La guerra. Urla dal silenzio del Sudan: altri 150 morti in un villaggio
Il campo profughi di Adrè in Ciad ospita decine di migliaia di sfollati sudanesi
Ancora un massacro di civili in Sudan quando, tra una settimana, saranno 14 mesi dall’inizio della guerra più nascosta del continente africano. Un Paese, il Sudan, che ha visto il susseguirsi di golpe, guerre intestine al partito ìslamista che un tempo fu del dittatore Omar el-Bashir e ora penetrato da ingerenze straniere, prima fra tutte quella russa che appoggia militarmente il generale golpista al potere. Le Forze paramilitari di supporto rapido (Rsf) del Sudan hanno preso d'assalto un villaggio nello Stato di al-Jazira e ucciso circa 100 persone, ha riferito ieri il governatore dello Stato federale Al-Tahir Ibrahim Al-Khair, citato dall'agenzia ufficiale Sudan News Agency. Bilancio poi aggiornato nel pomeriggio a oltre 150 vittime. Le Rsf (guidate dal generale Mohamed Hamdan Dagalo “Hametti” e responsabili degli eccidi in Darfur) che sono in guerra con l'esercito regolare e golpista dall'aprile 2023 fedele all’altro generale salto al potere dopo la defenestrazione di Basi, Abdel Fattah Abdelrahman al-Burhan, "hanno attaccato il villaggio due volte" con l'artiglieria pesante, ha affermato il Comitato di resistenza Madani, uno delle centinaia di gruppi di base simili in tutto il Sudan, aggiungendo che erano "in attesa di un bilancio confermato dei morti e dei feriti" da Wad al-Noura, nello Stato di al-Jazira. Secondo il Comitato di resistenza Madani, i paramilitari "hanno invaso il villaggio", dove "fino a 150 persone sono state uccise", secondo il gruppo di difesa popolare che sta ancora "aspettando un bilancio confermato dei morti e dei feriti".
Sui suoi profili social, il comitato ha condiviso filmati di una "fossa comune" nella piazza del villaggio, con file di sudari bianchi stesi. La guerra civile in Sudan ha provocato decine di migliaia di vittime, di cui fino a 15.000 in una sola città del Darfur occidentale. In tutto i morti sarebbero 150mila, secondo l'inviato speciale degli Stati Uniti per il Sudan Tom Perriello. Più di sette milioni gli sfollati interni e nei campi profughi allestiti negli Stati confinati il prevalenza in Ciad. Inascoltati anche gli allarmi delle agenzie umanitarie internazionali sulla crisi dei profughi e la carestia che rischia di uccidere, come le malattie. "Tutti i segnali indicano un significativo deterioramento della situazione nutrizionale dei bambini e delle madri nel Sudan dilaniato dalla guerra. Le vite dei bambini sudanesi sono a rischio e sono necessarie azioni urgenti per proteggere un'intera generazione dalla malnutrizione, dalle malattie e dalla morte", aggiungono tre agenzie delle Nazioni Unite: Unicef, Pam e Oms. Una loro recente analisi evidenzia che "le ostilità in corso stanno aggravando le cause della malnutrizione dei bambini. Tra queste, la mancanza di accesso a cibo nutriente, acqua potabile e servizi igienici e l'aumento del rischio di malattie. La situazione è aggravata dai massicci sfollamenti di popolazione, dovuti alla fuga di un gran numero di persone dal conflitto. Il Sudan sta affrontando un rischio sempre maggiore di carestia dovuta al conflitto, che avrà conseguenze catastrofiche, tra cui la perdita di vite umane, soprattutto tra i bambini più piccoli".