Il rapporto. L'Onu: crimini contro l'umanità in Sudan, subito una forza internazionale
Sfollarti sudanesi dalla regione di al-Gezira nel Kassala
Le parti in guerra in Sudan hanno commesso una spaventosa gamma di "strazianti violazioni dei diritti umani e crimini internazionali, tra cui molti che possono configurarsi come crimini di guerra e crimini contro l'umanità", ha affermato oggi la Missione internazionale indipendente di accertamento dei fatti per il Sudan delle Nazioni Unite nel suo primo rapporto. "Dato il fallimento delle parti in guerra (si combatte dal 15 aporile4 dello scorso anno) nel risparmiare i civili, è imperativo che una forza indipendente e imparziale con un mandato per salvaguardare i civili venga schierata senza indugio", ha detto Mohamed Chande Othman, presidente della Missione di accertamento dei fatti, istituita dal Consiglio Onu dei Diritti umani.
"La protezione della popolazione civile è fondamentale e tutte le parti devono rispettare i propri obblighi ai sensi del diritto internazionale e cessare immediatamente e incondizionatamente tutti gli attacchi alla popolazione civile", ha aggiunto. Secondo il rapporto reso noto a Ginevra, sia le Forze armate sudanesi (SAF) che le Forze di supporto rapido (RSF), così come i rispettivi alleati, sono ritenute responsabili di modelli di violazioni su larga scala, tra cui attacchi indiscriminati e diretti condotti tramite attacchi aerei e bombardamenti contro civili, scuole, ospedali, reti di comunicazione e forniture vitali di acqua ed elettricità.
"Le parti in conflitto hanno anche preso di mira i civili, così come coloro che assistono i sopravvissuti o documentano le violazioni, attraverso stupri e altre forme di violenza sessuale, arresti e detenzioni arbitrarie, così come torture e maltrattamenti. Queste violazioni possono configurarsi come crimini di guerra legati alla violenza contro la vita e la persona e alla commissione di oltraggi alla dignità personale, ha rilevato il rapporto", si legge in un comunicato della Missione Onu sul Sudan Per il presidente del gruppo di esperti membri della Missione "la gravità di queste conclusioni sottolinea l'urgenza e l'immediatezza dell'azione per proteggere i civili". Il rapporto raccomanda di estendere l'embargo sulle armi in vigore nel Darfur a tutto il Sudan, per bloccare la fornitura di armi, munizioni e altro supporto logistico o finanziario alle parti in conflitto e impedire un'ulteriore escalation.
Le autorità sudanesi dovrebbero cooperare pienamente con la Corte penale internazionale (Cpi) e consegnare tutte le persone incriminate, incluso l'ex presidente Omar el-Bashir, esortano gli esperti che si pronunciano inoltre per l'istituzione di un meccanismo giudiziario internazionale distinto per il Sudan, che operi in tandem e in modo complementare alla Cpi.
Il rapporto, commissionato dal Consiglio per i diritti umani quando ha istituito la missione di accertamento dei fatti nell'ottobre 2023, è stato redatto a seguito di indagini condotte tra gennaio e agosto 2024, con visite in Ciad, Kenya e Uganda e la raccolta di testimonianze di prima mano di 182 sopravvissuti , familiari e testimoni oculari ed ampie consultazioni e analisi, precisa il comunicato.