Argentina. Alleanza tra il vincitore Fernandez e l'uscente Macri per salvare il Paese
Sta in quella colazione alla Casa Rosada tra il neopresidente Alberto Fernandez, vincitore delle elezioni di domenica, e il suo rivale Mauricio Macri il futuro dell’Argentina, Paese attraversato da una gravissima crisi economica, dove il tasso di povertà ha superato il 35%, l’inflazione, per l’anno che finisce a settembre, ha raggiunto quasi il 38%, mentre il peso, la moneta del paese, ha perso il 70% del valore negli ultimi ventidue mesi.
Il trionfo di Fernandez, che ha ottenuto il 48,04% dei voti, dinanzi al presidente uscente, Mauricio Macri, che ha avuto solo il 40,44%, riporta, infatti, il peronismo al potere in Argentina mentre tutta l'America Latina è scossa da tensioni.
Avvocato sessantenne, ex capo di gabinetto del governo di Nèstor Kirchner, Fernandez prenderà le redini del potere il prossimo 10 dicembre. Il ritorno del peronismo, movimento populista a metà tra socialismo e fascismo, è dovuto soprattutto al risultato impressionante che la formula Fernandez-Cristina Kirchner ha ottenuto nella provincia di Buenos Aires.
Fernandez vince grazie all'alleanza con Cristina Kirchner
L’alleanza con la sua rivale, ex presidente del paese e moglie di un presidente, ha fruttato a Fernandez 16 punti di vantaggio sul ticket Macri-Miguel Pichetto. In un grande evento, nel quartier generale del suo partito, il “Frente de Todos”, mentre i suoi sostenitori lo inneggiavano, Fernandez ha promesso di collaborare con il presidente uscente Macri perchè l'unica cosa che lo preoccupa è che "gli argentini smettano di soffrire una volta per tutte".
Fernandez ha anche chiesto al governo di Macri di essere consapevole di ciò che lascia e di aiutare a ricostruire il Paese dalle "ceneri che ha lasciato". Il neo presidente, però, non ha avuto quasi tempo di godersi il suo trionfo perché ha dovuto subito fare I conti con la reazione dei mercati alla sua vittoria e con la decisione della banca centrale argentina di rafforzare le restrizioni sui cambi, che ha cominciato ad applicare il mese scorso, imponendo un nuovo limite all'acquisto mensile di dollari, 200 per le transazioni bancarie e 100 in contanti.
Oggi nuove misure per rilanciare l'economia
Le misure, che saranno dettagliate oggi, in una conferenza stampa, rimarranno in vigore fino a dicembre e rappresentano una significativa riduzione al limite di 10.000 dollari al mese che Macri aveva annunciato all'inizio di settembre, pochi giorni dopo che il trionfo dell'opposizione nelle elezioni primarie aveva causato un terremoto finanziario.
A garantire la vittoria di Fernandez sono stati la povertà dilagante e l'aumento della criminalità. Macri paga gli effetti della crisi economica nella quale il Paese è sprofondato con il Pil in calo del 3,1% e l’ inflazione al 57,3%. Il motto dell’ex presidente era quello di "riportare l'Argentina nel mondo", ma il suo primo mandato si chiude con un netto peggioramento degli indicatori macro-economici come conseguenza, dicono i critici, delle mancate riforme, senza contare la fuga di capitali e imprenditori.
Fernandez nella perfetta tradizione peronista, ha già annunciato un piano ad hoc contro la povertà nonchè la rinegoziazione del debito a partire dal maxi prestito di oltre 56 miliardi di dollari ottenuto dal Fmi nei mesi scorsi.
Secondo l’analista Raul Aragon, dell’università di Buenos Aires “la Matanza”, la reazione dei mercati “dipenderà molto da come i due candidati interagiscono”. “E’ importante dare subito segnali rassicuranti e, per questo, i due politici devono collaborare”, ha detto Aragon. Fernandez ha dichiarato, durante la campagna elettorale, di voler mettere la parola fine alla polarizzazione che ha sempre diviso la politica argentina tra il suo movimento peronista e i sostenitori del partito Macri, più favorevoli al libero mercato. “Stiamo attraversando un’enorme crisi”, ha detto il neo presidente,“Dobbiamo tutti assumerci le nostre responsabilità per il futuro”.