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La denuncia. Sud Sudan, è allarme bimbi: 129 seviziati e uccisi

PAOLO M. ALFIERI sabato 20 giugno 2015
Non vengono fatti nomi né si attribuiscono responsabilità solo all’una o all’altra parte. Il messaggio dell’Unicef però è chiaro: la violenza in Sud Sudan ha raggiunto livelli indicibili. «Almeno 129 bambini sono stati uccisi a maggio nello Stato di Unity», ha riferito il direttore esecutivo dell’agenzia Onu Anthony Lake. I sopravvissuti hanno raccontato di «bambini castrati e lasciati morire dissanguati, così come di bambine anche di appena 8 anni che hanno subito stupri di gruppo prima di venire uccise». E ancora: molti bambini sono stati «legati insieme prima che i loro aggressori li sgozzassero, altri sono stati gettati in edifici dati alle fiamme». Secondo l’Unicef, i minori continuano anche ad essere «reclutati in massa da gruppi armati di entrambe le parti» in lotta: si parla di «13mila bambini forzati a partecipare al conflitto». «Immaginate gli effetti psicologici e fisici su questi bambini non solo della violenza inflitta a loro ma anche della violenza che sono costretti a infliggere agli altri», ha osservato Lake. «In nome dell’umanità e della comune de- cenza – è l’appello dell’Unicef – questa violenza contro degli innocenti deve finire». Si stima siano decine di migliaia le persone morte nel conflitto in atto in Sud Sudan dal dicembre 2013 tra le forze governative del presidente Salva Kiir e i ribelli dell’ex vicepresidente Riek Machar, segnato da massacri di matrice etnica, stupri e uso di bambini soldato. Lo Stato settentrionale di Unity è teatro dei combattimenti più sanguinosi della guerra in corso.  Il portavoce dell’esercito del Sud Sudan, il colonnello Philip Aguer, ha messo in dubbio l’attendibilità dei racconti riferiti dall’Unicef, dicendo che non rientra nella cultura sud-sudanese commettere atrocità simili. Aguer ha quindi chiesto che vengano condotte indagini approfondite in merito, aggiungendo che, chiunque siano i responsabili, devono essere consegnati alla giustizia. Ma c’è chi ha riferito di ripetute violenze sui civili commesse anche dallo stesso esercito regolare.  Mercoledì il capo delle operazioni di peacekeeping dell’Onu, Herve Ladsous, ha criticato il presidente Salva Kiir per aver ostacolato la protezione dei civili da parte della missione delle Nazioni Unite nel Paese. Secondo Ladsous, Kiir avrebbe negato all’Onu il permesso di impiegare elicotteri d’attacco e droni di sorveglianza, oltre a dichiarare che il personale delle Nazioni Unite colto scattare fotografie verrà arrestato. Ladsous ha anche riferito che sono state imposte restrizioni di movimento ai 12 mila uomini dell’Onu in Sud Sudan. Attualmente sono circa 136mila i civili protetti in sette campi organizzati dalle Nazioni Unite in diverse zone del Paese. Il Consiglio di sicurezza Onu ha a lungo ipotizzato di sanzionare chiunque interferisca con il processo di pace in Sud Sudan, ma finora si è limitato alle minacce verbali.