Un'ennesima fiammata di violenze
ha scosso oggi la crisi politica thailandese, con scontri tra
polizia e manifestanti anti-governativi che hanno causato
quattro morti e 64 feriti durante un blitz (fallito) delle forze
dell'ordine per riconquistare alcuni siti nella parte antica di
Bangkok.
La battaglia, che dopo settimane di stallo porta a 15 morti e
oltre 650 feriti il bilancio di quasi quattro mesi di proteste,
è scoppiata poche ore prima che la posizione della premier
Yingluck Shinawatra si facesse ancora più precaria, con
un'accusa di negligenza nell'ambito di un'inchiesta sulla
corruzione di un controverso programma di sussidio ai produttori
di riso.
Gli scontri sono avvenuti nella zona di Phan Fa, non lontano
dalla sede del governo che venerdì scorso era stata
temporaneamente "riconquistata" senza violenza dalla polizia,
per poi però tornare sotto il controllo dei manifestanti.
Barricati dietro veri e propri bunker, alcune migliaia di
attivisti monarchico-nazionalisti provenienti in particolare dal
Sud hanno resistito all'avanzata degli agenti.
La dinamica degli scontri è controversa. Secondo la
ricostruzione più condivisa, gli agenti hanno aperto il fuoco
dopo che uno di essi era stato colpito a morte; tra le fila
della polizia è esplosa anche una granata, che ha causato dieci
feriti. Ma per il movimento guidato dall'ex vicepremier Suthep
Thaugsuban, che sostiene dall'inizio di seguire principi non
violenti, l'uccisione di tre manifestanti sta già contribuendo
ad alimentare ancora di più il risentimento verso Yingluck.
Tra i due campi prosegue il muro contro muro senza negoziati,
con Suthep che continua a promettere lo "sradicamento del regime
dei Shinawatra" - in riferimento all'ex premier Thaksin,
fratello di Yingluck e considerato la mente dell'attuale governo
dall'auto-esilio - e la premier che cerca di resistere nella
posizione di primo ministro ad interim, dopo elezioni anticipate
boicottate dall'opposizione, incomplete a causa
dell'ostruzionismo dei manifestanti e verosimilmente (il
risultato non è ancora stato annunciato) stravinte dal suo
partito.
Da oggi la posizione di Yingluck rischia però di essere
ancora più in bilico dopo che l'Agenzia nazionale
anti-corruzione l'ha accusata di negligenza in merito al
programma governativo di sussidio ai risocoltori, una politica
di prezzo d'acquisto maggiorato rispetto a quello di mercato che
ha creato una voragine nel bilancio statale a favore delle
campagne del nord-est, lo zoccolo duro del suo elettorato.
Contro Yingluck verrà quindi iniziata una procedura di
impeachment che potrebbe portare alla sua caduta. Non è un
mistero che l'establishment tradizionale, col suo essere
Bangkok-centrico e il suo sentirsi un difensore della monarchia
dalle ambizioni di potere di Thaksin, sia ostile all'attuale
esecutivo; lo sanno anche i manifestanti, che sperano in un
intervento dell'esercito o della magistratura per poi istituire
un "Consiglio del popolo" non eletto che cancelli l'impronta dei
Shinawatra.
Se tale epilogo non è da escludere, nel frattempo il
prolungarsi della crisi sta esasperando gli animi da entrambe le
parti; il centro moderno di Bangkok continua a essere un bivacco
dei manifestanti, creando notevoli disagi alla circolazione. In
tale contesto, ulteriori esplosioni di violenza sono purtroppo
probabili.