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Le guerre dimenticate. Due mesi dopo in Sudan si muore ancora nel silenzio

Fabio Carminati giovedì 15 giugno 2023

Il dramma negli occhi di una donna sudanese sfollata in Chad

Due mesi dopo, la violenza in Sudan sembra non aver toccato ancora il fondo. Nel silenzio del mondo, nel disinteresse dei media il Paese chiave della regione centro-orientale del continente africano sta sprofondando. "Violenti scontri dentro e intorno ai campi per gli sfollati nel Nord Darfur hanno ucciso oltre 100 persone e ci sono notizie scioccanti di orribili violenze sessuali contro donne e ragazze”, ha scritto su Twitter l'Alto comissario Onu per i diritti umani Filippo Grandi: "La situazione peggiorerà a meno che le parti in conflitto non accettino di porre fine a una lotta che sta distruggendo il Sudan". L'esercito di Khartum ha invece accusato i paramilitari delle Forze di supporto rapido (Rsf) di aver ''rapito e ucciso'' il governatore del Darfur occidentale, Khamis Abakar. Poco prima del sequestro Abakar aveva accusato le Rsf di ''genocidio''. L'omicidio ha aggiunto un "nuovo capitolo" al "record di barbari crimini" delle Rsf contro l'intera popolazione sudanese, ha dichiarato l'esercito su Facebook, definendo quanto avvenuto un "atto brutale".

Il fumo si alza dalla periferia della capitale sudanese Khartum - Reuters

I morti sono quasi novecento

Oggi sono due mesi dallo scoppio del conflitto tra l'esercito regolare sudanese e il gruppo dei parlamilitari. le parti hanno rispettato di fatto solo una delle oltre dieci tregue concordate in questi due mesi in cui diverse organizzazioni denunciano la morte negli scontri di quasi mille civili. "Almeno 866 persone sono infatti morte e altre 6.083 sono rimaste ferite in Sudan dall'inizio dei combattimenti", secondo quanto riportato martedì dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms). I dati dell'agenzia Onu sono aggiornati al 6 giugno e sono stati forniti all'Oms dal Ministero della Sanità sudanese, che ha evidenziato anche la situazione nella capitale Khartum, con 230 morti e 3.508 feriti. Queste cifre differiscono invece da quelle fornite ieri dal Sindacato dei medici sudanesi, che ha quantificato in 958 il numero dei civili uccisi e ha affermato che più di 4.746 cittadini sono rimasti feriti in questo periodo, anche se questo conteggio non include "un gran numero di vittime" nella parte occidentale del Paese.

Sono 2,2 milioni gli sfollati e i profughi del conflitto sudanese - Reuters

Gli sfollati e i rifugiati

Le persone che sono state costrette a fuggire dalle loro case per lasciarsi alle spalle la violenza supero invece i due milioni: secondo l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim), sono quasi 2,2 milioni. Di questi, circa 1,67 milioni sono sfollati interni e hanno lasciato la capitale per altri Stati in cerca di sicurezza, mentre altre 528.000 persone, tra rifugiati, richiedenti asilo e rimpatriati, hanno attraversato i Paesi vicini, secondo l'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr-Acnur).

Gli stupri di massa

La violenza sessuale legata ai conflitti preoccupa chiaramente anche le organizzazioni della società civile, che hanno segnalato un aumento dei casi di violenza di genere, in particolare di violenza sessuale e rapimenti di donne e ragazze. Il 9 giugno, l'Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (Ocha) ha confermato almeno 12 casi di violenza sessuale contro 37 donne dall'inizio del conflitto in Sudan, il 15 aprile, pur rilevando che la cifra potrebbe essere più alta a causa della paura delle vittime di denunciare formalmente queste aggressioni.

L'esultanza di un miliziano delle Forze di reazione rapida che si oppongono all'esercito regolare - Reuters

Bambini senza famiglia

L'Unicef ha indicato che più di 13,6 milioni di bambini hanno bisogno di aiuti umanitari urgenti, mentre il Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) ha messo in guardia sulla situazione dei bambini senza famiglia, dopo che la settimana scorsa più di 280 bambini, di età compresa tra uno e 15 anni, e 70 assistenti sono stati evacuati dall'orfanotrofio Maygoma di Khartum a Wad Madani, un luogo più sicuro a circa 200 chilometri a sud-est della capitale. La mancanza di aiuti umanitari e di forniture mediche ha causato la morte di almeno 71 bambini in questo orfanotrofio statale.

I prezzi alle stelle

I combattimenti in corso a Khartum e nella vicina città di Um Durman hanno portato inevitabilmente anche a una grave carenza di cibo, medicine e servizi come elettricità, comunicazioni e acqua, i cui prezzi sono raddoppiati, rendendo ancora più difficile l'accesso a queste forniture. A Khartum la mancanza di farina per preparare il pane e la mancanza di benzina per i trasporti hanno raddoppiato il prezzo di una pagnotta, mentre altri hanno scelto di bere l'acqua del Nilo, nonostante il rischio di infezioni, a fronte di una situazione che ha costretto altri a spostarsi in aree più sicure.