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IL VOTO IN IRAN. Teheran, urne «piene» tra disordini e accuse

  venerdì 12 giugno 2009
Tensioni e affluenza record alle urne. Sono questi i due principali elementi che emergono al termine della giornata di elezioni presidenziali in Iran, un voto sotto gli occhi del mondo a causa delle forti implicazioni geopolitiche che esso contiene. Le prime rilevazioni - a urne ancora aperte, visto che la chiusura è stata posticipata di due ore - si parla di un'affluenza record, intorno al 70%. Lo ha riferito un membro del Consiglio dei guardiani della costituzione. Gli aventi diritto al voto sono 64,2 milioni.Il candidato indipendente alle presidenziali iraniane, il "moderato" Mir Hossein Mousavi, ha denunciato numerose irregolarità in diversi seggi elettorali di Teheran dove non hanno avuto accesso gli osservatori. Secondo il capo dei supervisori, Alì Akbar Mortazaminpour, "in più del 40% dei collegi della capitale non ci sono osservatori a causa della confusione creata presumibilmente dal ministero dell'Interno". Sembra che molti dei delegati di Mousavi e di un altro candidato, Mehdi Karrubi, non hanno potuto esercitare le proprie funzioni. Mortazaminpour ha anche denunciato che "la commissione elettorale ha stampato oltre 7 milioni di schede elettorali in più del necessario".Alcuni incidenti si sono verificati nella capitale: degli sconosciuti hanno lanciato fumogeni contro la sede elettorale dello stesso Mousavi. Ci sono stati attimi di panico tra i presenti nell'edificio nel quartiere di Queitarieh, a nord di Teheran, ma nessuno è rimasto ferito. Nelle elezioni del 2005, vinte dall'attuale presidente Ahmadinejad, aveva votato il 60% degli elettori iraniani. Nel caso in cui nessuno dei candidati raggiunga il 50% al primo turno, si terrà un ballottaggio fra i primi due il 19 giugno. Se Ahmadinejad verrà sconfitto sarà la pima volta che un presidente deve lasciare l'incarico dopo i primi quattro anni di mandato.