Etiopia, la guerra oscurata. È arrivato in Tigrai il volo umanitario italiano
L'aereo con gli aiuti appena atterrato
Gli aiuti sanitari italiani a una popolazione sempre più stremata sono arrivati venerdì 16 aprile a Macallè, in Etiopia. Nell'aeroporto del capoluogo del Tigrai è atterrato alle 13 ora italiana un volo umanitario della Cooperazione italiana partito dalla Base di Pronto Intervento delle Nazioni Unite (Unhrd) di Brindisi con un carico di 8 tonnellate di materiale sanitario, di cui 6 tonnellate di farmaci e kit medico-sanitari della Cooperazione italiana e 2 tonnellate di farmaci messi a disposizione dalla Croce Rossa Italiana. Lo ha reso noto la Farnesina.
Il volo umanitario italiano - tra i primi realizzati da parte di donatori internazionali ad atterrare nella regione del Tigrai, predisposto negli ultimi giorni del governo Conte bis dall'ex viceministra degli Esteri Emanuela Del Re e bloccato da intoppi burocratici etiopi - è destinato al rafforzamento delle attività di assistenza sanitaria della Croce Rossa etiopica, a sostegno della popolazione colpita dalle gravi conseguenze umanitarie provocate dal conflitto nella regione iniziato lo scorso 4 novembre. Il presidente della Croce Rossa internazionale Francesco Rocca aveva denunciato nel corso del suo viaggio l'11 febbraio la situazione sanitaria disastrosa della popolazione.
"Questo volo - dichiara la Vice Ministra degli Esteri e della Cooperazione Internazionale Marina Sereni - è un segno tangibile del nostro impegno verso la regione del Tigrai, segnata in questi mesi da un conflitto che ha provocato vittime e sofferenze alla popolazione. Vogliamo alleviare queste sofferenze e a far cessare le ostilità e le violenze". Farnesina e Croce Rossa stanno già predisponendo nuovi voli per fronteggiare una situazione drammatica secondo le agenzie Onu su campo, secondo le quali metà della regione è inaccessibile per i continui scontri tra le forze regionali di difesa tigrine e le truppe federali etiopi e gli alleati, i soldati eritrei ed le milizie Amhara
Intanto l'Etiopia è finita sotto attacco all'Onu per i crimini di guerra commessi dalla coalizione che ha lanciato l'offensiva il 4 novembre per rovesciare il governo regionale tigrino. Mark Lowcock, sottosegretario generale Onu agli Affari Umanitari, ha denunciato mercoledì 14 a New York, al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che la situazione umanitaria nella regione al confine con l'Eritrea è peggiorata, Lowcock ha sottolineato che non ci sono prove del ritiro delle truppe eritree dalla regione settentrionale che era stato promesso a fine marzo dal premier etiope Abiy Ahmed, il quale fino ad allora ne aveva continuamente negato la presenza. Il relatore speciale dell'Onu sulla violenza sessuale nei conflitti armati Pramila Patten ha inoltre dichiarato, sempre in Consiglio di sicurezza, che la violenza sessuale a cui sono sottoposte le donne nel Tigray ha raggiunto "un livello di crudeltà impossibile da comprendere".
Dopo l'incontro, il portavoce dell'Onu, Stéphane Dujarric, ha affermato che "il numero reale degli sfollati è sconosciuto mentre la risposta umanitaria rimane inadeguata".
Dura la reazione degli Usa. L'ambasciatore statunitense all'Onu Linda Thomas-Greenfield ha esortato l'Eritrea a ritirare "immediatamente" le proprie truppe dal Tigrai. "Siamo inorriditi dalle notizie di stupri e altre indicibili e crudeli violenze sessuali che continuano a emergere", ha dichiarato la diplomatica, che ha domandato alle forze eritree di andarsene "immediatamente dall'Etiopia".