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Afghanistan. I taleban: «Le donne non possono lavorare per l'Onu». Guterres protesta

Redazione Esteri martedì 4 aprile 2023

La stretta dei taleban si fa sempre più forte nei confronti delle donne

I taleban alzano ancora il tiro. La Missione Onu nel Paese (Unama) non potrà più impiegare personale femminile. Dal 24 dicembre, l'Emirato ha vietato alle organizzazioni nazionali e internazionali di assumere donne. Una deroga, tuttavia, era stata concessa all’Onu e agli enti attivi nell’ambito della salute. Il dietrofront ha colto l’Unama di sorpresa anche perché, al principio, non è stato comunicato in modo ufficiale.

Un gruppo di funzionarie sono state improvvisamente bloccate da agenti locali mentre lavorava nella provincia di Nangarhar. Quando le Nazioni Unite hanno chiesto spiegazioni è stata comunicata loro la cancellazione della deroga.

La decisione ha scatenato forte preoccupazione. Per prima cosa, subito dopo l’arresto, l’Unama ha ordinato ai propri dipendenti di interrompere le attività per 48 ore per ragioni di sicurezza. Poi, quando il divieto è stato ribadito da parte dei taleban, i vertici delle Nazioni Unite hanno replicato che questo rischia di paralizzare l’attività umanitaria perché gli uomini non possono portare assistenza ad altre donne in difficoltà.

A stretto giro è stato organizzato un incontro tra i funzionari delle Nazioni Unite e le autorità talebane per ottenere "chiarezza" sul nuovo divieto.

Sono circa 3.900 le persone che lavorano per le Nazioni Unite in Afghanistan, di cui 3.300 cittadini, e tra questi dipendenti ci sono circa 600 donne, di cui quasi 400 afghane.

Il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres "condanna fermamente" la decisione dei taleban. "Questa è una violazione dei diritti umani fondamentali inalienabili delle donne. Viola inoltre gli obblighi dell'Afghanistan ai sensi del diritto internazionale e il principio di non discriminazione, che è un principio fondamentale alla base della Carta delle Nazioni Unite".

Guterres ha esortato i taleban a "revocare immediatamente la decisione e tutte le misure che limitano i diritti delle donne e delle ragazze al lavoro, all'istruzione e alla libertà di movimento".