Il primo bilancio. Trump, le 3 sconfitte e i 3 successi nei primi 100 giorni
«Pensavo che fare il presidente fosse più facile». L’ammissione con la quale Donald Trump si è affacciato al traguardo dei 100 giorni alla Casa Bianca, che scoccano oggi, sembra illuminare un lato inedito del 45esimo Commander in chief. Un volto più umile, portato a galla da oltre tre mesi di lavoro («molto più di quello che facevo prima») e di responsabilità. O forse no. «Mi dò un 10 – ha aggiunto infatti il tycoon a chi gli chiedeva di assegnarsi un voto – mai nessun presidente prima di me ha fatto così tanto». In realtà i media americani in questi giorni hanno sottolineato come i tribunali federali hanno bloccato i due decreti sull’immigrazione firmati dal nuovo presidente, come il Congresso si è rifiutato di abrogare Obamacare e il Fbi continua a indagare su interferenze russe nelle elezioni di novembre, mentre solo il 44% degli americani dà un voto sufficiente al re del mattone sbarcato aWashington.
Ma per Trump gli articoli negativi sono una prova in più del suo successo: «Quanto più ho risultati – ha scritto su Twitter – tanto più i media mi uccideranno! ». Mentre il magnate newyorkese si prepara a celebrare la scadenza (che ha atteso, poi definito «ridicola», successivamente anticipato con una valanga di comunicati stampa e quindi liquidato come «artificiale») con una «grande» manifestazione in Pennsylvania, si può misurare il suo operato sulla base delle sue promesse. Non delle affermazioni lanciate di prima mattina su Twitter, ma degli impegni che l’allora candidato sottoscrisse in un “Contratto con l’elettore americano”, reso noto a ottobre come un «piano d’azione di 100 giorni per rendere l’America di nuovo grande». Il documento indica 10 obiettivi legislativi che la sfidante di Hillary Clinton prometteva di far approvare dal Congresso. Il primo era «tagli alle tasse epocali per tutti» ed è stato presentato tre giorni fa - 97 dopo l’insediamento dell’Amministrazione. La proposta di ridurre l’aliquota fiscale delle imprese dal 35 al 15% e semplificare la dichiarazione dei redditi, che è stata letta come un regalo agli americani più ricchi, resta dunque un progetto. Il testo non menziona però investimenti di mille miliardi di dollari in infrastrutture: un altro punto del contratto di Trump del quale non si trova traccia neanche nella finanziaria presentata dalla Casa Bianca.
Non si sono ancora viste neanche misure per incentivare la libera scelta scolastica o consentire di dedurre le spese per l’asilo dei figli o la cura degli anziani dalle tasse, come promesso a ottobre. Sono invece approdate al Congresso, che le ha però bocciate pur essendo a maggioranza repubblicana, la riforma per abrogare e sostituire Obamacare, una delle chiavi di volta della campagna del conservatore, e la sua assicurazione di «ricostruire» le forze armate statunitensi. A conti fatti, di dieci promesse, Trump ne ha mantenuta una: ha ritirato gli Usa dal trattato commerciale di libero scambio del Pacifico negoziato dal suo predecessore. L’Amministrazione repubblicana segnala come rispettato anche l’impegno di cacciare dal Paese milioni di immigrati senza documenti. Trump ha infatti aumentato il numero delle deportazioni, prendendo di mira persone che vivono negli Stati Uniti da anni senza precedenti penali. Ma non è riuscito a far approvare dal Congresso il finanziamento del suo «grande muro» al confine con il Messico.
E mentre il mercato azionario ha messo a segno guadagni del 5% dal giorno dell’ingresso di Trump allo Studio ovale, il prodotto interno lordo non ha avuto altrettanta fortuna. I passi falsi compiuti nel tentativo di «fare di nuovo grande l’America» hanno pesato sull’economia americana, che nel primo trimestre dell’anno si è a malapena mossa. Ma se i consumatori e le aziende aspettano certezze probabilmente dovranno attendere ancora. Proprio ieri, 99esimo giorno dell’era Trump, mentre il presidente (non succedeva dal 1983 con Reagan) teneva un discorso al raduno ad Atlanta della National rifle association, la potente lobby delle armi, il Congresso ha approvato in extremis fondi per garantire l’esercizio per un’altra settimana dell’amministrazione federale.
Motivo? La mancata approvazione del bilancio. La sospensione delle attività del governo per ora è scongiurata, ma gli ostacoli verso un sì alla finanziaria restano molti e il tempo scade il 5 maggio. In campagna elettorale Trump aveva promesso che avrebbe «lavorato sodo, non giocato a golf». Dal 20 gennaio ha speso 20 giorni su un campo da golf. I media «assassini», come li definisce il presidente, si sono chiesti allora come sarebbero stati i primi 100 giorni di Hillary. Impossibile saperlo. Ma Politico si spinge a ipotizzare che sarebbero stati caratterizzati da una «noiosa competenza allo Studio ovale».
I SUCCESSI CHE RIVENDICA
PRO-LIFE Stop ai fondi alle ong e Onu in difesa della vita del nascituro
Aveva promesso di difendere la vita e nella sua prima settimana alla Casa Bianca Trump ha bloccato l’erogazione di fondi Usa alle Ong che praticano aborti o forniscono informazioni al riguardo. Il provvedimento, la "Mexico City policy”, era stato introdotto da Ronald Reagan e revocato da ogni presidente democratico dopo di lui. In aprile Trump ha anche chiuso i rubinetti del denaro pubblico destinato al fondo dell’Onu per la popolazione, che sostiene programmi di aborto e sterilizzazione.
IL GIUDICE Solo con l'opzione nucleare la conferma di Neil Gorsuch
La conferma di Neil Gorsuch alla Corte suprema è stata una vittoria per il presidente repubblicano. Ma ha costretto i suoi compagni di partito a far ricorso alla cosiddetta “opzione nucleare”: una modifica in corsa delle regole del Senato che proibisce l’ostruzionismo e consente la conferma di un giudice della Corte suprema con la sola maggioranza semplice. Solo così Gorsuch, che è contrario all’aborto e al suicidio assistito, ha ottenuto il via libera a sostituire il defunto Antonin Scalia.
I CONFLITTI L'attacco «punitivo» a sorpresa con i 59 missili contro Assad
Fra i risultati ottenuti nei suoi primi 100 giorni Donald Trump elenca anche il lancio di 59 missili Usa contro una base siriana. L’attacco a sorpresa ha voluto punire il regime di Bashar al-Assad per l’uso di armi chimiche contro la popolazione civile, che ha profondamente colpito il presidente Usa a livello emotivo. Si tratta però di un successo di facciata, che non è stato seguito da un cambio di strategia in Siria e non ha modificato l’equilibrio di forze nel Paese o in Medio Oriente.
LE SCONFITTE SUBITE
La prima grande sconfitta: l'Obamacare «resiste»
Dopo aver assicurato (67 volte) che abolire Obamacare nei primi 100 giorni di presidenza sarebbe stato “così facile”, Donald Trump ha dovuto arrendersi all’evidenza: “Chi avrebbe detto che la sanità fosse così complicata?”, ha ammesso quando gli stessi deputati repubblicani hanno voltato le spalle alla sua riforma. Uno schiaffo al quale ha cercato di rimediare presentando al Congresso un nuovo disegno di legge. Ma niente da fare. I numeri per un sì non ci sono.
Due decreti bloccati dalle Corti. E sul muro rivio a settembre
Due bandi agli ingressi negli Usa da sei Paesi a maggioranza musulmana e un muro al confine con il Messico. Le soluzioni proposte da Trump per controllare i flussi migratori e la sicurezza dei confini, allo scopo dichiarato di proteggere l’America dal terrorismo, sono per ora falliti. I due “muslim ban” sono stati sospesi da alcuni giudici federali. E l’Amministrazione ha dovuto rimandare il finanziamento del muro per evitare il blocco delle attività di governo minacciato dai democratici.
I conti
Il Pil americano nei primi tre mesi della presidenza Trump è cresciuto al ritmo più debole degli ultimi tre anni, lo 0,7% annuo. E gli economisti puntano il dito verso la Casa Bianca: secondo molti l’incertezza generata dalle prime mosse del presidente (che aveva promesso una crescita del 3%), la paura di un aumento dei prezzi legato alla sua svolta protezionistica e la sua incapacità di far approvare leggi significative al Congresso hanno spinto i consumatori alla cautela.