa ha lodato il primo ministro per la sua difesa dei confini e la sua determinazione nel proteggere le sponde italiane dal terrorismo. «Sono molto d’accordo con quello che state facendo sull’immigrazione legale e illegale», ha esordito Trump, per poi annunciare l’avvio di un nuovo dialogo strategico fra i due Paesi sulla sicurezza nel Mediterraneo e il riconoscimento della leadership italiana sulla Libia e l’Africa settentrionale, come chiesto da Roma alla vigilia del vertice.
Conte, da parte sua, ha ribadito il rischio che «terroristi e combattenti nemici si infiltrino in Europa lungo le rotte migratorie», e ha lanciato l’idea di un «gemellaggio tra Usa e Italia» per la Libia, nel cui contesto ha proposto di organizzare insieme a Trump una conferenza sul Paese africano, che permetta di arrivare a elezioni democratiche. Il capo della Casa Bianca ha assentito, e ha illustrato anche una volta quanto importante sia per lui contenere al massimo gli arrivi di migranti dal confine meridionale Usa. «Non avrò alcun problema a fare scattare una paralisi del governo americano se non otterrò i fondi per potenziare la sicurezza ai confini e costruire il muro tra Stati Uniti e Messico», ha detto il presidente degli Stati Uniti, confermando la minaccia già lanciata via Twitter.
Sul fronte degli scambi internazionali i due leader hanno provato a parlare la stessa lingua. Ma Trump si è lamentato dello squilibrio della bilancia commerciale americana nei confronti dell’Italia. «Ne abbiamo discusso e sono sicuro che troveremo un accordo, voglio aprire nuove opportunità che ridurranno notevolmente il deficit commerciale», ha detto il commander-in-chief, per poi promuovere gli investimenti Usa nel nostro Paese: «È una nazione grandiosa con gente grandiosa e prodotti fantastici. E Giuseppe sa come promuovere e vendere i prodotti italiani», ha ribadito Trump, augurandosi poi che il Tap (il gasdotto trans-adriatico) venga realizzato. «Mi piacerebbe vedere un gasdotto concorrente e spero che ci riuscirai», ha detto rivolgendosi al presidente del Consiglio italiano.
Che ha negato che le posizioni protezionistiche del presidente Usa abbiano creato malumori in Europa, dicendosi d’accordo con il padrone di casa, ad esempio, sulla necessità di riformare l’Organizzazione mondiale del commercio (Wto): «Le regole del Wto sono vecchie da anni: non possiamo ancora considerare la Cina come un Paese emergente e concederle privilegi ingiusti», ha sostenuto. Tuttavia, rispetto ai tre obiettivi di partenza di Conte (Libia, Mediterraneo, garanzie per le imprese - in particolare agroalimentari - che esportano negli States), il risultato sui dazi è solo parziale. «Abbiamo avuto garanzie», fa sapere Palazzo Chigi.
Altro punto comune fra i due capi di governo si è confermata la necessità di mantenere aperto il dialogo con la Russia. Pur ribadendo la necessità di lasciare al loro posto, per il momento, le sanzioni economiche punitive nei confronti di Mosca, entrambi hanno sottolineato che la Russia è un interlocutore fondamentale per la sicurezza globale. «Pensare che la Russia sia lasciata fuori da tavoli negoziali importanti non ha senso – ha detto Conte a fianco dell’inquilino di Pennsylvania avenue –, è chiaro che oggi le sanzioni non possano essere sollevate. Ma la nostra posizione è che il sistema delle sanzioni non colpisca la società civile russa, e che non siano un fine».
E sul punto del dialogo Trump ha fatto un passo in più, assicurando di essere sempre disposto a parlare con chiunque, compresi i leader iraniani. «Incontrerei certamente l’Iran se loro volessero – ha detto –. Sono pronto a vederli quando vorranno. Se mi vorranno incontrare, li incontrerò». Il tycoon ha ribadito la sua soddisfazione di aver sottratto Washington dall’accordo sul nucleare di Teheran siglato dal suo predecessore Barack Obama, ma si è dichiarato disposto a trattare di nuovo, «senza precondizioni», «se si potrà ottenere qualcosa di significativo».
Trump ha sottolineato quindi l’importanza della diplomazia che lo ha portato a organizzare un vertice con il leader nordcoreano, Kim Jong Un, e un altro con il presidente russo, Vladimir Putin, che, ha garantito ancora una volta, è stato «un successo».
Conte gli ha dato ragione: «Da avvocato, posso dire che Trump è un ottimo negoziatore». Il capo della Casa Bianca ha quindi elargito dei consigli al suo ospite: per rilanciare la competitività italiana, deve seguire il suo esempio e ridurre al minimo le regole ambientali e burocratiche che imbrigliano gli affari e rallentano le attività imprenditoriali, oltre che tagliare le tasse.
Conte, almeno il linea di massima, si è detto d’accordo: «Sono invidioso dei numeri della crescita americana, ma sono anche ambizioso di fare tanto, più di quello che si è fatto in passato – ha concluso –. Stiamo preparando alcune riforme strutturali, non vorrei che venisse messa da parte la riforma fiscale, che costituisce una leva per la crescita economica, perché è un fattore di rilancio importante dell’economia, come si è visto negli Stati Uniti. Stiamo anche eliminando burocrazia e zone di corruzione».