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Le elezioni. Ora pure la Svezia è tentata dal sovranismo

Vincenzo Savignano sabato 8 settembre 2018

Dopo 101 anni, la Svezia svolta a destra? È la domanda più diffusa sui media nazionali ma anche su quelli tedeschi che tradizionalmente e storicamente definiscono gli scandinavi “fratelli”, per il modo simile di concepire la vita. Non solo: li vedono come un modello a cui ispirarsi per l’attenzione all’ambiente e il livello del loro Stato sociale. Ma negli ultimi anni a Stoccolma e dintorni tante cose sono cambiate.

E le elezioni di questa domenica, 10 settembre, per il rinnovo del Riksdag, il Parlamento svedese, potrebbero avviare un vero e proprio terremoto politico nel Paese scandinavo. Il principale artefice della possibile svolta populista e nazionalista è il trentanovenne Jimmie Akesson. Leader degli Svedesi Democratici (Sd), ha incentrato tutta la sua campagna elettorale sulla difesa dei valori tradizionali e conservatori. E ieri il politico ha ricevuto minacce di morte. «Speriamo che queste non siano reali ma attendiamo l’analisi del Säpo, i servizi di intelligence svedesi», ha spiegato un portavoce del partito, Oskar Cavalli-Björkman.

I media locali hanno riportato una copia della lettera di intimidazione su cui si noterebbero dei simboli del Daesh. «Ti decapiteremo se non ti ritiri dalle elezioni», si legge sulla copia della missiva, che contiene pure minacce ai figli di Akesson. Il suo cavallo di battaglia è stato un’aspra critica alle politiche migratorie dei governi socialdemocratici e moderati degli ultimi anni. «Non possiamo continuare ad accogliere migranti. Siamo un Paese di 10 milioni di abitanti. In tanti hanno cambiato strategia sulle politiche migratorie, anche la Germania», ha spiegato Akesson alla Süddeutsche Zeitung.

Tra la fine del 2015 e l’inizio del 2016, dopo l’apertura delle frontiere da parte della Germania, in Svezia sono arrivati più di 200mila migranti. Successivamente il governo di Stoccolma ha deciso in più di un’occasione di chiudere i confini e, negli ultimi due anni, ne sono giunti solo 50mila. «Ma il danno ormai era stato fatto», ha aggiunto Akesson che vede nella migrazione una delle maggiori cause del declino del sistema sociale svedese. Dal 2016, si è registrato un aumento preoccupante della violenza di strada e la moltiplicazione di aree urbane, preda della criminalità comune e organizzata.

Tra il 14 ed il 16 agosto a Göteborg, Stoccolma e Malmö sono state bruciate almeno 90 auto. I roghi hanno spaventato opinione pubblica e mondo politico. Tre giovani dai 16 ai 21 anni sono stati fermati, uno dalla polizia turca subito dopo essere volato a Istanbul. È stata avanzata anche l’ipotesi del terrorismo islamico. Ma non si esclude un inizio di rivolta sociale motivata dalle disuguaglianze economiche di certe periferie. «Trattateci come animali e ci comporteremo come animali », ha dichiarato un giovane mascherato in un video diffuso dal giornale Expressen. Secondo il quotidiano di Stoccolma, la preoccupazione legata agli effetti dell’immigrazione, all’aumento della criminalità violenta e al peggioramento delle condizioni di vita stanno ridefinendo il panorama politico del Paese.

Negli ultimi mesi, la Sd di Akesson ha visto aumentare rapidamente i propri consensi nei sondaggi, puntando tutto su un piano di espulsione dei migranti e su un referendum per uscire dall’euro. Akesson ha anche promesso di destinare i soldi attualmente spesi per l’accoglienza dei rifugiati nel sistema sanitario nazionale. Il Welfare, oggi in crisi, resta la vera priorità degli elettori svedesi, abituati ad un sistema sociale per molto tempo modello di riferimento mondiale. Sulle inattese difficoltà sociali ed economiche del Paese stanno facendo leva gli Svedesi Democratici, il partito nazional-polulista, secondo gli ultimi sondaggi, si attesta attorno al 20 per cento, 19,8 per cento.

Il Partito socialdemocratico dei lavoratori, (Sap) guidato dall’attuale premier Stefan Lofven, sempre secondo l’ultima rilevazione, è al 24,3 per cento. Mentre il Partito moderato di centrodestra, partito liberal- conservatore tradizionale è più indietro, al 17,5 per cento. Quest’ultimo, guidato da Ulf Kristersson, ha governato tra il 2006 e il 2014, e, insieme alla sinistra,, ha condiviso l’apertura all’immigrazione degli scorsi anni. Lofven e Kristersson hanno sempre detto no ad alleanze con i populisti di Sd e non hanno escluso una coalizione o un governo di minoranza per fronteggiare l’ascesa della destra.