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Regno Unito. Ribellione in casa Tory: le legge per l'online è troppo «soft»

Silvia Guzzetti venerdì 13 gennaio 2023

Westminster dibatte una nuova controversa legislazione online

E’ l’emendamento che potrebbe rappresentare la prima sconfitta parlamentare, la prossima settimana, per il premier britannico Rishi Sunak. A ribellarsi sono trentasei parlamentari del suo stesso partito conservatore che chiedono che la nuova legislazione sull’online, l’ “online safety bill”, preveda la prigione per i dirigenti ai vertici delle società di tecnologia che non proteggono i minori da contenuti violenti o da materiale sessuale non appropriato finito online. La nuova normativa punta anche ad evitare che gli adolescenti vengano adescati online e travolti da materiale dove si istiga al suicidio, si promuovono anoressia e bulimia e si diffondono abusi sessuali su minori ed è arrivata a Westminster, per la prima volta, a marzo dello scorso anno quando premier era ancora Boris Johnson. La prima versione, che è stata più volte modificata, prevedeva già il carcere per i dirigenti delle società più importanti che era stato poi sostituito da multe salate. Il voto alla Camera dei Comuni sarà martedi 17 gennaio, prima di un lungo tragitto ai Lords dove la normativa verrà scrupolosamente discussa.

La legge rimane, tuttavia, controversa. Secondo alcune associazioni per la difesa dei "diritti civili digitali" come Open Rights Group le grandi società di tecnologia otterrebbero troppi poteri di autocensura dal momento che verrebbe chiesto loro di chiarire, nelle clausole legali dei loro siti, quali materiali ritengono accettabili da mettere online e quali si impegnano a rifiutare. Insomma le “big tech” sfuggirebbero a controlli esterni e verrebbe lasciato loro il privilegio di auto controllarsi. Una delle conseguenze sarebbe che il dovere di monitorare se i contenuti online infrangono la legge non toccherebbe più a polizia, giudici e parlamento ma alle società tecnologiche stesse.