Coronavirus. Sudafrica, il gigante malato adesso fa ancora più paura
I paramedici trasferiscono in ospedale un paziente colpito dal Covid nel suo villaggio a nord di Pretoria
Il grande malato africano, forse anche l’unico del Continente a eseguire un numero decente di tamponi, adesso fa ancora più paura. Perché se è vero che i primi risultati dei test sostengono che il vaccino Pfizer-BioNTech, e probabilmente anche quello di AstraZeneca elaborato a Oxford, sembrano avere un’alta efficacia anche contro la variante sudafricana, è altrettanto vero che la distribuzione dei vaccini contro il coronavirus sia a Pretoria che nel resto dell’Africa non è ancora nemmeno iniziata. Il Sudafrica resta tra gli Stati più colpiti al mondo dal Covid-19: oltre 1,3 milioni i contagi (un terzo di quelli africani, anche se nel resto del Continente i test sono troppo pochi per un bilancio credibile), oltre 36mila le vittime, con un’accelerazione di decessi nelle ultime due settimane. Come in Gran Bretagna, anche qui è stata di recente individuata una variante del coronavirus. Si chiama 501.V2, è molto contagiosa ed è associata ad una maggiore carica virale. Un disastro nel disastro.
La grande speranza, manco a dirlo, è il vaccino, ma al momento non ne è arrivata neanche una singola dose. Il governo punta a immunizzare entro il 2021 almeno 40 milioni di abitanti – i due terzi della popolazione – e spera di ricevere per la fine di gennaio una prima fornitura di un milione di dosi di vaccino da AstraZeneca, con altre 19 milioni di dosi attese nella prima metà dell’anno. «Questa sarà l’impresa logistica più grande e complessa nella storia del nostro Paese», ha detto lunedì il presidente Cyril Ramaphosa, visibilmente sotto pressione, durante un discorso alla nazione. Ma i dettagli su tempi, fornitori e logistica restano vaghi, sollevando dubbi sulla fattibilità del piano.
«Dovremmo vaccinare 150mila persone ogni giorno per i prossimi 12 mesi – ha fatto notare Angelique Coetzee, capo della South African Medical Association – . Non è realistico». Con il ritmo contagi sempre più alto rischia di saltare anche il sistema sanitario: oltre 15mila persone sono attualmente ricoverate per il Covid-19 negli ospedali nazionali, un terzo delle quali in terapia intensiva, e i posti letto cominciano a scarseggiare. La popolazione inizia peraltro a essere insofferente ai divieti antipandemia. Dopo il lockdown dello scorso anno, nuove misure parzialmente restrittive sono state reintrodotte a dicembre con il nuovo aumento dei contagi.
Da fine dicembre sono sta- te oltre 7mila i sudafricani arrestati per il mancato uso della mascherina nei luoghi pubblici, mentre in generale da marzo 2020 superano quota 340mila le persone fermate per violazione delle misure anti-Covid. Venerdì il governo ha annunciato che anche l’apertura delle scuole statali è stata posticipata di due settimane per far fronte alla seconda ondata: bisognerà aspettare il 15 febbraio per il ritorno in classe, un dramma considerati gli alti tassi di abbandono scolastico. «In questo momento il sentimento più diffuso tra le popolazioni è sicuramente la paura, accompagnata dalla confusione e dallo sfinimento», conferma da Pretoria Boniface Hlabano, responsabile programmi di Amref Health Africa nel Paese, Ong impegnata nel tracciamento dei contagi e nella formazione degli operatori sanitari. Secondo Hlabano sarà importante sfatare le fake news che circondano il vaccino, nei confronti del quale la speranza si accompagna alla paura.
Circola ad esempio, racconta l’esperto, la tesi secondo cui «i bianchi siano già stati vaccinati, e che i vaccini in arrivo in Africa abbiano lo scopo di sterilizzare o addirittura uccidere i neri per ridurre la loro popolazione e consentire così la ricolonizzazione dell’Africa». «Purtroppo – aggiunge il responsabile dei programmi Hlabano – l’ignoranza è ciò che di più pericoloso possa esserci durante una crisi. Si stanno ora considerando diverse strategie per far capire a coloro che rifiutano il vaccino che la vaccinazione è un metodo semplice, sicuro ed efficace per proteggere le persone dalle malattie. I capi di Stato, gli opinion leader e altri personaggi di spessore stanno per esempio considerando di vaccinarsi in pubblico, per dimostrare la propria fiducia nei farmaci».