Mondo

Londra. Terrorismo e islamofobia: due facce dello stesso odio

Elisabetta del Soldato martedì 20 giugno 2017

La premier May alla moschea di Finsbury Park (Ansa)

È una società sempre più divisa quella che si trova a gestire la premier britannica Theresa May, e non c’è dubbio che «l’islamofobia sia un sentimento alimentato anche dalla Brexit», commenta Julie Pascoet del centro antirazzismo europeo Enar. «Dopo la campagna per l’uscita dall’Europa – spiega – abbiamo assistito a un deterioramento della situazione e a episodi sempre più frequenti di odio e intolleranza». Non sorprende dunque che l’attacco a Finsbury Park sia stato celebrato su diversi siti di estrema destra. «L’attacco è un vero e proprio segno di speranza », si leggeva ieri sulla pagina di un gruppo di suprematisti bianchi che esaltavano l’aggressione contro la comunità islamica. Mentre i seguaci di Britain First, un altro gruppo di estrema destra, definivano «un grande eroe » l’aggressore.

In un Paese messo in ginocchio dalla violenza, quello di Finsbury Park è il quarto attacco terroristico in quattro mesi, dopo quelli di Westminster, Manchester e London Bridge. È urgente, ora, trovare soluzioni per sradicare l’estremismo e l’ideologia dell’odio. Ieri, durante una riunione d’emergenza tenuta a Downing Street, la premier Theresa May ha ammesso per la prima volta che il governo «deve rivedere la strategia di lotta al terrorismo, in modo che le forze di sicurezza abbiano le risorse di cui necessitano». May ha poi annunciato che creerà una nuova commissione sull’estremismo e ha tenuto a precisare che la lotta del governo sarà contro «ogni forma» di estremismo, non solo quello islamico.

«Gli eventi di ieri sera – ha detto – ci ricordano che terrorismo, estremismo e odio assumono forme diverse, ma la nostra determinazione deve essere la stessa, chiunque sia il responsabile». Assediata su tutti i fronti e sommersa da una pioggia di critiche – nelle stesse ore in cui le vittime dell’incendio della Grenfell Tower salivano a 79 – May deve trovare ora tutto l’appoggio necessario se vuole sopravvivere a questa crisi senza precedenti.

L’opposizione in casa non le dà tregua, e anche a Bruxelles, ora che sono cominciati i negoziati per la Brexit, è previsto che i colleghi non le renderanno la vita facile. Come se non bastasse, ieri, dopo essersi recato alla moschea di Finsbury Park per pregare accanto ai fedeli, il leader laburista Jeremy Corbyn ha insinuato di nuovo che se May fosse disposta a cedere il timone lui sarebbe pronto a prenderlo al volo.

Nonostante si trovi in una posizione di debolezza, o forse proprio per quello, May è tornata a mostrare le maniere forti, dichiarando che «negli scorsi anni è stata garantita troppa tolleranza verso l’estremismo, di qualsiasi matrice, inclusa l’islamofobia», e che ora «è giunto il momento, una volta per tutte, di sradicare estremismo e l’ideologia di odio, sia nella società che su internet».

Per fare questo avrà bisogno anche dei colleghi europei, che in questo momento non vedono di buon grado la Hard Brexit che May vorrebbe imporre senza troppi compromessi, vale a dire l’uscita dal mercato comune e la chiusura dei confine. Ed è proprio la questione dei confini che rischia di affondare May. «I dati della Metropolitan Police – conclude Pascoet – mostrano un aumento dei crimini d’odio in Gran Bretagna, dalla violenza razzista ai commenti online. Su questo ha sicuramente inciso una campagna, quella per la Brexit, incentrata sui problemi derivanti dall’immigrazione».