Sono stati rinvenuti nei
pressi di Halhul, 5 chilometri a nord di Hebron, i cadaveri dei
tre giovani israeliani rapiti il 12 giugno scorso mentre
facevano l'autostop lungo una strada che collega la città
contesa della Cisgiordania a Betlemme: la cittadina dista
appena una decina di minuti in auto dal luogo della sparizione,
e da ieri il suo circondario era diventato teatro di
un'intensificazione delle ricerche da parte delle forze dello
Stato ebraico, come riferito da fonti riservate vicine alla
famiglia di una delle vittime.
Immediatamente è stata indetta una riunione d'emergenza del governo israeliano.
Poche ore prime si erano verificati incidenti nel villaggio cisgiordano di Halhul (Hebron) durante
perlustrazioni condotte da ingenti reparti dell'esercito israeliano impegnati nella ricerca dei tre ragazzi ebrei rapiti.
Israele ha sempre ritenuto che i tre siano stati
catturati da due membri del braccio armato di Hamas, originari di Hebron ed irreperibili anch'essi dallo stesso giorno.
Dal 12 giugno ci sono state decine di perquisizioni casa per casa, continui posti di blocco, massiccio dispiegamento di uomini e droni. Per giorni sono proseguite senza sosta in Cisgiordania le ricerche
. L'esercito ha perlustrato i villaggi di Dura, Samu, Tarqumia, Beit Kahil, fino al villaggio beduino di Ragat, nel Neghev, oltre alla città di Hebron. Alla periferia di quest'ultima erano stati visti per l'ultima volta i ragazzi, Gid-Ad Shayer e Naftali Yaakov Frenkel, entrambi di 16, e Eyal Yifrah, di 19. Rientravano nel proprio insediamento dopo le lezioni alla scuola rabbinica.Il premier Benjamin Netanyhu era stato molto, duro: «Sono stati rapiti da un'organizzazione terroristica. Non c'è alcun dubbio. Siamo pronti ad usare ogni mezzo per riportarli a casa».
Nonostante l'Anp, in questo periodo, abbia cercato di smorzare la tensione con Gerusalemme collaborando
alle ricerche, che hanno portato all'arresto di 12 miliziani palestinesi, tra cui due donne sono in molti a temere una pericolosa escalation nei rapporti tra le due parti.
Il presidente Abu Mazen aveva parlato a lungo della questione anche con il segretario di Stato Usa John Kerry, dato che uno dei adolescenti è un cittadino americano.