Usa. Nella campagna elettorale americana fa irruzione il suprematismo bianco
Due giorni dopo che la sparatoria nella sinagoga in California, dove è rimasta uccisa una persona e ferite altre tre, è stata definita dal Fbi un «atto motivato dall’odio antisemita», «perpetrato da un neo-nazista», il dibattito sulla crescita dell’estremismo di destra è diventato ufficialmente un tema politico.
In realtà era stato l’ex vice-presidente democratico Joe Biden a catapultare il suprematismo bianco in campagna elettorale 24 ore prima prima dell’assassinio, in modo quasi preveggente. Nel video che ufficializzava la sua candidatura alla Casa Bianca per il 2020, l’ex numero due di Barack Obama denunciava infatti la presunta «tolleranza» di Donald Trump per il cosiddetto suprematismo bianco, a partire dalla sua definizione di «ottime persone» dei membri di un corteo neo-nazi del 2017 a Charlottesville che aveva provocato la morte di una donna.
Ieri si sono moltiplicate le accuse all’Amministrazione e al presidente di incoraggiare con le sue invettive contro gli immigrati un movimento estremista che, secondo gli esperti, ha visto i suoi adepti aumentare esponenzialmente negli ultimi dieci anni. È difficile dimostrare che, come sostengono molti parlamentari e candidati democratici, le parole usate dal capo della Casa Bianca per descrivere gli immigrati o i musulmani possano essere viste come incitazioni alla violenza o fornire una «copertura politica» ai neo-nazisti. Osservando i dati, però, è innegabile che l’Amministrazione abbia decimato i fondi per le agenzie governative che monitorano e contrastano le associazioni ispirate alla purezza della razza o storicamente legate al Ku Klux Klan.
Il budget della Task Force del dipartimento per la Sicurezza nazionale contro l’estremismo violento è passato da 21 a 3 milioni di dollari in pochi anni, mentre un’unità dell’intelligence incaricata di combattere il terrorismo domestico è stata del tutto eliminata. E questo considerando che nel 2017 il Fbi concludeva che i suprematisti bianchi tra il 2000 e il 2016 hanno ucciso più americani di «qualsiasi altro movimento estremista nazionale». Sempre secondo fonti governative, nel 2018, gruppi della destra violenta hanno ucciso 49 persone in «crimini motivati dall’odio e dal razzismo». Erano stati 18 l’anno prima.
Ieri si è appreso che John Earnest, l’attentatore alla sinagoga di Poway, nella contea di San Diego, che ha rifiutato ogni accostamento a Trump, ha scritto nella sua lettera-manifesto di essersi ispirato a Brenton Tarrant, l’assassino delle moschee di Christchurch in Nuova Zelanda, e a Robert Bowers, l’autore della strage di ottobre in una sinagoga di Pittsburgh. In serata, poi, le autorità hanno fatto sapere di aver sventato una serie di attentati nell’aerea di Los Angeles. I federali hanno arrestato un veterano americano, convertito all’islam, che voleva vendicare proprio la strage di musulmani a Christchurch. Altro veleno nel fiume dell’odio.