La guerra oscurata. Il premier Abiy annuncia il ritiro delle truppe eritree dal Tigrai
Il premier etiope Abiy Ahmed si smentisce clamorosamente per la seconda volta in una settimana. Dopo una visita lampo ad Asmara con l'alleato più stretto, il dittatore eritreo Isayas Afewerki, Abiy ha annunciato ufficialmente il ritiro delle truppe eritree dalla regione settentrionale etiope, dove Addis Abeba ha lanciato un'operazione militare lo scorso novembre per cacciare le autorità dissidenti del Tplf, fronte popolare di liberazione del Tigrai, arcinemici dei due leader.
"Durante i colloqui del 26 marzo con il presidente Isaias Afeworki in occasione della mia visita ad Asmara - ha annunciato il primo ministro su Twitter -, il governo eritreo ha accettato di ritirare le truppe fuori dai confini dell'Etiopia. La forza nazionale di difesa etiope prenderà immediatamente il controllo effettivo delle aree di confine", ha aggiunto.
Fino a mercoledì scorso Addis Abeba e Asmara hanno negato per mesi il coinvolgimento dei militari eritrei nel conflitto. Ovviamente la versione ufficiale minimizza la presenza eritrea circoscrivendola alla aree di confine. Abiy, Nobel per la pace 2019, ne ha giustificato la presenza per ragioni di sicurezza nazionale dopo il lancio di missili da parte del Tplf diverse volte contro Asmara. Ma gli Usa, l'Ue, diversi report di agenzie umanitarie, due rapporti di Amnesty International e Human rights watch, numerosi reportage televisivi di diversi network globali da poco autorizzati a entrare nella regione hanno documentato con la raccolta di diverse testimonianze, una presenza molto maggiore dei soldati di Asmara.
Avvenire stesso lo ha scritto fin dalle prime settimane del conflitto (QUI TUTTI GLI ARTICOLI SUL TIGRAI). Secondo Amnesty e Human rights watch i soldati eritrei hanno massacrato e stuprato centinaia di persone a novembre nella città di Axum e a Maryam Dengelat, oltre ad aver compiuto successivamente stragi e saccheggi anche di ospedali e scuole nelle aree di Adigrat e Shire, più vicine al confine. Inoltre sono stati accusati da numerosi testimoni di stupri etnici di indicibile violenza, confermati da diversi medici. Evidenze che hanno indotto il segretario di Stato Usa Blinken, prima delle ammissioni di Abiy a parlare di "pulizia etnica".
I militari di Asmara sono sospettati anche di aver distrutto due campi che ospitavano migliaia di loro connazionali rifugiati nel Tigrai a Hitsats e Shimelba, deportandoli in Eritrea (anche secondo testimonianze dirette raccolte da Avvenire) o uccidendoli sul posto. L'Onu ha confermato che una sua squadra ha raggiunto i due campi, che ospitavano circa 20 mila rifugiati eritrei nello Stato regionale etiope. Il portavoce dell'Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati Boris Cheshirkov ha detto che il personale dell'agenzia ha avuto accesso ai campi trovandoli "completamente distrutti, mentre tutte le strutture umanitarie sono state saccheggiate e vandalizzate". Ciò conferma quanto riportato dalle immagini satellitari e dai resoconti dei rifugiati. Alcuni dei quali avevano dichiarato ad Avvenire che distruzioni e deportazioni sono avvenute tra metà dicembre e i primi di gennaio.
Sempre a gennaio l'Alto commissario Onu per i rifugiati denunciò che di almeno 20 mila rifugiati eritrei non si sapeva più nulla. Michelle Bachelet, Alto Commissario Onu per i diritti umani, dopo aver denunciato a sua volta gli stupri e le violenze sui civili, ha annunciato che condurrà un'inchiesta insieme alla Commissione etiopica per i diritti umani, di nomina governativa, per accertare se sono stati compiuti crimini contro l'umanità.