Il rapporto. «Sahel e Africa occidentale: ecco l'epicentro del nuovo terrorismo»
L'assalto all'ambasciata francese nella capitale del Burkina Faso, Ouagadougou, durante l'ultimo golpe del gennaio 2022 che ha spianato la strada all'ulteriore esplosione del jihadismo nel Paese e della penetrazione russa
Se la fonte non fosse autorevole, scapperebbe da dire che il rapporto ha evidenziato solo una situazione ormai nota da anni. E la dovizia di dati forniti dai ricercatori non fa che confermare quello che molti "Don Chisciotte della geopolitica" evidenziano da oltre tre anni, o addirittura da quando il Daesh (alias Isis) era stato praticamente dichiarato defunto dagli Stati Uniti: la regione africana del Sahel, nella parte nord-occidentale del Continente, ha registrato il maggior numero di morti legate al terrorismo lo scorso anno ed è considerata ormai "l'epicentro del terrorismo" jihadista globale. In Africa subsahariana, Medio Oriente, Nordafrica e Asia meridionale, insieme, si sono registrate circa il 94% di tutte le morti per terrorismo nel 2023. Tuttavia la sola Africa subsahariana rappresenta il 59% di tutte le vittime secondo quanto riportato nell'annuale Global terrorism index, l'Istituto per l'economia e la pace (Iep, think tank globale con sede a Sydney in Austrealia).
Secondo l'Istituto per l'economia e la Pace (Iep) la regione del Sahel ora rappresenta quasi la metà di tutte le morti per terrorismo a livello globale. Qui, infatti, è stato registrato un drammatico aumento della violenza, con un numero di morti aumentato di trenta volte dal 2007. 2L'epicentro del terrorismo si è' ormai definitivamente spostato dal Medio Oriente alla regione centrale del Sahel, nell'Africa sub-sahariana", si legge infatti nel rapporto annuale. Nel Sahel sono particolarmente attivi lo Stato Islamico (Isis) e Jamaat Nusrat Al-Islam wal Muslimeen (Jnim), gruppo quest'ultimo legato Al-Qaeda.
Criminalità' organizzata e terrorismo, nel Sahel, si sono uniti con gruppi e alleanze complesse che alimentano economicamente l'esistenza di entrambi i fenomeni: le organizzazioni terroristiche generalmente si integrano alla criminalità organizzata o forniscono protezione e passaggi sicuri per i traffici illeciti di droga, armi, esseri umani e metalli preziosi.
Il Burkina Faso è il Paese dell'area saheliana che ha sofferto, e che sta soffrendo, di più, con un numero di vittime in aumento di quasi il 70% dal 2007 a oggi, nonostante il calo del numero complessivo degli attacchi. Domenica scorsa gli ultimi attacchi, a una comunità cristiana e a una moschea. Almeno 15 fedeli erano stati assassinati e due feriti nel raid sferrato da jihadisti all'interno di una chiesa cattolica a Essakane, nella regione di Timbuctù, mentre veniva celebrata la Messa. Poco dopo decine di musulmani erano stati colpiti a morte in una moschea di Natiaboani, nella parte orientale del Burkina Faso.
Il fenomeno del terrorismo - spiega il rapporto - è peggiorato però anche nei Paesi vicini: Mali e Niger: va ricordato che Mali, Niger e Burkina Faso sono ugualmente guidati da un governo militare e godono di appoggi interni ed esterni da parte del Cremlino che ha lentamente scalzato dalla regione i rimasugli post-coloniali francesi.
Lo scorso anno, a livello globale, le morti causate dal terrorismo sono aumentate del 22% a 8.352, il livello più alto dal 2017, e l'impatto del terrorismo è diventato sempre più concentrato, con dieci Paesi che rappresentano l'87% del totale dei decessi legati al terrorismo. Oltre il 90% degli attacchi terroristici e il 98% delle morti per terrorismo nel 2023 si sono verificati in zone di conflitto, sottolineando il forte legame tra conflitto e terrorismo. Il terrorismo non è tuttavia la forma di violenza più mortale del mondo: i conflitti armati provocano nove volte più vittime del terrorismo, anche se questo ha un impatto psicologico e sociale particolarmente forte, destinato a traumatizzare gruppi sociali interi.