Etiopia. In Tigrai un giorno importante verso la pace. Oggi previsto il primo disarmo
Il Tigrai ha urgente bisogno di cibo e medicine
Oggi è un giorno importante per la pace in Tigrai. Secondo l’ambasciatore etiope in Kenya Bacha Devele dopo due anni di sanguinosa guerra civile e un mese di tregua firmata a Pretoria le forze di difesa tigrine, controllate dal governo regionale del Fronte popolare di liberazione del Tigrai (Tplf) consegneranno le armi pesanti all’esercito federale.
Una conferma che il disarmo ha preso il via è giunta ieri sera dallo stesso Tplf, con un comunicato diffuso sui social (il Tplf è il partito guida della regione) che affermava che i miliziani tigrini hanno iniziato il ritiro da diverse linee del fronte in conformità con l'accordo di pace.
Un altro segnale distensivo sono le dichiarazioni rilasciate il 2 dicembre dal presidente regionale tigrino Debretsien Gebremichael ai leader religiosi e della società civile, confermando che l’accordo di Pretoria garantisce la sicurezza e la salvezza della popolazione. Dopo due anni di guerra e 15 mesi di blocco degli aiuti umanitari e di black-out energetico e comunicativo, sette milioni di tigrini sono allo stremo.
Fino a una settimana fa erano arrivati a Macallè aiuti per sole 450 mila persone. L'Oms (Organizzazione mondiale della sanità) ha denunciato ieri di non avere avuto ancora libero accesso al territorio per distribuire medicinali.Secondo l’Unicef le condizioni dei bambini tra i sei e i 24 mesi sono molto difficili.
La consegna delle armi pesanti, sarebbe già dovuta avvenire il 17 novembre, ma è stata rinviata per la presenza delle forze eritree sul territorio tigrino. La questione dell’esercito eritreo non è stata risolta dall’accordo di pace in Sudafrica. Dopo aver invaso il Tigrai in accordo con Addis Abeba due anni fa, le truppe asmarine si sarebbero macchiate di massacri di civili, di stupri etnici e saccheggi. Un report del centro di emergenza del Tigrai rilanciato da diverse agenzie di stampa internazionali accusa i soldati eritrei di avere ucciso 111 civili e di aver commesso rapine e saccheggi nel Tigrai orientale tra il 17 e il 25 novembre, con la tregua in vigore.